La battaglia di Hate Crimes No More contro le discriminazioni verso la comunità LGBTQI

IL CENTRO RISORSE LGBTI SI BATTE PER ROMPERE IL SILENZIO SULL’OMOFOBIA E LE DISCRIMINAZIONI SULLA TENDENZA SESSUALE. OBIETTIVO: COLMARE LE ATTUALI LACUNE LEGISLATIVE ITALIANE

 

Photo/Nelson Antoine

Oggi la gente ti giudica per quale immagine hai. Vede soltanto le maschere e non sa nemmeno chi sei‘, scrive Marco Mengoni nella canzone ‘Esseri umani’. Le sue parole rispecchiano una dura realtà in cui oggi siamo intrappolati. Le persone vengono giudicate in base al colore della pelle, alla fede che seguono o all’orientamento sessuale. E il più delle volte non ci si ferma al giudizio, si arriva anche all’uso della violenza. Hate Crimes No More del Centro Risorse LGBTI ha quindi lanciato un questionario online per combattere, in questo caso, il fenomeno dei crimini d’odio motivati da omofobia, lesbofobia, bifobia e transfobia.

UGUAGLIANZA TOTALE-  Il Centro Risorse LGBTI è un’ organizzazione volta ad eliminare ogni forma di distinzione e di violazione dei diritti verso persone rispettivamente lesbighe, gay, bisessuali, transessuali ed intersessuali, in favori di una condizione di totale uguaglianza. A tale scopo, l’organizzazione offre attività di capacity building nei confronti di associazioni e gruppi LGBTI sia nazionali che locali. Si tratta di lavori volti a migliorare e a potenziare le abilità proprie e collettive utili per affrontare e risolvere qualsiasi problema in modo tale da raggiungere i propri obiettivi nella vita.

“Stiamo lavorando al progetto Hate Crimes No More ormai da un bel po’ di tempo perché abbiamo prima fatto un test per l’utilizzo della piattaforma che stiamo sfruttando – ha dichiarato la coordinatrice del Centro LGBTI Valeria Roberti – per il momento solo in casi avvenuti in Emilia Romagna. Un anno fa abbiamo lavorato a livello regionale, nel quale abbiamo rilevato atti di violenza fisica molto rilevante, di furti e di situazione di discriminazione sul posto di lavoro, mentre da giugno ci siamo spinti anche a livello nazionale del quale, però, non abbiamo ancora dati, perché ancora non abbiamo dato la lettura ufficiale dei contenuti delle risposte, anche se le ricerche precedenti mostrano una percentuale molto ampia”.

 

IL SONDAGGIO-  Per conoscere la vastità e le caratteristiche del fenomeno, fino a dicembre 2019 il Centro Risorse LGBTI raccoglierà le segnalazioni tramite un questionario on line anonimo: “Invitiamo le persone che si identificano come ‘LGBTI’ a compilare il questionario online dove ci raccontano qualche episodio di discriminazione che hanno subito. C’è una parte dove si risponde a crocette, cioè un elenco di possibilità nel quale le persone rivedono le loro esperienze, ed anche uno spazio per una narrazione molto più complessa dell’accaduto”.

Ad ogni persona che compila il form viene inoltre inviata una segnalazione delle attività sul territorio che possono supportare, accogliere e aiutare le vittime di violenza e discriminazione, in modo da svolgere anche un’azione di informazione e di rafforzamento della rete di soggetti impegnati nella prevenzione degli hate crimes e nel supporto alle vittime.

Roberti fa sapere che i risultati verranno pubblicati all’inizio del 2020, dopo di che si dovrà aspettare massimo un paio di mesi per permettere la lavorazione dei dati: “Da questo questionario ci aspettiamo di far emergere la complessità del fenomeno. Sfortunatamente i casi di discriminazione sono poco raccontati perché le persone che le subiscono non sentono il bisogno di chiedere protezione, inoltre non esiste una legge che si occupi di questi temi”.

Compila il questionario a questo link: http://www.risorselgbti.eu/progetto-hate-crimes-no-more-italia/

LACUNA DI LEGGE – Dimostrare l’esistenza e la portata del fenomeno è, infatti, fondamentale per chiedere alle istituzioni italiane una legge che lo contrasti in maniera efficace. Ad oggi lo stato italiano non riconosce i crimini d’odio per le persone LGBTI e non ha mai approvato una legge specifica o integrato quelle esistenti. Questa è una delle battaglie principali dell’associazione: “A volte anche le forze dell’ordine non sono preparate o in grado di capire quando una denuncia è legata all’orientamento sessuale. Quindi quello che noi cerchiamo di fare è di dare forma al fenomeno così che si possa capire meglio come stanno effettivamente le cose“.

Da anni l’associazione LGBTI si batte affinché venga emanata una legge in grado di proteggere le persone vittime di violenza o di insulti omofobi. Come ha dichiarato la coordinatrice Roberti: “Crediamo che una legge nazionale sia fondamentale. E’ ovvio che una legge non basta da sola, ci vuole anche un cambiamento culturale, maggiore attenzione da parte delle istituzioni o delle forze dell’ordine. Ma intanto siamo del parere che le leggi possano aprire le strade, come è stato nel caso della Legge Cirinnà”.

Tuttavia i primi a non credere molto nelle istituzioni sono le stesse vittime, poiché più volte commettono l’errore di non parlarne, o meglio, di denunciare. Ma cosa c’è dietro a questo silenzio? La coordinatrice ha affermato che può trattarsi sia di paura di risultare poco credibili che proprio di mancanza di fiducia nei confronti delle istituzioni: “Da un lato ci sta una poca consapevolezza nel riconoscere la gravità delle situazioni solo perché agli occhi sia delle vittime che delle istituzioni possono risultare episodi sottili, un insulto per strada o una ‘battuta’. Chiamarle discriminazioni è un pò forte per il momento, però sono sempre casi che possono rendere difficile la vita delle persone. Dall’altro canto ci sono anche esperienze negative da parte di persone che sono andate a denunciare, ma tuttavia non sono state prese seriamente”. Tuttavia Valeria Roberti vede un lato positivo, il fatto che alcune istituzioni si stiano muovendo su questo tema. Anche all’interno delle forze dell’ordine risultano esserci formazioni e attività di approfondimento allo scopo di aiutare chi deve proteggere e avere le competenze necessarie per ascoltare una denuncia. Ed anche diversi comuni stanno lavorando a diversi progetti.

ESPERIENZE DIRETTE- In qualità di attivista, Roberti molte volte si è trovata davanti persone che le hanno raccontato episodi in cui sono stati discriminati per il loro orientamento sessuale. Tenendo fede allo scopo dell’associazione, per aiutarle a superare queste difficoltà c’è bisogno che si crei un clima di supporto reciproco: “Quando qualcuno subisce un episodio poco piacevole è facile che lo racconti ad amici o parenti, o che si rivolga ad associazioni per motivo di supporto. Mi è capitato di ascoltare storie di persone che sul posto di lavoro si sentivano continuamente discriminate, non tanto in maniera violenta quanto con ‘battutine’. Insomma, con situazioni al limite della regolarità“.

Si tratta di situazioni che hanno visto sfortunata protagonista anche la stessa coordinatrice: “Anche a me qualche volta è capitato di essere stata offesa per strada. Questo perché la cultura, negli ultimi anni, tende a nascondere piuttosto che agire. Intendo dire che, nel mio caso, se io cammino per strada e improvvisamente alcune persone in auto mi urlano dal finestrino ‘lesbica’, per loro questo è un gesto di forte goliardia, mentre per me è una stupidata. A me la cosa non ha turbato, ma se fosse stato il caso di una persona più giovane che sta scoprendo sé stessa e che ancora non si sente a suo agio, un episodio come questo può essere particolarmente doloroso”.

Nonostante la battaglia sia ancora lunga e faticosa, l’associazione non perde dunque il suo ottimismo e continua ad andare avanti con la speranza di compiere un enorme passo che potrebbe cambiare la vita di molte persone e che, soprattutto, possa aprire la mente fin troppo chiusa del popolo italiano.

di Mattia Celio

 

 

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