Diritto all’aborto in Polonia, cosa succede? Manifestazioni rallentano il Governo

Le proteste sembrano fare presa sul Governo. Due studentesse polacche ci raccontano come stanno affrontando la lotta per i loro diritti

Fonte: pagina Facebook ” Ogólnopolski Strajk Kobiet “

 

Giovedì 22 ottobre la Corte Costituzionale polacca ha dichiarato l’aborto eugenetico, eseguito quando si prevedono malformazioni del feto, non compatibile con la costituzione. Ciò modifica una legislazione sull’aborto indetta nel 1993, per cui una donna polacca adesso può abortire solamente in due casi: gravidanza causata da stupro e nel caso in cui la gravidanza metta pericolo la vita della madre, nell’ultimo anno sono stati solo il 2% gli aborti nel paese per queste cause. 

“Sono davvero disgustata dalla decisione della Corte. I miei diritti in quanto donna mi sono stati portati via e il fatto che la Corte Costituzionale si mascheri da movimento pro-life mi disgusta ancora di più”. Queste le parole di Gabi, studentessa universitaria polacca che sta seguendo la vicenda con il fiato sospeso come tanti altri suoi connazionali. “Penso che chi si definisce pro-lifer dimentichi che legalizzare l’aborto non significa che ogni donna interromperà la propria gravidanza, ma semplicemente che tutte le donne avranno una scelta che in questo momento non possiedono più”.

La legislazione polacca in materia all’aborto era già una delle più restrittive in Europa, ciò è dovuto alla forte vena cattolica del paese e dal susseguirsi dei diversi governi conservatori negli ultimi anni. Infatti il governo, guidato da una maggioranza formata dai membri di Diritto e Giustizia (PiS), di destra e con ispirazione conservatrice clericale, ha cercato di modificare la legislatura del 1993, già nel 2016 e lo scorso aprile, con delle restrizioni ma senza successo, in seguito a manifestazioni di protesta. A questo proposito è probabile che la decisione della Corte Costituzionale sia stata manovrata dalle forze di Governo, che negli anni scorsi hanno modificato l’assetto della Corte inserendo vari giudici vicino agli ideali dei partiti. La situazione socio-politica in Polonia negli ultimi anni è molto complessa: nella maggioranza di destra, che si spacca e si ricompone, i partiti fanno a gara a chi è più autoritario e illiberale. Molti di questi, tra cui, il già citato PiS, sono appoggiati fortemente dai vescovi polacchi e fondano la loro forza elettorale sul cattolicesimo radicale

Fonte: pagina Facebook ” Ogólnopolski Strajk Kobiet “

Un destino segnato

“Purtroppo mi aspettavo che prima o poi sarebbe accaduto. Il PiS ha la maggioranza in Parlamento, la Corte Costituzionale è praticamente sua e anche la Chiesa Cattolica li ha spalleggiati, avviando petizioni per rendere l’aborto illegale” conferma Danka, studentessa dell’Università di Cracovia e attivista come Gabi, che si dichiara amareggiata per via della decisione presa dai vertici del suo Paese. “Sembra che stiano cercando di emulare la Corea del Nord. Ma la Polonia ha una storia fatta di rivolte: non rimarremo in silenzio”.

E infatti anche in questo caso la risposta del popolo c’è stata, ed è fortissima. Dall’abbrovazione della riforma non si placano le manifestazioni contro il Governo, il Tribunale Costituzionale e la Chiesa Cattolica. Diverse migliaia di persone si sono riversate nelle piazze e davanti agli edifici governativi ed istituzionali di una cinquantina di città. A Poznan ed a Varsavia, i manifestanti si sono introdotti in chiese interrompendo le celebrazioni liturgiche a suon di slogan come Preghiamo per il diritto di abortire

Danka vuole approfondire questo punto: “E’ vero, ci sono state delle proteste anche nelle chiese. Come prevedibile, sono state messe in cattiva luce dalla stessa stampa polacca, ma a quanto so sono sempre state manifestazioni pacifiche. Non sono d’accordo con chi dice che portare la protesta in questi contesti è eccessivo, anche perchè la Chiesa sta lavorando a contatto con il partito di maggioranza. Troppo a contatto per non avere un legame politico con esso”. 

Anche se viene raccontato come lo Sciopero delle donne”, questo movimento ha coinvolto la popolazione polacca indifferentemente dall’età, dal sesso e dalla condizione sociale.

“Ho notato che molti uomini si sono uniti alla protesta, così come anche molte persone più anziane. Lo trovo davvero meraviglioso: non ho mai visto la popolazione polacca così unita” commenta Gabi. “Tuttavia le manifestazioni sono sempre più orientate genericamente contro il governo e, per quanto io sia soddisfatta della reazione popolare, spero che la questione dell’aborto e dei diritti delle donne non passi in secondo piano”.

Sul caso è intervenuto anche Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo, secondo cui decidere sul divieto di aborto, nel pieno dell’epidemia che si sta diffondendo, non è solo cinismo, è di più: si tratta di malvagità politica”. 

Va ribadito che tutto ciò accade in un paese in cui il Governo è in piena emergenza sanitaria, infatti anche in Polonia, come in tutta Europa, la curva dei contagi da Coronavirus ha avuto un rapido aumento dei casi nelle ultime settimane. Proprio per questo Gabi spiega che, a differenza di Danka, non ha preso parte ai cortei. Ciò tuttavia non le impedisce di fare sentire quotidianamente la propria voce: “Evito gli assembramenti perchè temo il Covid, ma cerco di fare divulgazione sul tema tramite i miei social e ho partecipato ad uno sciopero studentesco nel quale abbiamo boicottato le nostre lezioni online. Pensavano che la pandemia globale fosse un buon momento per annunciare la loro decisione e che le persone sarebbero rimaste in silenzio, ma così non è stato: non sono stati in grado di farci stare zitti”. 

“Molte persone hanno deciso di non lasciare le loro case e questo è comprensibile. Io stessa avevo paura” conviene Danka, che racconta alcuni originali metodi di protesta: “So che alcuni, senza lasciare la propria abitazione, hanno spedito grandi quantità di carbone ai leader del partito e hanno reso inutilizzabili le loro mail e i loro telefoni attraverso la creazione di interferenze”. A dimostrazione del fatto che il modo di farsi sentire c’è sempre e comunque, anche nel bel mezzo di una pandemia globale.

Fonte: pagina Facebook ” Ogólnopolski Strajk Kobiet “

Lo svanire progressivo dei diritti

Lo stesso Governo negli ultimi anni ha adottato norme contro i diritti delle persone LGBT+  e pianifica  un’uscita dalla Convenzione di Istanbul, convenzione del Consiglio d’Europa contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, giudicata dal governo “troppo liberale”. Anche l’educazione sessuale è stata fortemente limitata. A tal proposito Danka commenta: “Questo è un grande problema. Mi piacerebbe pensare che i pro-lifers vogliono il meglio per i bambini, ma poi dimostrano di non sapere che cosa significhi. Anche qui è impossibile non notare la deleteria influenza dei membri Chiesa, che sanno meno di tutti cosa voglia dire avere un figlio, una famiglia o semplicemente essere una donna sessualmente attiva – eppure eccoli lì, sempre pronti ad “educare” le persone a proposito di questi temi”.

Il timore degli attivisti ora è che tante donne decidano di abortire illegalmente in strutture non attrezzate – addirittura nella propria abitazione. “I pro-lifers non si rendono conto che vietare la pratica non contribuirà a fermarla” prosegue Danka “chi avrà il denaro per farlo si rivolgerà a cliniche all’estero, ma chi non ne avrà la possibilità dovrà arrangiarsi da sè. E a che prezzo?”. 

Un passo indietro

Dopo due settimane i manifestanti hanno ottenuto un primo piccolo successo, il Governo polacco ha ritardato la pubblicazione in gazzetta ufficiale, prevista per il 2 novembre. Il leader della destra conservatrice , Jarosław Kaczynski ha annunciato il rinvio della traduzione della sentenza in legge.

L’intera situazione mette in evidenza una discesa del consenso popolare per l’attuale governo polacco, il quale ha già mostrato una diminuzione della popolarità  dovuta alla gestione della pandemia. Infatti le elezioni presidenziali svolte nei mesi di giugno e luglio, hanno visto trionfare  Andrzej Duda (PiS) con un vantaggio risicato nei confronti di Rafal Trzaskowski (indipendente), rispetto a quella che doveva essere una vittoria schiacciante della destra conservatrice.

La sensazione è quella che il Governo stia solamente prendendo tempo, come già fatto nel negli scorsi anni, quando è stato costretto a fermare le modifiche della legge del 1993 dinanzi alle manifestazioni.

Intanto le proteste nelle varie città polacche continuano, sinonimo che le rappresentanti di  Strajk Kobiet (Sciopero delle donne) non intendono fermarsi a questa piccola vittoria.

 

di Annalisa Bigri, Elisa Pagani, Antonio De Vivo 

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