Parma 2020 inaugura con la mostra “Noi, il cibo, il nostro pianeta”

PARMA 2020 INAUGURA CON UNA MOSTRA SUL FOOD. ATTRAVERSO INSTALLAZIONI FOTOGRAFICHE E SCHERMI INTERATTIVI SI INDAGA IL RAPPORTO TRA CIBO E SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Sabato 11 gennaio, ha preso ufficialmente avvio Parma Capitale italiana della Cultura 2020. L’evento di apertura dell’anno culturale è stato la mostra Noi, il cibo, il nostro pianeta, promossa dalla Fondazione Barilla e National Geographic.

La mostra è stata pensata in due ‘momenti’: il primo presso i portici del Grano, che hanno ospitato una produzione fotografica realizzata dalle mani esperte dei fotografi del canale televisivo. Qui, sono intervenuti a presentare l’evento, il sindaco Federico Pizzarotti, il direttore di National Geographic Marco Cattaneo, Luca Barilla e il professore e premio Nobel per la Pace Riccardo Valentini. La parte più interattiva della mostra si è invece tenuta alla Galleria San Ludovico.

UNA MOSTRA FOTOGRAFICA E NON SOLO – La produzione fotografica installata sotto i portici del Grano riporta immagini da tutto il mondo. Scene di vita quotidiana, dove il tema ricorrente è sempre il binomio uomo-cibo. La mostra difende l’idea che non si possa ridurre la cultura alimentare a un’unica espressione, ma che al contrario tale tradizione abbia molteplici forme: in questi scatti, il cibo diventa momento di condivisione e di festa. Ma anche momento di caccia e di lavoro.

Soprattutto, l’idea è che queste molteplici forme possano essere ‘esportate’ come valore a cui puntare per un consumo più sostenibile del cibo. Come difatti ricorda il sindaco Pizzarotti, la mostra ha “sicuramente un taglio artistico, ma soprattutto un taglio che riflette su quello che è il nostro impatto ambientale”.

Una guida racconta la storia dietro a ciascuna fotografia, illustrando come alcune popolazioni rispondono ai cambiamenti climatici. In Mali, ad esempio, dove la malnutrizione è un fenomeno frequente, viene coltivato il Sorgo, un cereale altamente resistente alle alte temperature e in grado di crescere in condizioni sfidanti.

Ma anche se ad alcuni problemi si riesce a porre rimedio, sono ancora molte le difficoltà con cui i paesi meno sviluppati convivono. In quelle aree del mondo dove l’accesso alle risorse idriche è scarso, ad esempio, le prime a patirne gli effetti sono le donne, principali responsabili della raccolta dell’acqua nei pozzi. Il trasporto, per lunghe distanze, di taniche che possono arrivare anche a 20 kg, può causare malformazioni pelviche con risvolti molto gravi durante il parto.

LA CULTURA DEL FOOD A PORTATA DI BAMBINO – Presso la Galleria San Ludovico, è stata invece pensata una mostra più interattiva, che chiede la partecipazione del visitatore, e che aiuta così il pubblico a comprendere l’impatto che gli alimenti hanno sull’ambiente, attraverso momenti di gioco. “Questa mostra cerca in qualche modo di insegnare a tutti quanti ad essere un pochino più consapevoli e responsabili” commenta Marco Cattaneo.

Attraverso il percorso pensato dalla Fondazione Barilla e National Geographic si comprendono i problemi legati al mondo del food che oggi più che mai chiedono di essere affrontati. Problemi che devono sì diventare una priorità dei governi mondiali, ma anche una preoccupazione dell’azione del singolo cittadino. 

Per fare questo, presso la Galleria San Ludovico è possibile giocare con schermi interattivi dove una serie quiz interrogano il ‘giocatore’ con alcune domande sul cibo. In particolare, il gioco Cibo e Cultura chiede di stabilire se un cibo è commestibile o meno. Cerca, ovvero, di spiegare cosa definisce un prodotto come ‘commestibile’ e mostra quanto possa influenzare la cultura sulle scelte alimentari. Particolarmente interessante è poi Il piatto virtuale, uno schermo touch su cui è possibile comporre il proprio piatto tipico giornaliero. In base alle scelte compiute, viene emesso uno scontrino che riporta i livelli di CO2 emessi dalla produzione del cibo selezionato.

CURARE IL CIBO: UN VALORE DA RECUPERARE – Il progetto è nato dalla collaborazione fra due realtà apparentemente distanti – Fondazione Barilla e National Geographic – che hanno tuttavia lavorato per fare di questa installazione un momento per “curare il cibo, come non abbiamo mai fatto in passato” commenta Luca Barilla.

Grazie alla mostra Noi, il cibo, il nostro pianeta vengono spiegati i grandi paradossi del sistema alimentare odierno: 820 milioni di persone soffrono di fame, ma per ogni persona denutrita ve ne sono due in sovrappeso. Inoltre, circa 1/3  della produzione alimentare globale viene annualmente sprecata, quando potrebbe invece essere intelligentemente redistribuita verso le fasce più esigenti. Infine, un terzo dei raccolti agricoli è oggi impiegato nella produzione di mangime e biocarburante.

Foto di Fondazione Barilla

Non volendo però dare unicamente una visione fatalista del futuro del pianeta, la mostra offre anche le soluzioni che si possono adottare per fronteggiare questi paradossi. Prima fra tute, l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che, presso la Galleria San Ludovico, viene ‘sintetizzata’ in un grande occhio artificiale composto dai 17 obiettivi ONU. Questo ricorda le strategie e gli ambiti in cui è importante intervenire tempestivamente per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.

“Questa mostra ha lo scopo di condurci per mano, lungo un percorso a volte drammatico che è quello del cibo, un fattore critico per il futuro del nostro pianeta [..] perchè abbiamo capito che non ci può essere futuro senza sostenibilità e la sostenibilità è un elemento che dovrebbe coincidere con gli interessi dell’impresa e della comunità” conclude Luca Barilla.

di Martina Santi

 

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