Unipr e pranzo al sacco: nessun luogo adibito

GLI STUDENTI UNIPR DI LINK SONO IMPEGNATI NELLA BATTAGLIA PER RICONOSCERE I LORO DIRITTI CON L'INIZIATIVA "FACCIAMOCI SPAZIO" SU MENSE, BIBLIOTECHE E SPAZI ADEGUATI

Mensa

Gli studenti dell’Università di Parma non sanno dove mangiare. A meno che non vogliano servirsi quotidianamente presso uno qualsiasi dei locali di via D’Azeglio, i ragazzi che tengono a un’alimentazione equilibrata e a non gravare troppo sul portafoglio si organizzano con un pasto da casa. Qualcuno non ci sta e dice basta al panino consumato al freddo di una panchina, lanciando un’iniziativa a nome della collettività studentesca. Con l’inizio del nuovo anno accademico sono riprese le lezioni e le attività didattiche, così anche il chiostro di via D’Azeglio e il Campus sono tornati a vivacizzarsi. Tutti gli impegni si svolgono durante l’intero arco della giornata e l’università diventa il luogo in cui gli studenti trascorrono la maggior parte del loro tempo.

“FACCIAMOCI SPAZIO” – Non appena giunge l’ora di pranzo però, diventa complicato se non impossibile, trovare uno spazio franco per consumare un pasto veloce tra una campanella e l’altra. Per questa ragione i rappresentanti dell’associazione Link Studenti Indipendenti Parma stanno portando avanti una raccolta firme affinché gli studenti possano riappropriarsi di vari luoghi universitari e, in particolare, intendono sottoporre agli organi preposti la richiesta di un’aula per mangiare al caldo e all’asciutto. Il progetto si chiama ‘Facciamoci spazio’ e include tre distinte iniziative: una per l’area umanistica, un’altra per l’area medica, la terza per il Campus. Pertanto lunedì 18 novembre sono stati organizzati dei banchetti nei principali plessi dell’Università, con tanto di colazione (a offerta libera) per chi apponeva la propria firma. Nel programma è inclusa anche l’idea di una biblioteca aperta sabato e domenica in vicolo Santa Maria.

mangiare universitàIl sopraggiungere del maltempo e delle temperature rigide esclude a priori la possibilità di accomodarsi all’aperto, occupando le panchine degli atri esterni ai vari plessi o gli scaloni sparsi qua e là per gli spazi UniPr. La stessa battaglia si gioca nell’area medica: i prezzi della mensa di medicina sono ancora più alti perché la gestione non è universitaria, ma affidata alla mensa ospedaliera. “Gli studenti sono coscienti del bisogno di nuovi spazi per stare in compagnia oltre al momento del pranzo in sé – insiste Salem Gribi dell’associazione Link, che lo scorso maggio è emersa nel panorama associativo universitario – e vogliamo riappropriarci delle mense, rendendole accessibili a tutti con prezzi adeguati, in quanto luogo principale deputato alla condivisione”.

UN’AMPIA QUESTIONE – La problematica dell’Università secondo Link è ben più ampia e un luogo d’appoggio è solo il punto di partenza. Non tutti gli studenti infatti scelgono di accedere (per volontà o per convenienza economica) al servizio mensa, dove non è consentito, a chi si porta il pranzo da casa, consumarlo al tavolo con i propri colleghi. “In alcune università italiane i prezzi dei pasti nelle mense sono decretati secondo scaglioni ISEE – ci spiega l’attivista – vogliamo che lo stesso principio venga applicato a Parma”. Questo agevolerebbe la scelta degli studenti di recarsi nelle mense universitarie e sarebbe una parziale soluzione al disagio denunciato. Ma non finisce qui. “I borsisti inoltre, non dovrebbero pagare il pasto, come succede a Pisa – incalza Gribi – Anche per quanto riguarda il Campus resta la questione dei prezzi, con l’aggravante dell’isolamento delle strutture (la zona del Campus delle scienze si trova in una zona periferica della città), che rendono difficile ai ragazzi raggiungere un locale per prendere qualcosa da mangiare”.

FIRMARE È SOLO IL PRIMO PASSO – Quale iter è necessario seguire per ottenere un risultato concreto? “La raccolta firme sta procedendo molto bene – conclude il rappresentante di Link – abbiamo individuato dei luoghi, come una stanza nel chiostro di lettere e filosofia, dove peraltro è nato il bisogno da parte degli studenti di avere uno spazio, mentre per quanto riguarda medicina, nei pressi delle aule nuove abbiamo avvistato delle zone adatte allo scopo”.

Conclusa la raccolta firme, che è solo il primo step, occorre sottoporre la richiesta al Rettorato attraverso l’organo preposto, il Consiglio degli Studenti (CDS), e sperare di ottenere al più presto un incontro. La raccolta firme si concluderà a metà dicembre: è ancora possibile contribuire recandosi presso l’aula studio di Link in vicolo Santa Maria ogni sabato e domenica. L’associazione comunque, assicura che saranno effettuati altri banchetti in università per raggiungere più studenti possibile. Una svolta, però, non ci sarà prima di febbraio quando la richiesta potrebbe arrivare sul banco del Rettorato. L’interesse collettivo c’è, centinaia di ragazzi ogni giorno fanno dell’università un luogo di fermento e vivacità che ne rappresenta l’essenza stessa: è un’urgenza di tutti che si creino gli spazi fruibili e confortevoli. Ma passerà ancora un lungo inverno.

di Sofia D’Arrigo

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