L’arte di vincere: la vera storia della rivoluzione del baseball

UN GENERAL MANAGER ED UN LAUREATO: LA PASSIONE IN COMUNE E LA VOGLIA DI SCRIVERE LA STORIA DELLO SPORT

 

Ormai le statiche e le raccolta dei dati da custodire, gelosamente, nei database delle società sportive professionistiche (e non) sono una prassi. Ma chi è stato il capostipite del far coadiuvare gioco e matematica?

TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE – Moneyball è un il titolo del film americano diretto da Bennett Miller (che ha diretto il film Truman Capote – A sangue freddo nel 2005 ed Foxcatcher – Una storia americana nel 2014). Il cast della pellicola è di prim’ordine: Brad Pitt e Jonah Hill sono le due star del film. Altri attori di assoluta fama sono Robin Wright, Philip Seymour Hoffman (il quale vinse l’Oscar al miglior attore per il film biografico Truman Capote – A sangue freddo), Chris Pratt, Kathryn Morris, Stephen Bishop, Ari Zagaris, Sergio Garcia, Olivia Dudley ed Erich Hover. Il genere del film americano è drammatico. La durata del film è 126 minuti ed è uscito in data 27 gennaio 2012.

LA STORIA, VERA, DI MONEYBALL –L’arte di vincere è tratto dall’opera di Michael Lewis “Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game”, e narra la vera storia degli Oakland Athletics e del loro general manager Billy Beane. Billy Beane è il general manager degli Oakland Athletics, un team di baseball americano che non riesce ad emergere e ai quali brucia ancora una logora sconfitta, incassata all’ultima partita della stagione 2001, contro i più attrezzati New York Yankees. Beane ha come unico obiettivo la vittoria di un trofeo e  decide di rivoluzionare la squadra, creando un assetto innovativo. Per farlo s’inventa una politica molto impopolare e all’epoca discutibile: senza ascoltare le opinioni degli esperti (osservatori, dirigenti ed altre figure di spicco del baseball che giravano intorno alla società), Beane decide di vendere “i pezzi da 90” (ovvero i giocatori migliori) e puntare tutto su un giovane talento. La scelta ricadde su Peter Brand; il quale non è una figura di spicco del baseball ma, bensì, un “normale e comune” ragazzo laureato presso l’Università di Yale. Il giovane ha una passione infinita per il baseball ed ha inventato, e perfezionato con il tempo, un sistema informatico infallibile per scovare i giocatori migliori a prezzi “di saldo” compatibili con le finanze messe a disposizione dalla società.

DATI E STATISCHICHE – Il sistema messo a punto dal giovane laureato di Yale si basa sulle schedature dei giocatori: in base al rendimento e alle percentuali che indicano il numero di volte in cui è stata raggiunta una base senza aiuto di penalità. La qualità del campione viene sostituita da una serie di statistiche matematiche, allontanando il preconcetto che viveva su molti giocatori. In pochissimo tempo le stranezze fisiche (come la camminata, la corsa, il lancio della palla, la tecnica per colpire) e l’età del giocatore non sono considerate come discriminanti. Inizialmente nessuno, fra dirigenza e allenatore, sembra credere in questa folle impresa.

L’inizio è duro: il mister non vuole applicare alla lettera le istruzioni date dal giovane laureato e dal GM. Solo dopo un avvio tremendo e molta pressione iniziano ad arrivare le vittorie: i traguardi non si fanno aspettare a lungo, talmente tanto che quando il general manager viene messo di fronte ad una decisione importante opta per quella meno scontata, perché, come dice lui: “Non si può non essere romantici quando si parla di baseball”.

I PROTAGONISTI – Questo film del 2011, diretto da Bennett Miller, ed oggi disponibile sulla piattaforma streaming Netflix, narra – attraverso il gioco del baseball – alcune dinamiche della società americana. L’attore Brad Pitt interpreta magistralmente Billy Beane che rappresenta tutte le caratteristiche di chi non potrà mai vivere e volere il sogno americano: mangiatore compulsivo, insicuro, poco consapevole del talento, vive la sua esistenza continuamente in un limbo tra i successi e le sconfitte. Ha la forza di tenere fermi i suoi ideali: conserva quella “sana follia” che gli fa puntare tutto su un’idea innovativa, mai provata e assolutamente rischiosa.

Altri due elementi di grande spessore nel film sono il complicato rapporto con la figlia adolescente e le grandi scene girate con Brand, ovvero Jonah Hill. Il GM ed il laureato sono le due colonne portanti di questo film. Il finale non verrà spoilerato, nel caso non lo abbiate ancora visto: accendete subito Netflix. Non ve ne pentirete. Se vi piacciono sport, romanticismo e statistiche può diventare il vostro film preferito.

di Alessandro Borasio

1 Commento su L’arte di vincere: la vera storia della rivoluzione del baseball

  1. è una lezione di vita
    spero di avere lo stesso successo

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