Concerti eco: musicisti ‘green’ per visibilità o per davvero?

NON SEMBRANO ESSERCI DUBBI NEL CASO DEI COLDPLAY CHE, PER LA SOSTENIBILITA', RINUNCIANO ANCHE AL TOUR. MA NON TUTTI SEMBRANO AVER CAPITO COS'E' IL VERO RISPETTO PER L'AMBIENTE

Dopo i loro due concerti ad Amman e a Londra, i Coldplay hanno annunciato che non suoneranno più dal vivo le canzoni del loro ultimo album, ‘Everyday Life’, o almeno, non così presto. La band britannica ha infatti deciso di concedersi del tempo per riflettere sulla possibilità di andare in tournée senza incidere sull’ambiente. “Abbiamo deciso di prenderci un po’ di tempo, un anno o due, per capire come il nostro tour, oltre a diventare sostenibile, possa portare benefici concreti”, ha dichiarato Chris Martin, frontman del gruppo. Il primo scoglio da superare sono gli spostamenti e finalmente si stanno mettendo in conto le emissioni di Co2, prima ancora dei costi. “Vorremmo che il nostro prossimo tour fosse a emissioni nette zero”, ha spiegato Martin. L’eliminazione della plastica monouso e l’energia solare sono altri due punti fondamentali per i Coldplay. Un’idea già realizzata dalla band è poi quella del ‘concerto ecosostenibile’: il 25 novembre i Coldplay si sono esibiti al National History Museum di Londra per raccogliere fondi da dedicare alla salvaguardia dell’ambiente.

Quello di Chris Martin è un progetto ambizioso e la strada che porterà alla realizzazione di concerti totalmente green non sarà certo priva di ostacoli. Ma i Coldplay non sono soli. Oltre alle migliaia di attivisti che da mesi manifestano il bisogno di una risposta all’emergenza ambientale, anche altri  musicisti stanno tentando di salvaguardare il pianeta. I Radiohead sono impegnati nella sensibilizzazione alla tutela dell’ambiente da anni. All’inizio degli anni 2000, il  gruppo ha sostenuto fortemente il passaggio alla musica digitale per ridurre gli imballaggi necessari alla produzione e alla fruizione dei CD. Nel 2012 invece, hanno aderito alla campagna di Greenpeace ‘Save the Arctic’, invitando i fan a firmare la petizione promossa dall’organizzazione ambientalista per dire stop alle attività distruttive nell’Artico. Anche gli U2 hanno cercato di prestare attenzione alle questioni ambientali: per fornire energia a strumenti, microfoni e luci hanno fatto ricorso a celle a combustibile alimentate da idrogeno. Ma l’obiettivo dei Coldplay si spinge più in là: non solo si vuole cercare di diminuire l’impatto sulla crisi ambientale, lavorando su un aspetto – l’illuminazione, i materiali – piuttosto che su un altro, ma escogitare un metodo totalizzante che permetta di realizzare concerti ad impatto zero.

Come fare, allora? Si potrebbe innanzitutto rimediare alla produzione di anidride carbonica, contrastarne gli effetti promuovendo e aderendo a progetti di riforestazione. Soluzione adottata da Ligabue, Tiziano Ferro e Giorgia, che hanno cercato di compensare alle emissioni di Co2 prodotte dai loro spostamenti e da quelle, stimate, del pubblico. Il palco poi, potrebbe essere allestito con pannelli fotovoltaici in grado di alimentare lo spettacolo, come ha già pensato di fare Simone Cristicchi. Infine, bicchieri riutilizzabili ed eventuali gadget composti da materiali biodegradabiliLa concezione di concerto sta cambiando. Cantautori, rock-band, cantanti pop; dal mondo della musica, ognuno a modo suo sta avanzando proposte e realizzando obiettivi che tendono a una nuova modalità di creazione, fruizione ed esperienza musicale.

IL CASO ‘JOVA BEACH PARTY’ – Anche Jovanotti, con i suoi recenti ‘Jova Beach Party’, i concerti in spiaggia plastic-free realizzati collaborando con il WWF, ha voluto dare un esempio di eco-sostenibilità. Ma il tour del cantante che ha viaggiato quest’estate da Lignano Sabbiadoro alle altre spiagge italiane merita un’attenzione particolare, poiché testimonia i rischi, le difficoltà e le polemiche che, anche un’iniziativa pro-ambiente, porta con sé. Non sono bastate la presenza del WWF e l’organizzazione dell’evento in linea con le massime di salvaguardia ambientale: Lorenzo Cherubini è stato ripreso più volte da animalisti e ambientalisti che  hanno criticato la sua iniziativa in quanto dannosa per alcune specie di flora e fauna. Lo sfruttamento dell’ambiente costiero, particolarmente dannoso per alcune specie di uccelli come il fratino, è stato oggetto di polemiche a Rimini. In Calabria si temeva per l’impatto sulla Primula di Palinuro, che cresce soltanto sulle coste lucane e calabresi. Bisogna, dunque, accertarsi con attenzione che un’iniziativa promotrice di salvaguardia ambientale lo sia veramente e in toto. E forse nemmeno questo giusto accorgimento avrebbe salvato l’immagine di Jovanotti, perché sui social non sono mancati gli interventi che hanno accusato il cantante di aver danneggiato le montagne, abbattuto alberi, sterminato colonie di uccelli, spianato dune incontaminate. E alcune fake news hanno attecchito qua e là, prima di essere smentite. Conseguenza: ‘crisi di nervi’ per Jovanotti, che ha risposto alle accuse con un post su Facebook: “Non mi sarei mai aspettato, nonostante non sia un ingenuo rispetto a questo genere di cose, che il mondo dell’associazionismo ambientalista fosse così pieno di veleni, divisioni, inimicizie, improvvisazione, cialtroneria, sgambetti tra associazioni, protagonismo narcisista, tentativi di mettersi in evidenza gettando discredito su tutto e su tutti.” Infine: “Il mondo dell’ambientalismo è più inquinato dello scarico della fogna di Nuova Delhi!“. Ed ecco ripartire le accuse: questa volta di mancata delicatezza, maleducazione, cafoneria. Insomma, è finita proprio male.

Oggi il mondo dell’ambientalismo sembra non accontentarsi più delle mezze misure, ma pretende la perfezione: Jovanotti, nonostante il suo impegno, ha commesso qualche errore ed è stato subito duramente attaccato. Non si può però nemmeno pretendere che il problema ambientale venga risolto da un giorno all’altro. Di fronte a un fenomeno ancora da conoscere sotto molti aspetti, si procede per tentativi, si adottano gli accorgimenti che risultano essere utili, si sostituiscono gli errori con nuove soluzioni. E non sempre si raggiunge subito il risultato sperato. L’impiego degli stessi pannelli solari, che garantiscono la fruizione di energia rinnovabile, ci sta mettendo di fronte a un nuovo problema: il forte impatto sull’ambiente che il loro smaltimento comporta. Se poi nel ‘Caso Jova’ si sia trattato di semplice ricerca di visibilità, congiunzione tra profitto ed ecosostenibilità o prima di tutto vocazione per la salvaguardia dell’ambiente, non ci è dato saperlo. La grande attenzione verso la crisi climatica in corso, ha portato con sé fenomeni di vero greenwashing – comportamenti o attività che fanno credere alle persone di fare per la protezione dell’ambiente più di quanto si faccia nella realtà dei fatti – e, d’altra parte, accuse, magari infondate, di falso ecologismo. Manifestare il proprio operato per il bene dell’ambiente consente di dare l’esempio e offrire spunti per lavorare in direzione sempre più green. Ma cercare di coniugare aspetti di marketing con l’ecologismo potrebbe essere controproducente; nel caso di Jovanotti pubblicizzare a tutto spiano il suo intento è stato come lanciare un’esca alle critiche. I Coldplay sembrano procedere con più calma. Vogliono pensarci bene. Prima di dare il loro contributo, che vuole essere totalmente risolutivo, aspettano di fare i giusti calcoli e trovare le escamotage più adatte. Anche se dovesse trattarsi di anni. Quella della band britannica è una posizione che lancia un messaggio forte: l‘emergenza ambientale, prima di tutto. Prima della visibilità, prima dei guadagni, prima del concerto stesso. E il sistema che, si spera, riusciranno a trovare per ridurre a zero l’impatto sull’ambiente sarà un grande modello di ecosostenibilità da estendere anche al di là della sfera musicale. “L’arte non insegna nulla- sostiene lo scrittore surrealista Hanry Miller – ma sta dimostrando di essere di grande esempio, quando si tratta di salvaguardare il pianeta”.

di Eva Skabar

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