“Noi? Apartitici ma non possiamo essere apolitici”. Intervista alle “sardine lucane”

IL MOVIMENTO CHE MUOVE LE PIAZZE ARRIVA IN LUCANIA. LE 'SARDINE' CI SPIEGANO COS'E' LA POLITICA E PERCHE' NON POSSIAMO RIMANERE INDIFFERENTI

Matera Dicembre 2019 – “ Vi copriremo con un mare di gentilezza”. Un mare di “Sardine” ha inondato ieri sera Piazza Vittorio, nel centro di Matera, capitale europea della cultura per il 2019. Le sardine, nate a Bologna, avevano fatto tappa a Parma lo scorso 25 novembre.

Non un flash mob, quello di Matera, ma un evento organizzato. A organizzarlo un gruppo di più di 50 referenti locali provenienti dai diversi paesini della Basilicata, che sono riusciti a far gremire l’ennesima piazza italiana. Quello di ieri era l’esordio “lucano”. Tanti i temi che gli organizzatori hanno dibattuto in pubblico, tra questi lo spopolamento, la sanità, l’immigrazione, i trasporti, ribadendo quanto sia necessario il dover iniziare subito a lavorare tutti insieme. Abbiamo incontrato Pasquale, tra gli ideatori del gruppo Facebook e promotore delle “Sardine Lucane”.

Pasquale, sei tra gli amministratori e creatore delle Sardine Lucane, movimento che sta spopolando in tutta Italia, finalmente arrivato anche in Basilicata. Com’è nata questa idea? 

L’idea di creare il gruppo delle Sardine Lucane è nata il giorno dopo la manifestazione delle Sardine a Modena. Vedere quella piazza così piena, malgrado la pioggia e il freddo, vedere così tante persone che abbandonavano Facebook e ritornavano in piazza, intonando ‘Bella Ciao’ e dicendo chiaramente ‘No all’odio’, alle discriminazioni, alla paura, mi ha fatto emozionare. 

Ho immediatamente chiamato due compagni di Policoro, Peppe e Saverio, e ho detto semplicemente “facciamo un gruppo Facebook e vediamo cosa succede”. Ho contattato altri amici e compagni che subito hanno sposato la causa e si sono messi all’opera. In poche ore, gli iscritti al gruppo sono aumentati in maniera esponenziale, superando la fatidica soglia delle 6.000 sardine. 

Ora siamo circa una cinquantina di amministratori, abbiamo coperto quasi tutta la Basilicata, con più di 50 referenti locali in costante contatto e aggiornamento per creare, nell’imminente futuro, qualcosa di importante per rendere finalmente i giovani di questa terra gli assoluti protagonisti della vita politica lucana e realizzare finalmente quel ricambio generazionale auspicato da tanti ma realizzato da nessuno. 

Da pochi giorni Mattia Santori (portavoce numero uno del movimento) ha varato il suo manifesto, dopo le tante critiche che lo accusavano di carenza di contenuti del movimento. State pensando anche voi ad un manifesto regionale, e quindi strutturare il vostro programma?

Al di là dei contenuti, credo che la forza di questo fenomeno sia la capacità di smuovere le masse, di mobilitare le persone, di far alzare i giovani dai divani di casa e farli uscire in piazza. Far capire alle persone, ed in particolare ai giovani, che la politica è bella se fatta nel modo giusto, che è necessaria per la sopravvivenza della democrazia stessa. I contenuti e i programmi arriveranno in seguito. Sicuramente in Basilicata è necessario affrontare temi di primaria importanza quali l’ambiente, la salute, il lavoro, la piaga della disoccupazione giovanile e della fuga di massa dei giovani lucani. Temi che ci toccano quotidianamente e che solo noi giovani, senza alcuna presunzione, possiamo e dobbiamo affrontare frontalmente per le sorti del nostro futuro e della nostra regione.

All’inizio si parlava di apartitico e apolitico, perché un fenomeno del genere, invece, non può mai essere apolitico?

Leggendo i vari post che vengono scritti sul gruppo che abbiamo creato, nascono spesso delle diatribe sull’apartitico e sull’apolitico. Dobbiamo chiarire, innanzitutto, che sono due concetti distinti e separati. Sull’apartitico siamo perfettamente tutti d’accordo, perché si rischierebbe di snaturare il tutto. Le Sardine sono semplicemente, e meravigliosamente, un movimento di giovani e meno giovani, di donne e uomini, che hanno dei valori e dei principi chiaramente facenti parte della galassia della ‘sinistra’. Nelle Sardine, come normale che sia, ci sono ragazzi dei Giovani Democratici, ci sono elettori del PD, del M5S, di LEU, ma ci sono anche tante persone che non si riconoscono, o non più, in alcun partito. O, semplicemente, che nulla hanno a che fare con qualsiasi partito, ma che sono tutti accomunati da alcuni principi e valori di fondo. 

Fatta questa piccola premessa, ti rispondo subito alla tua domanda sul perché un fenomeno del genere non può mai essere apolitico. Apolitico, per definizione, significa ciò che è estraneo alla politica, che non professa o non aderisce ad alcuna opinione politica. Stare in piazza per affermare un concetto di società più giusta, più sostenibile, più solidale, è Politica con la P maiuscola. Dire chiaramente che non ci si riconosce in un politico o in un partito perché hanno idee differenti dalle nostre è Politica. Dire che le politiche (queste sì con la p minuscola) dell’ex ministro dell’Interno sull’immigrazione, sui porti chiusi, sui decreti sicurezza sono quanto di più squallido si possa fare per innescare semplicemente la paura nelle persone e scatenare una guerra tra poveri, beh questa sì che è Politica. Persino comprare un panettone, magari di un’azienda in difficoltà economica nella convinzione di aiutare nel nostro piccolo gli operai di quella azienda, o fare la spesa in un piccolo supermercato anziché in un grosso centro commerciale, è Politica.

Che cos’è, però, la Politica? Nel vocabolario dell’opinione pubblica la parola politica non ha alcun sinonimo positivo.  Spesso, troppo spesso, sentiamo dire: “La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica”, “la politica mi fa schifo”, “sono tutti gli stessi”, “ho altro da fare che pensare alla politica”, “devo studiare, devo andare in palestra”. E’ così bello, è così comodo, ci sono sicuramente altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. 

Ma quando sento fare questi discorsi, mi viene sempre in mente una vecchia storiellina, di quei due emigranti, due contadini, che attraversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte. Quest’ultimo si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava. Alchè, impaurito, domandava ad un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo diceva: “Se continua questo mare, la nave fra mezz’ora affonderà”. Lui corre nella stiva a svegliare il compagno e dice: “Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, la nave fra mezz’ora affonderà!”. Quello si sveglia e gli dice: “Che me ne importa, non è mica mio!”. Questo è l’indifferentismo alla politica. E l’indifferenza, la non partecipazione è parassitismo, è vigliaccheria.

Perchè se la nave affonda, affonda per tutti, non solo per qualcuno. E allora, forse, è il caso di darsi da fare per tenerla a galla. Il tempo di stare a guardare è finito. E’ ora che tutti facciamo una scelta di campo: fronte comune contro l’avanzare delle Destre. Tante piccole sardine innocue contro l’aggressività del più grosso pescecane. In caso contrario, il destino sarà segnato: il pesce più grosso mangerà quello più piccolo. Ci riusciremo, non ci riusciremo, questo non lo so. Sarà il tempo a dirlo. Ma un giorno, senza il rimpianto di non aver fatto nulla, forse, potremo guardare i nostri figli negli occhi e dire, non è stato sufficiente, lo sappiamo, ma ci abbiamo provato a regalarvi una terra migliore di quella che abbiamo ereditato dai nostri genitori.

di Raffaele Buccolo

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