Febbraio Italiano, intervista a Luca Sommi: “L’approfondimento salverà il giornalismo”

IL GIORNALISTA E AUTORE TELEVISIVO DI CANALE NOVE SI RACCONTA AL PUBBLICO E PROPONE LA SUA VISIONE DEL GIORNALISMO

Vive a Roma dove fa l’autore televisivo di programmi di inchiesta ma torna spesso a Parma, dove è cresciuto. Luca Sommi, giornalista e appassionato d’arte è stato l’ospite del secondo appuntamento del Febbraio Italiano.

In una gremita Biblioteca Roberta Venturini di Via Venezia, Sommi ha parlato dell’evoluzione della sua carriera che dagli studi in legge è completamente dirottata sul mondo del giornalismo, dagli esordi come addetto stampa di un autodromo alla collaborazione con Il Fatto Quotidiano, passando per l’incontro con Vittorio Sgarbi, insieme al quale ha fatto buon uso della sua passione incondizionata per l’arte.

Intervistato da Andrea Coppola, responsabile organizzativo di Intesa San Martino che promuove la kermesse, Sommi ha raccontato anche l’esperienza come assessore alla cultura nella sua città, quando Parma non era ancora capitale della cultura: «Sotto la giunta Vignali è stato dato grande risalto alla cultura; nel 2008 organizzammo una delle più grandi mostre dedicate al Correggio; registrammo più di 400.000 visitatori. Ciò che manca a Parma quest’anno – aggiunge Sommi – è il grande evento». Spronato da sempre dalla sua famiglia, non ha mai abbandonato le sue passioni: oggi gestisce un blog dove parla di arte, “I fiori del male”, e si dedica ai suoi lavori come autore televisivo di Discovery Italia su canale NOVE, attualmente scrivendo il programma Sono le venti con Peter Gomez e come insegnante di linguaggi del giornalismo nel corso di giornalismo dell’Università di Parma.

La sua esperienza televisiva ha permesso inoltre al pubblico presente di conoscere alcuni retroscena curiosi su rilevanti personaggi politici. Per Sommi il giornalismo cartaceo sembra soltanto superato, ma non è ancora detta l’ultima parola: “Se il linguaggio cartaceo, che è quello più ‘arcaico’, riuscirà a dare un serio approfondimento sopravviverà a lungo – conclude – Perché la comunicazione contemporanea è figlia della velocità, ma di velocità solo non si vive”.

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