Brutti ricordi addio! Una pillola li cancella, ma è polemica

DALLA FRANCIA LA PILLOLA CHE CONSENTIREBBE ALLE PERSONE DI MODIFICARE LE SENSAZIONI NEGATIVE LEGATE AI BRUTTI RICORDI.

Cancellare i ricordi dolorosi? Sì, ora questo potrebbe essere veramente realtà. Come sarà possibile? Semplice, tramite una piccola pillola – messa a punto in Francia – che consentirebbe di modificare le sensazioni negative legate a quest’ultimi tramite il suo principale costituente: il propranololo. Se ne parlava già nel 2013 indicando come la pillola fosse in fase di sperimentazione nel laboratorio dello stress traumatico di Tolosa che ci sta lavorando dal 2007. E i francesi non sono i soli: infatti nel 2009 un gruppo di ricercatori olandesi dell’università di Amsterdam, testando gli effetti di un farmaco betabloccante (usato generalmente per curare i pazienti con problemi cardiaci), scoprirono che questo riusciva a influire sui meccanismi cerebrali legati ai ricordi traumatici. Notizia poi pubblicata anche sulla versione online di Nature Neuroscience che dava grandi speranze a chi soffriva e soffre tutt’ora di ansie, fobie e sindromi post-traumatiche.

LE ORIGINI – Una ricerca condotta da Margaret Altemus della Cornell University (USA), nel 2005,  ha scoperto che i farmaci beta-bloccanti potrebbero essere utilizzati per ‘cancellare’ i ricordi delle persone che soffrono appunto di sindromi post-traumatiche. Così riporta Focus.it nella sua analisi, aggiungendo come i primi test – svolti su cavie – abbiano mostrato come questo genere di farmaco impedisca l’insorgere della paura quando viene emesso un suono che la scateni (ad esempio il passaggio di un veicolo ricollegabile al trauma). Da qui alla cancellazione totale, però, c’è ancora molto strada da fare ed è molto lunga ed impervia.

GLI STUDI: GLI INIZI… – “Il propranololo è un medicinale generico conosciuto da una decina d’anni che era destinato al trattamento del mal di testa o dell’ipertensione”. Così spiegava, circa sette anni fa, il professor Philippe Birmes (direttore del laboratorio di Tolosa) al settimanale francese Le Parisienne. Venne effettuato un test, all’epoca, su otto persone che “Furono coinvolte nell’esplosione, a Tolosa, dello stabilimento Azf nel 2001”. I risultati parlarono chiaro e diedero un responso molto interessante per gli studiosi: “Dieci anni dopo il dramma – affermava Birmes – le vittime presentano ancora traumi. Alcune sono affette da agorafobia, altri sobbalzano al passaggio di un aereo. Dopo sei sedute con somministrazione di propranololo, si è constatato un netto miglioramento, i sintomi come la traspirazione o l’accelerazione del battito cardiaco sono diminuiti”.

Questo esperimento seguì quello dell’università di Amsterdam che venne effettuato su 60 pazienti (uomini e donne sani). Il professor Merel Kindt, che coordinò il tutto, spiegò: “Non è il ricordo stesso ad essere cancellato, ma è la sua intensità emotiva ad essere diminuita. Precedenti ricerche condotte sugli animali avevano mostrato come i farmaci betabloccanti potessero interferire sul processo con cui il cervello costruisce e richiama alla memoria gli eventi terribili”. Il funzionamento è stato confermato.

… I PROGRESSI – La sperimentazione e gli studi sono proseguiti fino ad Alain Brunet, docente di psichiatria e ricercatore al McGill’s Douglas Research Center di Montreal, che cerca, tramite questo “farmaco”, di aiutare le persone che hanno subito forti traumi a lenire il dolore. Brunet, come riporta La Repubblica, si occupa di Post Traumatic Stress Disorder (Ptsd) da 15 anni: il metodo da lui inventato si chiama Reconsolidation therapy ovvero terapia di riconsolidamento, che agisce sul modo in cui il cervello registra e conserva un ricordo.

Un po’ quello che avviene in un computer e nello specifico nel passaggio tra RAM e ROM, come spiega il docente: “All’inizio il ricordo umano viene incapsulato nella RAM (Random Access Memory) e poi trasferito nella memoria lungo termine, la ROM (Read Only Memory). Se durante questo processo interviene un’interferenza, quel ricordo verrà salvato in modo diverso”. L’idea di base dunque è quella di: “Ri-registrare il ricordo sotto l’influenza del propranololo che interferisce con la parte emozionale associata a quella memoria”.

Per ora i risultati parlano di un successo del 70%, come pubblicato sull’American Journal of Psychiatry. Vista la fortuna di questi esperimenti, il docente sta cercando di intervenire anche sul fronte delle delusioni amorose un po’ come avviene nel celebre film Se mi lasci ti cancello dove Clementine, la protagonista,  decide di farsi cancellare dalla mente il ricordo di Joel, il suo ex compagno.

Queste scoperte, però, hanno dato il via a diverse e accese polemiche dal punto di vista etico: una medicina di questo tipo è accettabile? C’è il rischio, avvertono gli oppositori e non solo, che si snaturi l’identità degli uomini, la cui essenza è costituita da ricordi, belli o brutti che siano. Come faranno le persone a imparare dai loro errori? Abbiamo provato a chiederlo alle persone comuni.

IL NOSTRO SONDAGGIO – La redazione ha creato un sondaggio, al quale hanno risposto 62 persone, per comprendere se fossero – oppure no – a favore della cancellazione dei brutti ricordi. Il 72,6% del campione ha risposto in modo negativo ritenendo i ricordi parte importante della crescita di un essere umano. Solo il 27,4% del campione, invece, si dichiara favorevole alla cancellazione delle brutte esperienze e dei ricordi associati a quest’ultime.  Di tutti questi però soltanto il 24,6% userebbe la pillola come mezzo di cancellazione, contro il restante 75,4% che dichiara di voler inventare un modo più innovativo perché ciò avvenga. A conferma di quanto emerso dal quadro delle percentuali – molto delineato – sono le opinioni lasciate nei commenti liberi. Dal passato ritenuto prezioso ai moti di vendetta basati sulla memoria e non solo, cancellare i brutti ricordi  è ritenuto qualcosa d’estremamente irrazionale e poco sensato: “Credo che le brutte esperienze, forse più di quelle positive, siano fondamentali per una crescita personale”. E c’è chi aggiunge anche: “È un’offesa all’intelligenza collettiva, significa che alcuni non vogliono imparare a conoscere i propri lati più oscuri”.

Inoltre c’è chi la reputa inizialmente come un qualcosa di poca utilità, ma che poi si ricrede: “Tutti i ricordi fanno di noi la persona che siamo, eliminando quelli brutti rischiamo di dimenticare lezioni importanti che la vita ci ha dato. Per questo credo che una pillola del genere possa essere pericolosa. Allo stesso tempo, però, chi ha vissuto esperienze particolarmente traumatiche e che lamenta disturbi derivanti da esse potrebbe trarre un vantaggio significativo dal dimenticare i traumi subiti”. Vantaggi dunque, ma non solo. Questo potrebbe essere l’altro lato della medaglia, o meglio, della pillola. Cancellare o preservare dunque? Questo è il dilemma…

di Riccardo Cisilino

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