La Francia e la lotta contro il Covid-19: la situazione è così diversa dall’Italia?

DOPO UNA INIZIALE SOTTOVALUTAZIONE DEL VIRUS DA PARTE DELLA FRANCIA, MACRON E' CORSO AI RIPARI. MA COME REAGISCONO I FRANCESE RISPETTO AGLI ITALIANI?

Fino a poco tempo tempo fa la Francia guardava all’Italia con la stessa compassione distaccata che i cugini sani dedicano a quelli malati quando vanno a visitarli in ospedale. La situazione è poi mutata velocemente poiché nessuna nazione è immune al virus  e nemmeno aspetta la lentezza delle contromisure prese dai governi. Attualmente la Francia sta attraversando con due/tre settimane di ritardo lo stesso calvario che abbiamo passato in Italia, con l’aggravante che, almeno, loro avevano sotto gli occhi il tragico caso italiano, da cui avrebbero dovuto prendere esempio, ma nonostante ciò hanno ripetuto i nostri errori, per poi copiare per filo e per segno le nostre misure restrittive.

Effettivamente, questo meccanismo si sta verificando in tutti gli stati alle prese col virus: nelle prime settimane si dice che “è solo un influenza”, poi aumentano gli infetti e si chiudono scuole e università mentre la gente continua a uscire e a fare aperitivi e in seguito, con l’aumento vertiginoso dei decessi e gli ospedali al collasso, si finisce con il confinamento totale in casa.

Ma cosa è successo in Francia mentre l’Italia lottava contro la crescita continua dei contagi?

“BASTA LAVARSI LE MANI E STARNUTIRE NELLA PIEGA DEL GOMITO” –  Nella prima settimana di marzo in Italia gli ospedali erano già in situazione critica, i medici sotto stress e il drammatico bilancio di vittime e infetti continuava a crescere giorno per giorno. Mentre la Francia rimaneva in una bolla di tranquillità parallela, come altri paesi europei.  Scuole e università erano ancora aperte, come uffici, fabbriche e ristoranti, le città più grandi come Parigi avevano ancora tutti i musei aperti ed eventi culturali in corso, col risultato di migliaia di turisti che affollavano la città e i mezzi pubblici, che andavano a sommarsi ai milioni di abitanti locali. Addirittura, il presidente Macron, la sera del 6 marzo andava a teatro con la moglie e dichiarava sereno ai giornalisti: “nonostante il coronavirus la vita deve continuare”. Pochi giorni dopo avviene un’altra scenetta di pessimo gusto, questa volta da parte dell’ex premier dame Carla Bruni, si tratta di un video dove la si vede tossire e scimmiottare una crisi respiratoria da Coronavirus dopo aver salutato Sidney Toledano, presidente di una grande multinazionale di moda, mentre diceva scherzosa “Ma certo, baciamoci, Noi siamo della vecchia generazione! Non abbiamo paura di nulla!”. La notizia è rimbalzata su tutti i media destando indignazione non solo in Francia dove è stata tacciata di incoscienza, ma anche in Italia dove è nota da tempo per le sue gaffe. Ennesima brutta figura per lei, che ha dovuto correre ai ripari scusandosi sui suoi canali social.

“RESTEZ CHEZ VOUS”, MA I GESTI DEGLI IRRESPONSABILI SI MOLTIPLICANO  –  In questo modo, però, non si poteva andare avanti a lungo e il 12 marzo, a fronte di 2.876 casi confermati, Macron parlava alla nazione: “È la più grave crisi sanitaria che la Francia abbia conosciuto da un secolo, dobbiamo prendere delle contromisure”. Due giorni prima anche un membro del governo era risultato positivo al virus, si trattava di Franck Riester ministro della cultura, che nei giorni precedenti aveva avuto contatti sia col presidente che con altri membri del governo, mettendo in allarme contagio tutto il mondo politico francese. Alcuni osservatori pensano che questa possa essere stata la molla che ha spinto Macron a reagire con forza. le prime contromisure  riguardavano: Scuole e università chiuse, musei chiusi e vietati gli eventi con più di 100 persone, ma allo stesso tempo si decideva di non posticipare le elezioni municipali della domenica successiva. Si garantivano tutte le ‘norme di sicurezza’ per prevenire i contagi; una affermazione dubitabile, dato che si trattava di una tornata elettorale con  più di 50 milioni di aventi diritto in tutta la Francia. In ogni caso il discorso non ha avuto l’effetto sperato, dato che nel primo week-end di ‘allerta virus’ si sono moltiplicati i gesti degli irresponsabili: migliaia di tifosi del PSG si sono assembrati fuori dal Parc des princes per sostenere la propria squadra nella partita a porte chiuse di champions leagues contro il Borussia, tanti hanno affollato i parchi nelle giornate soleggiate per un pic nic o addirittura per giocare a frisbee, altri ancora hanno assaltato i supermercati per svuotare le corsie della pasta.

Naturalmente queste situazioni, del tutto simili a quelle accadute fino a poche settimane prima nel nostro paese, non facevano altro che aumentare il numero di contagiati. Solamente quattro settimane fa il New York Times titolava “Can italians follow the rules?” (riusciranno gli italiani a seguire le regole?); mentre oggi, alla luce degli ultimi eventi, bisognerebbe riformulare in “riusciranno gli europei a seguire le regole?” o meglio ancora “riuscirà l’occidente a seguire le regole?”, dato che in questi giorni anche gli Stati Uniti stanno affrontando la stessa situazione.

(Foto: Euronews)

I COMPORTAMENTI DURANTE L’ISOLAMENTO: QUALI DIFFERENZE ? –  I comportamenti delle persone in confinamento in Francia si caratterizzano in parte differenti dal caso italiano, in primo luogo le mascherine non sono largamente utilizzate dalla popolazione, per via di due motivi: le autorità sanitarie hanno chiarito fin dai primi momenti che sono inutili per chi non aveva sintomi e non doveva avere a che fare con infetti, scoraggiandone così l’acquisto, inoltre il governo ha deciso con una norma emanata a metà marzo di requisire la totalità di mascherine in libera vendita presenti sul territorio francese con l’obiettivo di indirizzarle solamente a medici, esercito e forze dell’ordine, rendendo praticamente impossibile l’acquisto per il pubblico. In secondo luogo, in Francia, non si è sviluppato nessun tipo di odio verso i ‘runner’ e in generale le persone che fanno sport all’aperto durante il confinamento sono di buon grado tollerate, gli unici limiti sono avere un’autorizzazione scritta dove si dichiara di non allontanarsi più di un chilometro dal domicilio e non si resti fuori più di un’ora al giorno. Ma se lo sport, a differenza dell’Italia, è tollerato, i francesi si stanno focalizzando su tante piccole cose, come ad esempio la minuziosa pulizia delle scarpe, dello smartphone o addirittura delle chiavi, da fare con attenzione quando si rientra. Inoltre, buona parte della popolazione sta cercando di utilizzare solamente carte di credito nei pagamenti evitando così di toccare i contanti, che potrebbero rappresentare un vettore del virus, anche se i medici dicono che la sua sopravvivenza sulle superfici non è ancora del tutto dimostrata.

L’EPIDEMIA DI FAKE NEWS – Con la stessa velocità di propagazione del virus, anche i social network francesi stanno attraversando una vera e propria ‘epidemia’ di  fake news. Quella che ha avuto più risalto nelle scorse settimane è un video che ritrae un uomo che mostra un documento apparentemente ufficiale in cui è scritto che l’istituto Pasteur di Parigi ha brevettato il Coronavirus  nel lontano 2004 con l’obiettivo di vendere poi il vaccino e arricchirsi. Il video ha fatto il giro della rete in pochi giorni – condiviso su Facebook, Twitter, Whatsapp – e ha sconvolto parte della popolazione, tanto che se ne sono occupate diverse testate giornalistiche e addirittura l’istituto Pasteur ha dovuto fare un comunicato di smentita. Naturalmente tutto era falso, il documento in questione, pur essendo vero, è stato mal interpretato, dato che si trattava di una pubblicazione scientifica riguardo al sars-cov1, una variante del coronavirus apparsa in Cina nel 2003. Particolarità di questa fake news, paragonata a quelle italiane, è che nel nostro paese tutte le notizie false cospirazioniste sulla nascita del virus. Altre fake news che circolavano nelle prime ore dell’epidemia riguardavano i possibili rimedi casalinghi per proteggersi dal contagio, come ad esempio mangiare aglio, bere tè al finocchio oppure… assumere cocaina; questa credenza si stava diffondendo così velocemente che è dovuto intervenite il ministero della sanità per il debunking.

PAURA E SENSO DI RESPONSABILITA’-  Arriva la seconda metà di marzo, in seguito al costante aumento di contagiati e decessi, Macron torna a parlare alla nazione con uno dei discorsi più solenni della sua presidenza. “Siamo in guerra” ripete più volte, e aggiunge “se vogliamo uscire presto da questa situazione dobbiamo rimanere a casa, limitiamo al massimo gli spostamenti” dando il via al completo ‘lockdown all’italiana’. Ma ancora questo non basta, ancora c’è troppa gente in giro, tanto che alcuni giorni dopo le sanzioni per chi si faceva trovare all’aria aperta senza motivo vengono duplicate, e tante personalità del mondo dello spettacolo dello sport si sono dovute prestare per ricordare a tutti di restare a casa. Come è successo anche in Italia. Se la paura non è abbastanza, e la paura certamente non può durare per sempre, la cosa più importante nelle situazioni di emergenza è il senso di responsabilità, come ricorda lo stesso Macron a margine del suo discorso “stasera vi sto mettendo delle nuove regole, dei divieti e ci saranno dei controlli, ma le migliori regole sono quelle che voi cittadini applicherete a voi stessi in base al vostro senso di responsabilità”.

LA FRANCIA SI CHIUDE IN CASA, MA LE INFRAZIONI RIMANGONO ALTE – Probabilmente il messaggio di Macron ha toccato le corde giuste, e unito all’aumento dei decessi e al conseguente aumento della percezione del pericolo, ha fatto in modo che, a partire da fine marzo, almeno la maggior parte dei cittadini francesi siano diventati più responsabili verso le misure restrittive, restando a casa e limitando ogni spostamento. Nonostante ciò le strade non rimangono vuote e l’atmosfera rimane stranamente rilassata: i genitori portano ancora al parco i bambini, molti fanno sport, qualcuno si ferma a chiacchierare all’uscita del supermercato, alcuni addirittura giocano a tennis nei campi pubblici. Nel frattempo tutte le forze dell’ordine sono mobilitate a fare controlli e le multe sono state inasprite vertiginosamente, si parte da 135 euro per la prima violazione a 1.500 euro per una recidiva, mentre il penale arriva con 4 infrazioni nell’arco di 30 giorni, e si rischiano fino a 6 mesi di carcere; nella sola ultima settimana sono 91.824 le multe emesse e sono in costante aumento. Mentre nel nostro paese, in un periodo di due settimane, dall’11 al 24 marzo, ci sono state 2.472.925 persone controllate di cui 110.626 denunciate.

E’ chiaro che per tutti sia una grande fatica stare chiusi in casa, ci dobbiamo abituare a una nuova forma di quotidianità, a non poter fare o andare dove vogliamo, e ciò va a ledere il nostro principio di libertà, che rimane molto importante per noi europei. Quindi qualcuno si potrà anche sentire un eroe a uscire nonostante l’isolamento, sfidando il virus e le autorità, ma questo non è un gioco, il nemico è invisibile e non c’è un fronte o un’idea da difendere. Se usciamo di casa non siamo eroi, ma mettiamo a rischio noi stessi, la nostra famiglia e la nostra comunità. Come recita un manifesto affisso nelle strade di Parigi: “Restiamo a casa, salvare vite non è mai stato così facile”.

 

di Davide Sereni 

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