Mind the gap: attenti al vuoto di cultura

LA CULTURA PER RIEMPIRE IL VUOTO DEI NOSTRI GIORNI

In questo periodo c’è fame di cultura, che è davvero poca e non viene ben sposata da tutti. Anzi, viene quasi allontanata e scartata. Manca proprio l’interesse per tutte le forme di cultura, anche la più semplice. Magari siamo sempre lì a ricercare qualcosa di grande, di articolato, quando in realtà la semplicità è quella che vince sempre“. Queste parole di Rosanna De Luca, membro della Sinistra Studentesca Universitaria, tra le organizzatrici di “Mind the Gap“, riassumono al meglio l’obiettivo di questo ambizioso progetto, creato da studenti e rivolto agli studenti. Sono state organizzate 5 serate, ogni giovedì dal 14 novembre al 12 dicembre, tutte al Circolo Arci Zerbini, dalle 19 alle 2. L’attrazione principale è la possibilità data agli studenti di mostrare la loro arte, in ogni forma possibile. Tutto ciò in un contesto giovane e dinamico, che incoraggia la socializzazione, anche davanti ad un buon aperitivo.

LE ORIGINI DELL’ESPRESSIONE – ‘Mind the gap’ è un’espressione che letteralmente significa ‘attenzione al vuoto‘ e viene usata dal 1969 nella metropolitana di Londra per avvisare i passeggeri della presenza di uno spazio vuoto tra la banchina e la porta del treno. La scelta di questa frase non fu casuale: nel momento in cui venne creata la tecnologia per diffondere messaggi pre-registrati, questa era ancora molto costosa e aveva una limitata capacità di memoria, quindi serviva una frase breve ma molto incisiva. Da quel momento, essa divenne sempre piú celebre, al punto da essere stampata anche su adesivi e magliette, spesso comprate come souvenir del viaggio a Londra.

IL PROGETTO – La Sinistra Studentesca Universitaria si è avvalsa dell’aiuto di Frega_Project per l’organizzazione di ‘Mind the Gap’. Il nome non è stato scelto a caso, come efficacemente spiegato da Gabriele Capponi, presidente dell’associazione Frega_Project: “Questo evento è nato dall’esigenza di creare un contenitore culturale che soddisfi sia gli studenti universitari di Parma, sia i giovani artisti, anch’essi universitari, che vogliono esprimersi e far vedere la propria arte, che possa andare dall’arte visiva, come pitture o quadri fatti a casa, o direttamente in live painting, oppure anche mostre di fotografia o poesie. Tutto quello che ci viene proposto dagli universitari noi lo analizziamo, vediamo se è di facile fruibilità da parte del pubblico e lo esponiamo qua”. I destinatari sono dunque gli studenti, invitati ad andare alle serate per “osservare e contemplare l’arte, quindi le esposizioni che sono state fatte, ma anche gustarsi un aperitivo con specialità locali parmigiane a prezzi molto bassi, prezzi da studenti, e poi ovviamente ascoltare musica, live set anche cantati e dj set fino a tarda notte”, come raccontato da Gabriele.

Ad oggi si sono già svolte due serate, ognuna con la presentazione di artisti diversi. La struttura stessa del circolo è particolarmente efficace perché coniuga al meglio i due obiettivi visti sopra: il piano terra è particolarmente efficace per fare aperitivo con gli amici e ascoltare la musica, mentre al piano di sopra c’è tutto lo spazio necessario per le esposizioni artistiche. Anche la posizione non è casuale: grazie alla sua collocazione in via Bixio il locale è facilmente raggiungibile dagli studenti sia a piedi, sia in bicicletta, sia con i mezzi pubblici. Tutto a misura di studenti e modellato sul loro stile di vita, anche la modalità di selezione degli artisti. “Sono stati proprio loro a cercarci, noi abbiamo dato l’idea e abbiamo permesso a loro di contattarci, tramite i social, tramite conoscenze, scrivendo sulle nostre pagine o contattandoci personalmente. Ci piace che comunque loro abbiano capito l’idea e il motivo: questo è il bello di Mind the gap”, spiega Rosanna.

GLI ARTISTI – Il fulcro dell’evento sono, ovviamente, gli artisti, con i quali abbiamo avuto la possibilità di scambiare due parole. A cantare dal vivo è stato il rapper Daniele Vassallo, in arte Vassa8, neolaureato in Scienze Infermieristiche e alla sua prima esperienza live: “Ho scritto un brano, intitolato Happy. Si tratta di un titolo un po’ particolare, perché significa ‘felice’ ma c’è un controsenso tra questo e il testo, molto autobiografico. Non mi piace fare dei testi in cui parlo di qualcosa che non ho vissuto, penso che il rap sia la cosa piú comunicativa che esista: noi abbiamo una parete dentro, tra l’interno e l’esterno che, almeno nel mio caso, si assottiglia con il rap”.
La sua esibizione ha avuto grande successo, nonostante non si fosse mai esibito davanti ad un pubblico, come ci ha raccontato Sara Casalino, membro di SSU: “Il ragazzo che ha cantato per la prima volta in pubblico, non sapeva come ringraziarci della possibilità data e questo non fa che darci energia per andare avanti!”

Passando alle arti visive, sono state esposte le opere di Anita, disegnatrice e pittrice: “Disegno da quando ne ho memoria, ho fatto il liceo artistico e ho portato con me questa passione nonostante abbia cambiato ambito di studio. Quella che è stata organizzata qui è una bellissima cosa, sono molto contenta di partecipare e spero diventi sempre piú grande. I miei schizzi sono solo a matita, per quanto riguarda gli acrilici mi appoggio molto all’impressionismo, uno dei miei movimenti preferiti in arte”.

Rimanendo sempre nello stesso ambito, c’è stata una performance di live painting eseguita dal ventinovenne Andrea Renna. Il tema dell’opera sono stati “gli artisti morti negli anni ’70-’80 per abusi di droghe, artisti che avevano del talento e purtroppo l’hanno, per così dire, sprecato. Però anche con la loro morte hanno lasciato un segno, tant’è che vengono chiamati J27 perchè avevano tutti il nome che iniziava per J. Durante le ore di lezione di alcune materie che non mi piacevano tanto, ho iniziato a scarabocchiare, era uno sfogo e da degli scarabocchi, che sembravano mostri o robot, mi sono avvicinato al mondo dell’arte in maniera un po’ piú seria. Come materiale uso dei classici colori acrilici su un supporto grezzo, in questo caso pannelli di compensato, che si ispira alla street art, sempre mantenendo un basso profilo perché è il messaggio che conta”.

Un’altra artista presente è stata Iva, studentessa ventenne di Fashion Design all’Accademia di Belle Arti di Bologna, con la passione per la fotografia. “Solitamente faccio dei ritratti, soprattutto ragazze. Infatti in questa esposizione c’è una ragazza e il suo corpo nudo. L’ispirazione per queste fotografie viene da una canzone: ‘La nostra pelle’ degli Ex-Otago insieme a Willie Peyote”.

Per concludere, l’esposizione delle poesie di Davide Righi, studente di Scienze Naturali. “Sono qui a presentare le mie poesie perché penso che la poesia oggi come oggi sia uno strumento contro l’astio che ci pervade. Pertanto, cerco di portare nelle strade l’opera della poesia per suggestionare anche le persone. […] Le poesie sono scritte da me in versi liberi, perchè credo che il verso libero sia lo strumento piú adatto, non circoscritto in quelle che sono le metriche. Di conseguenza, penso si possa esprimere tutto ciò che si vuole in maniera condensata, senza l’utilizzo di artifici”.

di Lara Boreri

 

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