Quale futuro per il Verdi di Parma? L’aeroporto fa discutere la città

DOPO ANNI DIFFICILI, L'AEROPORTO SEMBRA IN PROCINTO DI AVVIARE FINALMENTE I SUOI PROGETTI MA ACCESE SONO LE PROTESTE DEI NOCARGO. NELLA STESSA CITTA' C'E' PERO' CHI STUDIA PROGETTI ALTERNATIVI E SOSTENBILI

L’aeroporto Giuseppe Verdi, dopo anni difficili, ha ottenuto la resa di agibilità sull’intera pista a giugno 2020 (con qualche mese di ritardo rispetto a quanto preventivato a causa dell’irrompere della pandemia) potendo così avviare il Piano di Sviluppo del traffico commerciale.

“Ovviamente, data la situazione pandemica- commenta Federico Wendler, direttore generale di Sogeap che gestisce l’aeroporto – non possiamo fare paragoni con gli anni precedenti. L’unica cosa che mi sento di dire è che, a fronte di un calo passeggeri a livello nazionale dell’83%, l’aeroporto di Parma si trova su quote sicuramente inferiori”.

Dopo pochi mesi dalla ripresa dell’attività a seguito del lockdown, il Verdi ha potuto rendere disponibile una nuova tratta con Trapani. “Per noi è stato un successo anche solo mantenere, dopo le restrizioni per il Covid-19, le due tratte su Cagliari e Chișinău; a queste abbiamo aggiunto il volo su Trapani che rimarrà per i prossimi tre anni, in attesa di nuovi collegamenti”.

La situazione sembra sbloccarsi anche per quanto riguarda la questione del mall- Urban District, posto sotto sequestro giudiziario nel settembre del 2018: dopo quasi due anni di contenziosi, sembra che la società immobiliare e l’Amministrazione Comunale siano sulla strada di un’intesa per garantire l’immediata ripresa dei lavori secondo le prescrizioni imposte da Enac.

Allungamento della pista e cargo

Come già abbiamo avuto modo di riportare, nel prossimo futuro dell’aeroporto di Parma vi sono, però, anche importanti interventi strutturali, finalizzati a sviluppare il settore del trasporto merci. Innanzitutto è in programma l’ampliamento della pista di decollo/atterraggio dai 2124 metri attuali ai 2880 metri, con conseguente possibilità di ospitare aerei di classe E (e non più solo di classe C) con un’apertura alare fino a 65m. Si prevede, inoltre, la realizzazione di un terminal cargo in zona sud e hangar per aerei privati a fianco dell’attuale aerostazione.

“Oggi sulle nostre autostrade transitano quotidianamente decine di migliaia di camion in partenza da Parma e da altre città emiliane, in direzione di Malpensa- commenta Wendler. La presenza di uno scalo merci, in grado di coprire il trasporto delle eccellenze del territorio, permetterebbe di ridurre notevolmente l’impatto di CO2 da trasporto su gomma”.

Di parere opposto la gran parte delle associazioni ambientaliste locali, schierate a fianco del comitato spontaneo NoCargoParma: “Uno scalo merci nella nostra città – commentano gli attivisti- non farebbe altro che aumentare il traffico, già insostenibile, sulle nostre strade, senza considerare le emissioni degli stessi aerei”.

A ciò si aggiunge la questione relativa all’impatto acustico: “Nella zona compresa tra i 600 metri e 1,5 km dalla pista – spiega Andrea Torreggiani, rappresentante del Comitato NoCargoParma- gli studi che abbiamo realizzato in collaborazione con ISDE (International Society of Doctor for Environment) dimostrano che vi sarà un livello di rumore pari a 70-75 dB. In quest’area si trovano migliaia di persone, con ben sei scuole tra infanzia, elementari e medie: i rischi per la salute non sono trascurabili”.

A questo il direttore generale dell’aeroporto di Parma, Wendler, replica: “La Valutazione d’Impatto Ambientale non può che basarsi sul parere di esperti competenti in materia. Il fatto che questa sia stata approvata dimostra che non vi è alcun pericolo concreto per la salute dei cittadini”.

Una nuova Valutazione di Impatto Ambientale alle porte?

Proprio la VIA ha riacceso il focolaio delle polemiche attorno all’aeroporto, in realtà mai sopito: il 17 aprile scorso, la commissione di Valutazione d’Impatto Ambientale (in carica dal 2008 e da tempo in deroga al proprio mandato) ha dato parere favorevole al Piano di Sviluppo Aeroportuale (PdRA) del Verdi, scatenando l’ira del comitato NoCargoParma.

Gli attivisti hanno quindi invitato il ministro dell’ambiente Sergio Costa a sottoporre la questione alla nuova Commissione Via, insediatasi il 5 agosto scorso, rilevando alcuni punti critici della prima valutazione. “Non possiamo accettare – commenta sempre Andrea Torreggiani di NoCargoParma – che si trascuri completamente il difetto genetico dell’aeroporto: il Verdi sorge in un’area altamente popolata, con forti rischi in caso di incidente aereo e con gravi danni in termini di impatto ambientale e acustico. L’ampliamento previsto non potrà che peggiorare questa situazione già da tempo intollerabile”.

Piccata la replica del direttore generale di Sogeap: “Spiace solo che su questa cosa si inventino i numeri, senza alcuna aderenza alla realtà: sento spesso parlare di una cinquantina di minacciosissimi aerei cargo in arrivo su Parma, quando per il 2030 prevediamo (nella migliore delle ipotesi) 8 voli al giorno, inclusi quelli commerciali”.

La richiesta di interrogazione parlamentare

Non sappiamo se gli attivisti saranno in grado di attirare l’attenzione del Ministro Sergio Costa, certo sono stati in grado di suscitare l’interesse del deputato grillino Davide Zanichelli che, il 19 ottobre scorso, ha presentato allo stesso ministro la richiesta di un’interrogazione parlamentare sull’aeroporto di Parma.

“L’attenzione del Movimento 5 Stelle a proposito risale ad almeno una decina di anni fa. – dichiara il deputato Zanichelli – La questione, però, è tornata d’attualità a seguito dell’approvazione del VIA lo scorso aprile”. Legato da tempo alla città di Parma, dove ha conseguito la Laurea in Ingegneria Informatica, Zanichelli ha così deciso di approfondire la questione al fianco degli attivisti. “Ho letto con attenzione le carte dei legali del comitato NoCargo e le perplessità sollevate mi sono sembrate tutte ragionevoli. Purtroppo il limite di 600 caratteri imposto alle richieste di interrogazione parlamentare ci ha impedito di portare in sede parlamentare tutti gli argomenti del comitato e così abbiamo preferito concentrarci sulla sola tematica ambientale. Smentire una commissione VIA non è semplice per mille motivi – aggiunge Zanichelli – e, teoricamente, la richiesta potrebbe cadere nel dimenticatoio, ma il fatto mi sembrava politicamente ed eticamente rilevante: almeno la questione è tornata oggetto del dibattito”.

Ancora una volta critico è Federico Wendler: “Chiedere una ulteriore valutazione ogni qualvolta si nomini una nuova commissione è semplicemente folle: se questa è la logica, alla nomina di un nuovo amministratore delegato, l’azienda dovrebbe ridiscutere tutti i contratti  firmati”.

Il dibattito, dunque, è quanto mai acceso.

Per una viabilità aerea de-carbonizzata

Ma nel frattempo nella stessa Parma si guarda anche alla green transition, che non potrà non coinvolgere anche la viabilità aerea. Dal 1° novembre 2020, infatti, avrà inizio l’attività del progetto europeo “Copenhagen Airport: a Lighthouse for the introduction of sustainable aviation solutions for the future”. Coordinatore dell’iniziativa è l’aeroporto di Copenhagen, assieme ad altri 14 partners europei tra i quali figura anche l’Università di Parma, unico partner italiano ad aver aderito, al fianco dell’aeroporto di Roma Fiumicino.

L’iniziativa, che rientra nell’ambito del Programma Quadro Europeo per la Ricerca e l’Innovazione Horizon 2020, ideato nel 2014 e giunto ormai al capolinea, si muove su un duplice orizzonte: due terzi dei 12 milioni di euro sono destinati allo sviluppo di infrastrutture in grado di accogliere un’aviazione del futuro completamente decarbonizzata, mentre la parte restante di investimenti è finalizzata alla promozione di soluzioni di smart energy all’interno delle stesse strutture aeroportuali.

L’Università di Parma è impegnata su entrambi i fronti: “Per quanto riguarda i combustibili sostenibili – spiega Mirko Morini, coordinatore del progetto per l’Unipr – ci stiamo concentrando soprattutto sullo studio di elettrocombustibili, anche grazie all’esperienza pregressa del progetto ECO2, metano sintetico ottenuto da H e CO2, catturato in siti industriali e che garantirebbe un doppio vantaggio: oltre ad essere un carburante a bassissimo impatto ambientale, l’ECO2 permetterebbe di chiudere la filiera eliminando buona parte della CO2 oggi liberata in atmosfera”.

A ciò si aggiunge lo studio di nuove strategie per ridurre lo spreco energetico all’interno delle strutture aeroportuali. “Se un tempo si poteva lavorare tentando di aumentare l’efficienza (e quindi la capacità della macchina di utilizzare meno risorse, pur mantenendo inalterate le prestazioni) dei nostri impianti energetici – prosegue Morini- oggi ci troviamo di fronte alla necessità di migliorare la gestione del sistema complessivo, tramite particolari algoritmi”.

All’Università di Parma spetterà, in particolare, lo studio di tecnologie smart che siano in grado di prevedere i cambiamenti di temperatura della struttura. “Non siamo in un ufficio – spiega Morini- dove è possibile prevedere quante persone occuperanno l’ambiente e per quanto tempo. Un aeroporto è soggetto a continue variazioni termiche, legate al calore corporeo dei passeggeri in transito: pertanto, stiamo tentando di sviluppare algoritmi che permettano, ad esempio, di ridurre leggermente il riscaldamento all’arrivo di un numero cospicuo di passeggeri, causa, già di per sé, di un aumento della temperatura”.

Obbiettivo del progetto è la completa decarbonizzazione dell’industria aeroportuale entro il 2050. “Un obiettivo possibile. – commenta Morini – Sotto il punto di vista tecnologico negli ultimi vent’anni sono stati fatti passi da gigante. Ora però serve una radicale trasformazione del paradigma culturale. Banalmente: oggi spesso si valuta l’efficienza di un sistema di riscaldamento sulla base del calore del termosifone e non sull’effettiva temperatura di una stanza, tanto che siamo costretti a tenere l’impianto sempre acceso a bassa intensità, con un notevole spreco in termini energetici”.

Come due rette parallele

Il comparto aereo sembra, dunque, destinato ad occupare una buona parte del dibattito cittadino dei prossimi anni: da un lato grazie all’adesione dell’Università al progetto ALIGHT, dall’altro con l’ampliamento del Verdi di Parma.

Accusato spesso dagli attivisti di guardare solo al profitto, trascurando la tematica ambientale, Wendler replica con forza: “La sostenibilità dei nostri progetti è sempre il primo dei parametri che prendiamo in considerazione -sostiene – e parlo da cittadino, ancor prima che da direttore generale dell’aeroporto”.

Due visioni, quindi, quella dell’Università di Parma e quella del Diretto Generale dell’Aeroporto, piuttosto simili, ma che fino ad ora non hanno portato ad un progetto comune: possiamo solo sperare che i due binari, da tempo paralleli, riescano a incrociarsi in nome di un futuro del territorio più sostenibile.

 

di Filippo Pelacci 

4 Commenti su Quale futuro per il Verdi di Parma? L’aeroporto fa discutere la città

  1. Stefano Cantoni // 5 novembre 2020 a 14:41 // Rispondi

    Quella dei Cargo è l’ennesima invenzione per continuare a maturare perdite nei bilanci, come avviene ormai da trenta anni, ripianate dal pubblico e dai privati proprietari della società di gestione. Seguo da tempo le vicende dell’aeroporto, abitando a Baganzola e ormai è così, ogni 6/7 anni quando non si sa più come tenerlo aperto, con qualche milione di debiti in più, spariscono gli amministratori, ne subentra uno nuovo e s’inventa un nuovo piano industriale di sicuro successo (!!), salvo poi far finta di nulla e passare ad un nuovo ulteriore. Non vi è nulla di commercialmente credibile in questo progetto, tanto più che funzionano sia Bologna che Brescia Montichiari proprio per i Cargo a meno di 100 km da Parma… Ma visto che ci sono criticità importanti – e prescrizioni- se ci tengono davvero al contesto ambientale perchè non usare una parte dei tanti milioni che serviranno, per variare l’angolazione della nuova pista di qualche grado ed evitare così il sorvolo del centro abitato, delle scuole e asili in zona?

  2. Gentili studenti, ma ci siete o ci fate??? Emerge dal l’articolo pesantemente la vostra posizione a favore e di sogeap a cui lasciate l’ultima parola senza contraddittorio ! Rumore: sogeap dice che il
    Rumore interesserà solo il sedime aeropotuale!!!! Che bello! Ma siccome sarebbe l’unico caso al
    mondo, non vi è venuto in mente di domandargli come riesce a farlo???? Vi invito a cercare con Google rumore-aeroporto…. vi si aprirà un mondo!!! Inquinamento: sogeap e universita secondo voi hanno una visione simile perché entrambi portano avanti progetti sostenibili!!! Direi il totale contrario : se fosse vero che un aeroporto cargo rappresenta un progetto sostenibile come inquinamento, le ricerche del Prof . Morini non sarebbero importanti bensì inutili!!!! Si fa ricerca per decarbonizzare gli aeroporti proprio perché sono una fonte di inquinamento allucinante!!! Ragazzi, sveglia …non fate governare le vostre opinioni dagli interessi economici di pochi!!!

    • Secondo noi dovrebbe invece rileggere meglio l’articolo… dove non ci sono opinioni personali di chi scrive ma bensì vengono riportate le due posizioni contrastanti senza nessun commento dello scrittore. Nella conclusione si auspica solo che il progetto dell’università possa aiutare Parma a essere più sostenibile visto che ora non è così e ne siamo tutti consapevoli. E se per lei riportare le parole di chi non è d’accordo con lei vuol dire essere di parte, beh allora non ha ben chiaro come funziona il dibattito e il giornalismo. Provi a rileggere l’articolo… senza giudizi di parte (i suoi questa volta).

  3. Cristina T. // 6 novembre 2020 a 16:25 // Rispondi

    Da privato cittadino mi chiedo: se gli studi sulla decarbonizzazione sono a così lungo termine (2050), perché inquinare oggi Parma con un incremento esponenziale di voli? Non sarebbe più sano investire sullo sviluppo del trasporto su rotaia? Inoltre, vorrei chiedere all’AD di Sogeap di spiegarmi come i cargo servirebbero ad alleggerire l’inquinamento del trasporto su gomma:le merci che arriverebbero in aeroporto, come arrivano poi alle aziende destinatarie? Sulle biciclette?

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