Come funziona veramente il 5G? Rispondono gli studenti di ingegneria dell’Università di Bologna

TUTTO QUELLO CHE C'È (E NON C'È) DA SAPERE SUL 5G: STUDENTI COMBATTONO LE NOTIZIE DISTORTE AL TEMPO DEL COVID-19

Nell’ambito della tecnologia mobile, in perenne sviluppo e movimento, l’ultimo arrivato a far discutere è il 5G, standard tecnologico di nuova generazione della rete mobile. Al momento ancora in fase sperimentale questa evoluzione porterà con grande probabilità diversi cambiamenti a livello di comunicazione, sia nelle modalità che nelle performance.

Le molteplici discussioni che si sono aperte a proposito di questo nuovo implemento della rete si sono concentrate soprattutto sull’impatto del 5G, in particolare sulle possibili ripercussioni a livello ambientale e sulla salute dell’uomo.

Di fronte a questo dibattito tecnologico, scatenato anche dal tweet di Gunter Pauli – consigliere economico del premier Giuseppe Conte – sono state molte le smentite arrivate dal mondo scientifico e dagli addetti ai lavori del mondo delle telecomunicazioni.

Al fine di sfatare alcune notizie infondate, ma soprattutto con l’obiettivo di informare più persone possibili, un gruppo di giovani studenti di ingegneria dell’Università di Bologna ha aperto un canale Instagram dal nome Impactof5G: Stop Fake News. Da un’idea di Giampaolo, dottorando in telecomunicazioni, con il supporto di altri studenti di ingegneria, la pagina Instagram ha tagliato il nastro con una diretta social andata in onda nel pomeriggio di martedì 14 aprile. Durante i primi minuti della live si è chiarita la volontà di sfatare alcune convinzioni attraverso spiegazioni semplici e basate su dati scientifici, in modo da fornire concetti accurati e comprensibili da tutti. 

5G E CORONAVIRUS: DUBBI E VERITÀ SULLA QUINTA GENERAZIONE – In poco meno di un’ora di diretta social sono stati chiariti diversi aspetti del 5G partendo dalla lettura di fake news, che sono state sviscerate e smontate attraverso studi scientifici e dati comprovati. Come ci spiegano gli esperti, il 5G non è una tecnologia completamente innovativa ma una quinta generazione dal punto di vista radiomobile, un’estensione con aumento di performance che permetterà a diversi dispositivi tecnologici di dialogare tra loro. Questo nuovo standard è strettamente collegato alle precedenti generazioni di reti cellulari, 2G, 3G e 4G. Infatti, la maggioranza delle frequenze che verranno utilizzate saranno quelle del 4G con poche eccezioni. 

Durante la live, sono stati ripresi diversi dibattiti scatenatisi sul 5G. Uno di questi si concentra sull’esistenza di una connessione tra Covid-19 e 5G per via di una possibile comunicazione tra batteri. Tutto parte da uno studio del 2011 dal titolo Elettromagnetic Signal for Bacteria DNA che affronta l’argomento della comunicazione tramite onde elettromagnetiche dei batteri. Tuttavia questo studio riguarda i batteri e non i virus come il Covid-19, su cui gli scienziati non si erano specificatamente espressi.

Si parla poi di Wuhan come epicentro del 5G e del Nord Italia. La Cina, già a partire da novembre 2019 aveva fatto diversi investimenti per lo sviluppo del 5G nelle più grandi città cinesi come Shanghai e Pechino, non solo a Wuhuan. Inoltre è chiaro che la fine dell’epidemia non combaci con la fine della sperimentazione tecnologica. Riguardo all’Italia – ci spiegano gli studenti – esistono attualmente solo antenne 4G potenziate e il voltaggio delle onde nel nostro paese è molto inferiore rispetto all’estero e alla Cina. Le due cose quindi non sembrano affatto correlate. 

5G E IMPATTO SUGLI INDIVIDUI: TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE – Notizie contrastanti arrivano anche dal punto di vista dell’esposizione a campi elettromagnetici. Come spiegano gli studenti, esistono degli enti internazionali come l’International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection (ICNIRP) che già dal 1998 ha emanato raccomandazioni a riguardo. Una serie di linee guida che in Italia sono state attuate tramite direttive dal 2013. Diversi scienziati e gruppi indipendenti hanno condotto degli studi per range di frequenza fino ai 300 GHz, segnando il limite per radiazioni non ionizzanti. Ciò significa che queste onde non causano danni a livello molecolare al corpo umano: gli unici effetti confermati sono reversibili, come quello dell’innalzamento della temperatura del corpo causa assorbimento di onde.

Foto: ilsalvagente.it

Di conseguenza il CNIRP, con il sostegno dell’OMS, ha decretato vari limiti di esposizione riferiti all’intensità di campo elettrico. Il limite posto è di 61 Volt/metro per le frequenze maggiori di 2 GHz. In Italia, per decreto interministeriale abbiamo il limite di 6 Volt/metro per tutte le frequenze. Inoltre, la World Health Organization non ha stabilito altro nesso con probabilità al 100% se non quello dell’effetto termico. Anche altri enti, come l’IARC (Agency for la Research on Cancer), hanno studiato le probabilità di insorgenza di cancro a causa delle onde elettromagnetiche. Queste sono state classificate come 2B, ovvero “possibilmente cancerogene” dove “possibilmente” significa che c’è evidenza limitata negli esseri umani e meno che sufficienti negli animali. Per dare un ordine di grandezza, nella stessa categoria sono compresi i campi a bassa frequenza degli elettrodomestici (aspirapolvere), ma anche il talco, i sottaceti, l’acido caffeico. 

NUOVE ISTALLAZIONI E MIGLIORAMENTO DELLE PERFORMANCE – L’ultima parte della diretta degli studenti, si muove attorno al problema delle nuove istallazioni. Come spiegano, queste sono in realtà diversi tipi di antenne che, probabilmente nei prossimi anni, saranno di numero maggiore rispetto a quelle attuali. Questo perché, con buona probabilità, interesseranno le frequenze delle onde millimetriche, queste a parità di potenza hanno una frequenza più alta (da 24 a 52,6 GHz) e sono in grado di trasmettere grandi quantità di dati su brevi distanza. A tal proposito tendono ad avere una propagazione più difficoltosa per cui è necessario un maggior numero di istallazioni di antenne.

Il concetto innovativo del 5G è che questo focalizza la trasmissione su un dispositivo che è in procinto di comunicare. Solitamente un dispositivo non in connessione attiva – ovvero quando non utilizza la rete direttamente (per scaricare file, per ricercare, ecc.) – riesce comunque a comunicare attraverso le onde elettromagnetiche. Tuttavia, questa comunicazione non è continua e non ha gli stessi livelli di potenza di un device attivo. A differenza della precedente generazione, il 5G nel momento in cui un utente diventa attivo cerca di focalizzare la radiazione solo su quel dispositivo in modo da minimizzare l’esposizione sul resto dell’area. Con buona probabilità attraverso questo nuovo standard si ridurranno di dieci volte le trasmissioni delle antenne 5G nelle frequenze rispetto al precedente 4G.

Con una base di dati ferrea, una preparazione sul campo e qualche accorgimento tecnico, il lavoro di questi ragazzi, partito da Instagram è rivolto ai giovani e meno giovani.  Questa prima infarinatura sul 5G, sulle sue caratteristiche tecnologiche, sui suoi pro e contro, sarà seguita da altre dirette con esperti e studiosi del campo. Nonostante il canale di trasmissione non proprio tradizionale, le informazioni e gli studi proposti dal canale Instagram Impactof5G possono essere utili per tutti gli utenti che vogliono avere una visione più ampia e consapevole del mondo che ci circonda.

di Eleonora Ciaffoloni

1 Commento su Come funziona veramente il 5G? Rispondono gli studenti di ingegneria dell’Università di Bologna

  1. È possibile avere il contatto degli studenti di Bologna per invitarli ad una serata informativa?
    Grazie

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