L’aeroporto non decolla, lo scalo parmense continua a vivere nel dubbio

MANIFESTAZIONI AMBIENTALI, AMPLIAMENTO E PRESUNTE NUOVE ROTTE: LA SITUAZIONE DEL "GIUSEPPE VERDI"

L’aeroporto Giuseppe Verdi di Parma si arricchisce di nuovi tasselli. Gli attivisti del movimento Fridays For Future si sono ritrovati in piazza Garibaldi per manifestare contro l’operazione di ampliamento dello scalo. Il progetto, iniziato decine di anni fa, è ancora al centro della discussione ed è tornato prepotentemente alla ribalta con il servizio dell’inviato di “Striscia la notizia” Moreno Morello.  Qual è la situazione oggi?

LE ACCUSE E I RISCHI – Le conseguenze del piano secondo i manifestanti porterebbero a un peggioramento della vita dei Parmigiani a causa di un maggior inquinamento acustico e ambientale. L’ampliamento dell’aeroporto, che si trova 3 km a nord-ovest dal centro della città, lungo la via Emilia, comporterà per gli attivisti un maggiore afflusso di aerei cargo. La conseguenza sarà l’aumento del rumore nelle zone limitrofe della pista e un livello di inquinamento più alto, che si aggiunge alle attività cargo di TIR e auto nelle tangenziali. Sulla stessa linea di pensiero il comitato No CargoAndrea Torreggiani è intervenuto a Baganzola, nell’appuntamento organizzato da comitati e associazioni per discutere del piano di sviluppo dell’aeroporto affermando che “i cittadini per il comune non esistono e vogliono soffocarci con l’inquinamento. Lo sviluppo non può essere barattato con la salute delle persone”. Anche Legambiente già dal 2016 dimostrò “diffidenza per il cambiamento della vocazione aeroportuale da passeggeri a cargo e per le modalità arroganti con cui lo si vorrebbe imporre alla cittadinanza”.  Tra i dubbi dell’associazione la salute dei cittadini in particolare dei residenti a Baganzola, Roncopascolo e Fognano;  il numero dei voli troppo basso per consentire una sana gestione dell’aeroporto a livello economico; la cementificazione di area agricola; la maggior parte delle spese a carico dei cittadini e infine l’affidabilità relativa all’accordo con Etihad per il progetto cargo. Legambiente inoltre ha fatto sapere che l’ENAC, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, ha respinto per 4 volte nel corso dell’anno 2019 il piano di rischio aeroportuale (PRA) proposto dal Comune di Parma. Il fulcro del problema sembra essere quello del mall, il mega centro commerciale il cui cantiere è già stato aperto ma posto dopo pochi mesi sotto il sequestro della Procura. La costruzione si scontra con il piano di rischio. Se da una parte le autorizzazioni per il centro commerciale ci sono, dall’altra si riscontrano problemi con il piano di rischio dello scalo e quindi l’allungamento della pista e lo sviluppo del cargo.

Cartello di protesta esposto durante la manifestazione contro l’ampliamento dell’aeroporto di Parma.

LA QUESTIONE CARGO – Punto fondamentale nell’ampliamento dell’aeroporto. Quattro anni fa Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia-Romagna dal 2014, dichiarò che “nel raggio di 250km da Parma si produce il 59% del Pil italiano e il 74% delle merci destinate all’export”, sottolineando come lo scalo parmense sia localizzato in una posizione strategica per il mercato. Magazzini per lo stoccaggio, la preparazione dei bancali da imbarcare oltre a un centro di manutenzione all’avanguardia. Al progetto cargo si interessò Ethiad, il terzo operatore cargo al mondo, che nelle parole di Guido Dalla Rosa Prati, presidente della Sogeap, “ha già firmato un contratto ed è interessato a spedire direttamente da Parma”. Tutto questo accadeva nel 2016.

IL PROGETTO – Il piano strategico 2016-2020 di Sogeap, la società che gestisce l’aeroporto, riguardava l’ampliamento della pista da 2.124 metri a 2.960; la creazione di nuovi magazzini, hangar e parcheggi oltre il collegamento con le altre infrastrutture. Solo nel 2019 sono iniziati i lavori di ampliamento della pista: dal 3 al 15 novembre dello stesso anno lo scalo ha chiuso per consentire l’avvio dei primi lavori. L’allungamento dovrebbe iniziare da quest’anno per poi concludersi entro il 2022 e sarà lunga ottanta metri in meno rispetto a quanto dichiarato nel piano di ampliamento, 2880 metri. I rischi di chiusura, che circolano da diversi anni a causa delle continue perdite a livello economico sono state evitate nell’ultimo periodo grazie all’aumento di capitali da parte dell’Unione Parmense degli Industriali, il socio di maggioranza della Sogeap. L’aumento di capitale, di 8,5 milioni di euro, è stato pensato per il futuro dello scalo parmense in previsione di nuovi voli nazionali e internazionali.

I collegamenti però sono ancora avvolti nel dubbio: nell’ultimo periodo si è discusso a riguardo di Parigi e Kiev, in concomitanza con l’evento di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020. L’ipotesi Albania doveva concretizzarsi da dicembre 2019: “Ernest Airlines inizierà a operare da Parma a Tirana con frequenza bisettimanale lunedì e venerdì”. All’inizio del 2020 però l’ENAC bloccò tutto dichiarando in una nota di aver disposto “la sospensione della licenza di esercizio di trasporto aereo passeggeri e merci al vettore Ernest S.p.A. Tale sospensione avrà efficacia a partire dal 13 gennaio 2020 […] Il vettore, pertanto, non potrà più emettere biglietti di viaggio”. Per quanto riguarda i voli nazionali da luglio 2020 riprenderanno i collegamenti con Trapani.

Con sole due rotte settimanali lo scalo parmense in diversi giorni risulta deserto.

LA SITUAZIONE OGGI- Attualmente, le uniche due compagnie che utilizzano lo scalo di Parma sono FlyOne, che effettua un volo per Chisinau, e Ryanair con  la città di Cagliari. Siamo di fronte a una situazione aeroportuale ai limiti del paradossale. Uno scalo che deve sopportare costi elevati e che tiene collegamenti settimanali con sole due destinazioni. Il basso numero di passeggeri in transito, poco più di 100 mila l’anno, relega lo scalo emiliano ad aeroporto di importanza secondaria. Nello specifico, secondo i dati raccolti dall’Associazione Italiana Gestione Aeroporti, da gennaio a dicembre 2019 nello scalo “Giuseppe Verdi” sono confluiti 75.007 passeggeri. I movimenti cargo si attestano nell’ultimo anno sulle 27.2 tonnellate, contro le 48.832,5 del vicino aeroporto di Bologna. Dati decisamente preoccupanti e negativi se confrontati anche solo con il 2017 dove i passeggeri risultano essere il doppio (161.620) e la situazione cargo si aggira su numeri decisamente ottimali (249,5 tonnellate). Del progetto cargo rimane solo l’insegna della Ethiad all’ingresso dell’aeroporto e contemporaneamente sparisce ogni riferimento ad esso nel progetto di ampliamento. I dubbi e i problemi relativi al progetto non modificano il pensiero del Comune di Parma, ribadito in più di una circostanza dal sindaco Federico Pizzarotti: “Non possiamo rischiare di perdere, dopo l’alta velocità, anche un aeroporto internazionale”.

Infine il ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, nell’organo della commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale, ha scritto a Enac in merito all’istruttoria aperta sul piano di sviluppo aeroportuale 2019-2023. L’ente ha presentato al ministero chiarimenti relativi al procedimento di valutazione di impatto ambientale del progetto aeroporto Giuseppe Verdi di Parma – piano di sviluppo aeroportuale 2023. La scadenza per eventuali osservazioni del primo marzo 2020 comporta una sola certezza in mezzo ai tanti dubbi: per lo sviluppo dello scalo e il suo ampliamento servirà ancora tanto tempo.

di Andrea Cicalò

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*