Scuola e Coronavirus: i limiti dell’istruzione a distanza

GRAZIE ALL'IMPEGNO DI INSEGNANTI E DIRIGENTI, I PROGRAMMI SCOLASTICI VANNO AVANTI. MA I DUBBI SULLA BUONA RIUSCITA DI UNA DIDATTICA ONLINE RIMANGONO

Il diffondersi del Covid-19 in Italia ha colpito da subito l’istruzione. La sospensione delle attività didattiche di scuole e università è stato, infatti, uno dei primi campanelli d’allarme, ma l’istituzione scolastica si è preoccupata di garantire al più presto una continuità educativa, seppur a distanza.

A un mese dalla chiusura degli istituti, tuttavia, le famiglie hanno iniziato a manifestare le prime preoccupazioni. Disorganizzazione, poca comunicazione, troppi compiti o troppo pochi e la necessità di dispositivi e allacciamento a internet sono solo alcune delle problematiche che stanno emergendo. A preoccupare è anche il divario Nord-Sud, che in questa situazione rischia di accentuarsi. Un articolo del Corriere della Sera, cita a proposito il presidente dei presidi del Lazio, Mario Rusconi, secondo cui il 30% degli studenti degli istituti comprensivi del Sud non ha accesso all’insegnamento online.

Se dunque l’istruzione è un diritto universalmente riconosciuto, l’emergenza Coronavirus sta seriamente compromettendo tale principio, a causa di una didattica a distanza che rischia di lasciare qualcuno escluso. Ma come stanno vivendo questa situazione gli insegnanti? Quali strategie sono state messe in campo nelle scuole primarie e in quelle secondarie?Raccogliendo le testimonianze di alcuni insegnanti e dirigenti scolastici sono emerse le principali misure adottate per l’insegnamento digitale, ma anche i limiti e le criticità che la didattica da remoto comporta.

ORARI, LEZIONI E COMPITI – “Per noi il lavoro è in presenza, per vivere direttamente la relazione educativa”, commenta Roberta Roberti, professoressa di storia e letteratura italiana al liceo artistico Toschi di Parma. La docente comincia raccontando la sua esperienza con le nuove metodologie d’insegnamento che ha dovuto sperimentale a seguito della chiusura delle scuole.

Foto: CiaoComo.it

Come molti istituti, anche al Toschi le lezioni sono online e in diretta. “In alcune scuole c’è stata la lucidità di ridurre gli orari. In altre stanno facendo lezione alla mattina, con 6 ore di dirette. Come se andassero a scuola”. Secondo la professoressa è invece necessario rivedere completamente il metodo di insegnamento e tenere in considerazione i rischi che l’apprendimento a distanza può comportare. “È impensabile portare avanti il programma così come se fosse fatto a lezione”. La Roberti si mostra dunque critica verso chi, al contrario, adotta nei confronti dei propri studenti lo stesso atteggiamento che terrebbe in una classe fisica.

La stessa criticità la manifesta attorno alla questione dell’assegnazione dei compiti, che nel suo caso è piuttosto contenuta. “Secondo me è una follia caricare i ragazzi di compiti in questo momento. Noi ci dobbiamo essere per dargli una continuità e una presenza che li tranquillizzi. Il caso dei compiti diventa un ‘lavarsi la coscienza’. In realtà, però, il danno è doppio“.

ANCHE AGLI INSEGNANTI SERVE FORMAZIONE – La docente Roberti lamenta inoltre l’eccessiva esigenza di alcuni dirigenti scolastici, critici nei confronti dell’impegno di alcuni insegnanti, a volte giudicato insufficiente. “Bisogna tenere conto che ci sono degli insegnanti prossimi alla pensione, particolarmente in difficoltà con l’utilizzo delle nuove tecnologie”. Lei stessa, durante l’intervista, ammette di essersi dovuta prendere una settimana per imparare a usare piattaforme come Microsoft Teams, utilizzate per le lezioni online.

Si tratta di una problematica sorta anche dalla testimonianza di Chiara, insegnante in una scuola elementare privata del torinese. Anche lei, seppur molto giovane rispetto ad alcune colleghe, ha dovuto imparare ad usare alcuni programmi, ma anche a registrare la voce insieme alle immagini o a catturare l’audio interno ed esterno, in un video.”Per chi veramente non sa muoversi oltre Word, capisco che sia un mondo difficile da scoprire – e aggiunge – Secondo me la cosa che è mancata all’inizio è stata presenza di tutorial e di una formazione. Al di là di questa emergenza e vista la tecnologia di oggi, una formazione di questo tipo deve essere alla base“.

FAMIGLIE IN QUARANTENA E ACCESSO ALLA RETE – Un problema che è risultato costante  nelle testimonianze raccolte è quello relativo alla connessione internet. Intanto, non è scontato che tutti gli studenti abbiano una connessione Wifi in casa. Può capitare, infatti, di avere solo alcuni giga sul telefono, che a un certo punto finiscono. Ma più in generale, la sospensione di tutte le attività lavorative considerate non necessarie ha costretto molti genitori allo smart working. Questo comporta non solo traffico sulla rete domestica, ma anche il rischio che non ci siano dispositivi elettronici sufficienti per tutti. Di conseguenza, chi è ‘sconnesso’ rischia di rimanere escluso dalla didattica e più in generale dall’accesso all’istruzione.

“Da una parte è un problema tecnico, ma dall’altra c’è un problema sociale. Questa situazione fa emergere le differenze sociali ed economiche in maniera molto stridente. Ci sono famiglie che sono interamente accessoriate. Altre che hanno solo un telefono a disposizione – Commenta il preside dell’Istituto Comprensivo Parma Centro, Pier Paolo Eramo, che aggiunge: “Alcune scuole stanno dando in comodato alcuni strumenti. Molto difficile è invece intervenire sulla rete. Stiamo anche pensando a tablet con Tim”.

A contribuire a questa iniziata è il Comune di Parma che si è attivato per recuperare dei computer da distribuire alla famiglie che ne hanno maggiore necessità. L’assessora all’Educazione e all’Innovazione Tecnologica del Comune di Parma, Ines Seletti, spiega infatti che il Comune ha chiesto alla aziende di donare alcuni dei propri pcnuovi o usati. In base a quanti ne verranno raccolti, continua la Seletti, “il Comune deciderà se affidarsi al Seirs Croce Gialla per la distribuzione dei dispositivi alle famiglie o istituire un punto di raccolta dove queste potranno ritirare i portatili”.

PER LE ELEMENTARI LE COSE SONO PIÙ COMPLICATE – “I bambini non hanno autonomia nell’uso degli strumenti e richiedono maggiore supporto nell’accesso alla rete. Sopratutto è più difficile fare video-lezioni” commenta il preside Eramo.

Inoltre, l’approccio cambia molto a seconda della classe che il bambino frequenta. “I più grandi stanno andando avanti con il programma. Invece noi che abbiamo le prime e le seconde andiamo molto più a rilento perchè non tutti i bimbi hanno i genitori che possono seguirli” continua Chiara, portando alla luce un’altra questione. Alcuni suoi alunni, come ci spiega, stanno vivendo con i nonni, siccome i genitori sono impegnati a lavorare. In questi casi può capitare che i nonni non dispongano né di un computer, né di una rete Wifi. Inevitabilmente, il bambino resta escluso in parte o totalmente dalla didattica online, senza che peraltro le maestre ne siano a conoscenza. Chiara chiarisce infatti che una volta caricato il materiale sul registro elettronico, non si ha modo di scoprire se e quanti alunni ne hanno preso visione. “Abbiamo dovuto reinventare ogni lezione in modo che fosse visibile da tutti“.

In conclusione, sono sicuramente tanti gli sforzi che il personale docente sta mettendo in campo per adeguare la metodologia didattica tradizionale alle esigenze del momento. Oltre le lezioni online, in alcuni istituti il corpo insegnanti sta cercando di garantire una continuità anche nella comunicazione scuola-famiglia, attraverso gruppi Whatsapp, consigli di classe, collegi docenti, come conferma il preside Eramo.“Più o meno il sistema si è stabilito, anche se è molto stressante”.

Ciò nonostante, le perplessità sulla buona riuscita di una didattica online a distanza sono ancore molte. “Mancano le regolazioni classe, corridoio, campanella, intervallo. Quello che resta è un computer e una scrivania”, conclude il dirigente scolastico. Soprattutto, spaventa il rischio che qualcuno, per motivi diversi, possa restare escluso.

di Martina Santi

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*