Cassiera in prima linea: “Distrutta ma soddisfatta del mio lavoro”

IL RACCONTO DI CHI VIVE QUOTIDIANAMENTE IL PERICOLO DEL CONTAGIO TRA GLI SCAFFALI DEL SUPERMERCATO

Ai tempi del Coronavirus anche lavorare in un supermercato come cassiera si è rivelato un lavoro ‘a rischio’, dove bisogna controllare ogni passo che si fa e ogni cosa che si tocca per evitare un possibile contagio. Allo stesso tempo i supermercati sono diventati l’unica uscita possibile per milioni di italiani costretti in casa, un modo per evadere di tanto in tanto, quasi uno svago: proprio per questo motivo questi negozi sono divenuti i luoghi dove si vedono più scene legate alla maleducazione e alla noncuranza delle regole. In questa situazione al limite, gli addetti e le cassiere non devono solamente lavorare e proteggersi dal virus, ma anche fare valere le norme restrittive e gestire i clienti più irresponsabili. Ormai anche questo è un lavoro di prima linea che merita tutta la nostra attenzione.

LA CASSIERA: UN LAVORO NECESSARIO – Il decreto “#iorestoacasa” del 9 marzo, che prevedeva la chiusura di gran parte delle attività commerciali e produttive del territorio nazionale, lasciava però aperti tutti i negozi di alimentari, in quanto beni di prima necessità per i cittadini. La prolungata apertura dei supermercati è stata anche più volte confermata pubblicamente dallo stesso presidente del consiglio Conte, proprio per evitare grandi assembramenti di persone alla ricerca dell’ultimo pacco di pasta o dell’ultimo rotolo di carta igienica.

Purtroppo però questo è proprio quello che è accaduto e la prima fase della crisi sanitaria si è caratterizzata soprattutto da grandi code e assembramenti nei supermercati, che inizialmente erano poco preparati per far rispettare tutte le norme di sicurezza. Adesso la situazione è visibilmente più calma, ma il rischio di contrarre il virus durante gli acquisti rimane, come rimangono ancora tanti gli irresponsabili che non seguono le regole. Di conseguenza il lavoro delle cassiere sta diventano sempre più complicato e stressante. Parmateneo ha intervistato alcune di loro per saperne di più su questa situazione. Per rispettare la loro richiesta di anonimato, quelli che gli abbiamo attribuito sono nomi di fantasia.

COME CI SI PROTEGGE NEI SUPERMERCATI? –  “I principali presidi che utilizziamo sono i guanti, che abbiamo sempre avuto per lavorare e le mascherine per naso e bocca. Inizialmente però le mascherine non ci erano nemmeno state fornite dall’azienda, dopo ne erano arrivate un po’, ma comunque erano poche, anche perché sono monouso e non si potrebbero utilizzare più volte”, racconta Sara che lavora come addetta al reparto generi vari in un grande supermercato di Parma. “Un giorno sono arrivata al lavoro, ho chiesto al responsabile la mascherina e mi hanno dato la salvietta Swiffer, quella che si usa per pulire i pavimenti dalla polvere. Non mi sembrava sicura la cosa, allora ho dovuto usare una mia mascherina che avevo portato da casa”.

A quanto pare non tutte le aziende riescono a proteggere i dipendenti nel migliore dei modi, anche perché non ci sono regole uguali per tutti in merito, dunque ogni punto vendita si attrezza come meglio può. Inoltre è inequivocabile la difficoltà di reperire questi presidi di sicurezza, soprattutto in grandi quantità come servono ai grandi supermercati con tanti dipendenti.

Le condizioni sono migliori per Alice, che lavora come cassiera per un negozio di prodotti per animali: “L’azienda tutte le settimane fornisce le mascherine e i guanti usa e getta a tutti i dipendenti. Inoltre alle casse è stato messo il gel per le mani e anche la protezione in plexiglass con una fessura per pagare, come alle Poste per intenderci, anche se spesso le persone non capiscono e stanno di lato per darti la tessera o i soldi”.

GLI IRRESPONSABILI: COMPRATORI COMPULSIVI E ANZIANI – Nei primi mesi dell’epidemia, molti si comportavano in maniera irresponsabile, sottovalutando il pericolo del contagio, rischiando di mettere in pericolo loro stessi e gli altri. Ora le cose sono un po’ diverse. Secondo Sara, “fortunatamente le persone fanno spese importanti, vedo sempre i carrelli  pieni. Forse si è finalmente capito che si deve fare spesa una volta a settimana, per evitare di tornare spesso”. Se da una parte è in aumento il senso di responsabilità, non sono stati di certo estirpati tutti i comportamenti disdicevoli, “la gente continua a fare assembramenti nelle corsie, io ne continuo a vedere, noi più di fare gli annunci agli altoparlanti interni per ricordare di rispettare la distanza di un metro e di ricordarglielo anche a voce quando li vediamo non sappiamo che fare. Il più delle volte non se ne rendono nemmeno conto di essere tutti così vicini”.

“In ogni caso gli anziani sono quelli più irresponsabili di tutti – continua Sara – tornano a fare spesa ogni due o tre giorni, vogliono entrare in coppia marito-moglie e tante volte non hanno la mascherina”. La tendenza degli anziani a trascurare le regole ci viene confermata anche da Anna che lavora in un piccolo supermercato in Piemonte: “Molti di loro non rispettano le regole, vengono più volte al giorno, non mettono la mascherina e neppure mantengono la distanza di sicurezza e si giustificano dicendo ‘tanto io sto bene'”. Sembra paradossale che una buona parte di anziani si dimostrino come le persone meno inclini a seguire le regole, dato che secondo le statistiche sono i più vulnerabili al virus.

Al peggio non c’è fine poiché alcuni clienti si danno ai più disparati acquisti anche in tempi di emergenza sanitaria globale: “Abbiamo dovuto mettere i cartelli per invitare a non prendere beni che non sono di prima necessità, come i biscottini per cani, i giochi, i guinzagli e le cucce – racconta Alice che lavora in un negozio di articoli per animali – abbiamo dovuto specificare con i cartelli che l’oggettistica non è bene di prima necessità. I clienti poi stavano lì anche tanto tempo a scegliere e guardare tutto. Le persone a mio parere non hanno ancora capito bene”. Infine Anna aggiunge che alcuni “fanno la fila di 20 minuti solo per comprare una bottiglia di Prosecco, perché a casa non hanno nulla e devono fare aperitivo”. Sembra proprio che la mania per quanto riguarda lo shopping (e per l’alcool) non sia stata scalfita.

COSA VA A RUBA TRA LE CORSIE? –  “Le cose più comprate sono i surgelati, farine, lievito e anche la passata di pomodoro; prima nessuno ne chiedeva così tanta, adesso la gente mangia in casa e ha molto più tempo per cucinare. Mentre per legumi, frutta e verdura non abbiamo problemi, sono praticamente tutti presenti” spiega Sara. Non sono solo i generi alimentari ad andare a ruba, ma anche cose apparentemente meno utili. Una delle cose più in voga è la ricerca dei surrogati delle mascherine: “Visto che le mascherine non si trovano così facilmente, le persone vengono in negozio per cercare i pannolini e le traversine (panni assorbenti) per i cani e farsi le mascherine in casa con quelle“, racconta Alice. E continua “ne ho visti di clienti con i pannolini del cane in faccia! Ci chiamano anche in diversi per chiedere se li abbiamo in negozio, dicendoci proprio che li cercano per farci le mascherine. In effetti ho visto che ci sono tanti video su Youtube che mostrano come farle con questi prodotti perché sono assorbenti/filtranti e da un lato hanno la plastica che funge da barriera. Non credo sinceramente che però siano molto sicure…”. Le mascherine fai da te non proteggono infatti da nessun tipo di virus, ma anzi possono far sentire le persone apparentemente più sicure, abbassando di conseguenza la soglia di attenzione a seguire le altre norme di sicurezza come il rispetto della distanza di un metro. L’Organizzazione Mondiale della Sanità sconsiglia di utilizzare mascherine fai da te, ma di utilizzare solo mascherine certificate.

EROI DEL QUOTIDIANO –  Nelle circostanze che abbiamo descritto, il lavoro diventa molto stressante, ma fortunatamente molti datori di lavoro cercano di rendere le ore lavorative più tranquille e sicure, come racconta Sara: “Nel mio reparto mi vengono molto incontro,  il direttore ci dà la possibilità di gestire al meglio gli orari di entrata e uscita. Però il lavoro rimane stressante perché hai sempre la mascherina, che è davvero fastidiosa se portata per lungo tempo e poi devi stare sempre attento a stare lontano dalle persone. Non basta più restare solamente concentrati sul lavoro, ma devi stare sempre attento anche sulle norme di sicurezza, a come ti muovi e a quello che tocchi”. Anna invece racconta che “C’è più stress che stanchezza fisica, perché stare dietro a tutti e fare seguire le regole non è semplice, però alla fine le giornate passano più veloci e senza momenti fermi. Arrivo a casa distrutta ma soddisfatta del mio lavoro“.

Durante questa crisi sanitaria, gli addetti e le cassiere dei supermercati si sono trovati in poco tempo a dover ricoprire un ruolo fondamentale per la nostra società. Certo non sono medici, infermiere o ricercatori scientifici, ma sono quelli che vanno ogni giorno al lavoro per permettere a chi è a casa di poter fare ancora la spesa. Per ringraziarli bisognerebbe soltanto seguire le norme di sicurezza e trattarli con rispetto e soprattutto ricordarsi che la spesa non è uno svago e che se i supermercati sono ancora aperti è solamente grazie a loro.

di Davide Sereni

 

 

 

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