Ingegnere a Parma in settimana e surfista nel weekend

LA PASSIONE DI ROBERTO, IN VIAGGIO ALLA RICERCA DELL'ONDA PERFETTA

Roberto CasonatoSurfisti a Parma? Non tanti ma qualcuno c’è. Si muovono in gruppo ‘fuggendo’ dalla Pianura Padana in cerca di onde, quelle vere, da cavalcare con le proprie fedelissime tavole. E’ il caso di Roberto Casonato, 39 anni, ingegnere tecnico commerciale in un’impresa metalmeccanica, papà da sette mesi che non rinuncia alla sua passione per il surf nonostante i tanti impegni.

IL COLPO DI FULMINE PER IL SURF A PARMA – La sua passione per la tavola nasce negli anni Novanta, in giovane età. “Pratico surf tra alti e bassi da quando ho diciotto anni – spiega – È cominciata per caso. Mi sono interessato alle prime riviste in lingua inglese, poi sono arrivate le pellicole come ‘Un mercoledì da leoni’, ‘Point break’. In più, a Parma aveva aperto un negozio di ex windsurfisti che si erano convertiti alla tavola senza vele e vendevano le prime tavole da surf che arrivavano dall’estero. Dopo aver visitato questo negozio una sola volta me ne sono innamorato – ricorda sorridendo – è stata una folgorazione”.
Roberto non ha mai seguito un corso ma ha imparato da autodidatta, grazie a due persone di Parma che lo hanno accompagnato nelle prime uscite per insegnargli le tecniche basilari.

 

SURFBALOTTA: IN GRUPPO ALLA RICERCA DELL’ONDA GIUSTA – Neanche ora Roberto si sposta da solo per inseguire le onde, ma è parte di un gruppo che raccoglie appassionati di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna. “Il gruppo – racconta – si chiama ‘Surfbalotta’. A Parma, almeno quelli del mio ‘giro’, sono in 8-9 persone, poi ci sono i ragazzi delle altre città”. La compagnia, che conta in totale una ventina di persone, è molto eterogenea: al suo interno, ad esempio, c’è un ragazzo che cura la rivista nazionale ‘4 Surf’ ed è esperto in meteorologia e fotografia, ci sono vigili del fuoco, operai e studenti. La diversità nel gruppo è anche anagrafica: “Io sono uno dei più vecchi – rivela ridendo il surfista – I più giovani hanno anche più possibilità di me di uscire”. Infatti, l’ingegnere impugna la tavola solo nel weekend perché in settimana è occupato tra casa e lavoro, perciò scherza: “Spero che le onde arrivino il sabato e la domenica”.

 

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IL SURF IN ITALIA– Nonostante gli impegni, spesso il gruppo organizza viaggi, soprattutto nazionali: “Siamo abbastanza stanziali in Toscana e Liguria. In Italia, però, è molto diverso: non ci sono onde californiane, spesso si prende la pioggia, in inverno si esce con la muta perché fa freddo. In più è necessario cercarsi le onde perché il mare è chiuso e piccolo, nonostante ci siano più di diecimila chilometri di costa”.

 

…E ALL’ESTERO – Tutt’altro discorso per l’estero: “Qualche volta organizziamo i viaggi in qualche surf house sull’Oceano. “Noi andiamo a Santander (Spagna) dove c’è una surf house (‘Surf To Live’) gestita da un italiano”. In queste strutture, pensate per chi vuole imparare a surfare ma anche per chi è già pratico, vi sono a disposizione camere, vari servizi e corsi di surf. Qui è possibile condividere non solo la giornata in mare ma anche cene e serate con molti giovani e appassionati di questo sport che arrivano da tutto il mondo.
“Il bello quando ci spostiamo – sottolinea Roberto – è il viaggio con gli amici, la sveglia all’alba, la preparazione in settimana guardando le carte meteo. C’è un rituale romantico dietro”. “Il mio sogno – aggiunge – è surfare a San Diego per la tipologia di onde. Però mi accontento di Biarritz (Francia) ”.

Non sempre però si parte perchè, come spiega, “bisogna capire se ne vale la pena; è difficile sapere se le onde sono adatte. Per capirlo guardiamo le carte meteo di vari siti, dell’aeronautica, del Lamma (sito che fornisce carte meteo in continuo aggiornamento sulla frequenza, altezza e lunghezza delle onde). Siamo abbastanza sicuri di quello che troviamo”.
Per gli esperti agonisti ci sono poi le gare organizzate nell’Adriatico soprattutto sulle coste dell’Emilia Romagna e delle Marche.

 

R.C. ar

TAVOLE E MUTA: DA DOVE COMINCIARE –  “Le prime tavole le ho prese usate, da battaglia. Poi con il tempo, me le sono fatte fare su misura e ne ho comprata anche una dagli Stati Uniti. Attualmente ne ho tre, ma ne ho cambiate abbastanza dopo qualche sbeccata”. Per quanto riguarda le tavole, Roberto spiega: “Non occorre un grosso investimento iniziale. Servono, però, una tavola e una muta.Una tavola usata costa dai 100 ai 200 euro. Si può partire comprando quello che viene definito un ‘plasticone’, che galleggia sempre  comunque! Con una tavola così si inizia a imparare a stare a galla, le partenze, le remate”. Le differenze tra le tavole sono date dalle dimensioni, dal materiale, dal tipo di onde che si intende cavalcare e dallo stile del surfista. I prezzi, per quelle realizzate su misura in Italia si aggirano tra i 600 e i 700 euro, per quelle ordinate dall’estero circa 800-900 euro. Per la muta, il discorso è diverso perché, secondo il surfista, è l’investimento principale che fa la differenza tra “assiderarsi al gelo in mare oppure riuscire a surfare almeno 2 ore rimanendo un po’ caldi” e conclude: “può costare circa 300-400 euro”.

 

TU E IL MARE, UNA PACE QUASI “SPIRITUALE” – Per chi volesse iniziare a cavalcare l’onda, Roberto ha qualche suggerimento: “Il surf è uno sport fantastico. Bisogna avvicinarsi con passione ed entusiasmo, però bisogna sempre tenere presente che si va in mare: è necessario saper nuotare, imparare accompagnati da persone esperte perché da inesperti si rischia di fare male a qualcuno, oltre che a se stessi”. “È una disciplina che ti mette in pace con te stesso -aggiunge – ti fa dimenticare il quotidiano. Ci siete solo tu e il mare. È molto spirituale”.   

 

 di Samanta Carrea e Arianna Belloli

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