Emergenza Covid19, da Milano una soluzione: il casco “Fast-Har”

NELLA PROVINCIA MILANESE UN'AZIENDA STA PRODUCENDO CASCHI PER AIUTARE I PAZIENTI CON IL CORONAVIRUS

Solo ai primi di febbraio pochi avrebbero potuto prevedere l’impatto sociale ed economico che avrebbe avuto la diffusione del Coronavirus nel nostro paese, e in particolare in Lombardia, la regione più colpita in assoluto. Ma proprio dalla Lombardia potrebbe arrivare una tecnologia per fronteggiare l’epidemia, e più precisamente da San Donato Milanese, piccolo comune vicino alla periferia sud-est di Milano, dove ha sede l’azienda sanitaria Harol.

Questa azienda, fondata nel 1979 da Mario Callagher e attualmente diretta dai suoi figli Cristina e Massimo, sta sviluppando degli speciali caschi, denominati Fast-Har, che attraverso uno speciale apparecchio di ventilazione assistita aiutano la respirazione di coloro che hanno patologie polmonari critiche. In tal modo si intende ridurre il numero di pazienti ricoverati nei reparti di rianimazione, dato che questi caschi sono portatili e semplici da usare, tanto da non richiedere un personale specializzato. Il loro lavoro nasce nel territorio adatto: a San Donato Milanese si trova il Policlinico che fa parte del Gruppo Ospedaliero San Donato, il più importante della Lombardia (con anche due cliniche in Emilia-Romagna, nel bolognese) e tra i maggiori d’Italia.

Cristina e Massimo Callagher, amministratori delegati di Harol.

Harol è da decenni specializzata in questo tipo di apparecchiature, tanto che già negli anni ’90 aveva iniziato a sviluppare caschi per la “ventilazione non invasiva”, nel senso che non richiede intubazioni del paziente, soprattutto per i pazienti con un’insufficienza respiratoria acuta, che utilizzano un metodo che nel linguaggio scientifico viene chiamato CPAP (Continuous Positive Airway Pressure, ovvero “ventilazione meccanica a pressione positiva continua”).

Già nel 2015 li vendevano in tutta Italia, oltreché nel resto d’Europa e in Nord Africa: tuttavia, con questa nuova emergenza stanno diventando di vitale importanza, poiché il maggiore problema creato dal virus sta nel fatto che molti dei contagiati hanno bisogno di andare in terapia intensiva per guarire; così facendo però si occupano interi reparti, il che sta causando numerosi problemi negli ospedali delle regioni più colpite (compresa anche l’Emilia-Romagna). Per correre ai ripari, già all’inizio di marzo l’assessore al welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera ha annunciato di aver stanziato oltre 40 milioni di euro per acquistarne il maggior numero possibile. Già adesso l’azienda è costantemente impegnata nelle forniture per gli ospedali in emergenza, tanto che hanno rilasciato un comunicato nel quale scrivono che fino al 10 aprile non riescono a gestire nessun tipo di richiesta da parte di privati.

Il casco è anche una valida alternativa rispetto alle mascherine in genere usate per la respirazione, poiché queste ultime alla lunga provocano escoriazioni sulla pelle. Inoltre, il casco può prolungare la terapia fino a 4 volte in più rispetto alla maschera. Harol sviluppa costantemente nuovi metodi per migliorare l’utilizzo del dispositivo, con il recente inserimento di un cuscino gonfiabile che va a migliorare le prestazioni del casco e conseguentemente della terapia del paziente, oltre a garantire a quest’ultimo una maggior comodità.

Alla luce degli ultimi sviluppi della situazione, ci si augura che questi apparecchi si possano utilizzare e diffondere su tutto il territorio nazionale.

 

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