Il nuovo “clima” negli USA con Biden? Interviste a chi lo sta vivendo

Abbiamo intervistato alcune persone che vivono in parti diverse d'America, per conoscere come è stata accolta la notizia della vittoria di Biden alle presidenziali, nelle loro città


Negli ultimi giorni si è parlato molto di un importante avvenimento, che ha lasciato il mondo con il fiato sospeso per quattro giorni: l‘elezione del presidente degli Stati Uniti d’America. Ma dopo la definitiva assegnazione dei 270 voti necessari per vincere a Joe Biden, quello che è emerso è un popolo americano profondamente diviso. Ci siamo dunque domandati come stiano vivendo i cittadini Us questo risultato: che clima si respira adesso negli Stati Uniti? 

Per scoprirlo, abbiamo intervistato alcune persone che vivono in zone diverse del Paese per conoscere la loro opinione sul risultato delle elezioni.

 

 

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Giulia, 26 anni vive ad Atlanta, in Georgia, dove lavora come ragazza alla pari. Giulia racconta che in città le persone sono molto attive sul piano politico e la stessa famiglia che la ospita si è impegnata personalmente pubblicando numerosi post informativi su Facebook e inviando cartoline ai propri contatti per ricordare loro di andare a votare.

Ad Atlanta, aggiunge la ragazza, il clima che ha seguito la vittoria del democratico è stato sereno. Il suo è poi un quartiere pro Biden: “Mi aspettavo questa vittoria anche perché Atlanta è una città multiculturale attenta ai diritti dei singoli. Capitava di vedere gente con striscioni e cartelloni con messaggi pro Biden. Siamo molto felici in città per la sua vittoria”.

Ma perché l’ex vice di Obama è così apprezzato? “Penso che la gente apprezzi molto il fatto che abbia a cuore i diritti delle persone e che non sia unicamente interessato al lato economico”,  sembra essere la sensazione comune. La sua vittoria è stata dunque accolta molto bene dalla città, con fuochi d’artificio e applausi in ogni locale.

E Kamala Harris? “In lei vediamo una figura forte, è figlia di immigrati e donna e questo è visto molto positivamente. Aspettiamo tutti, con grande positività e speranza di vedere come gestiranno il tutto a partire dal prossimo anno”.  

 

Tyler è un giovane ragazzo di 20 anni e frequenta la facoltà di International Management alla Elon University, in North Carolina, dove, secondo The Associated Press, il 50,5% della popolazione ha votato per Donald Trump. “Non mi stupisce – commenta Tyler, abbozzando un sorriso contrariato – La maggior parte delle persone che conosco, soprattutto adulti, sta dalla parte di Trump”. Lo studente, però, ci tiene a specificare: “Io e i miei amici facciamo parte del restante 49,5%: abbiamo votato per Biden.”

Un paese spaccato in due, o almeno quasi. “Il North Carolina è stato da sempre un paese prevalentemente ‘rosso’. Nell’ultimo periodo, le carte in tavola sono cambiate. Troppe ingiustizie contro la comunità afroamericana: dopo l’omicidio di Floyd, alcuni hanno iniziato a capire e hanno cambiato idea – racconta Tyler – Ma non tutti, a quanto pare”.

Un altro argomento a lungo dibattuto è stata l’emergenza sanitaria in corso, il Covid-19. “Ci sono persone che sottovalutano il problema e pensano che sia tutto amplificato dai media, altri hanno paura e vogliono che la nazione prenda provvedimenti più adeguati. Ah, ci sono anche quelli che pensano che il COVID non esista.”.

Insomma, Biden nuovo presidente: sì o no? “Dovrà dimostrare a tutti di essere un bravo presidente. Considerando che qui molti pensano ancora che i risultati siano stati boicottati, avrà molto lavoro da fare – osserva Tyler, per poi concludere – I giovani sono dalla sua parte e sono felici: credo che questo sia già un ottimo inizio”.

Josh ha 34 anni ed è un militare della Eglin Air Force Base, nella contea di Okaloosa, in Florida, dove Trump ha vinto con il 51,2% delle preferenze. “Ci avrei scommesso! – esulta orgoglioso – La Florida è da sempre repubblicana. Sarebbe stato strano il contrario. Quando abbiamo saputo, qui è stata una festa.

Poi è arrivato il 7 novembre: dopo giorni di attesa, Joe Biden è il nuovo presidente americano. “Onestamente? Credo che i voti via posta siano stati truccati – sentenzia Josh – Ognuno è libero di votare chi vuole, spero che il nuovo presidente sia degno del ruolo, ma speravo in un secondo mandato di Trump: potete dire quello che volete, ma economicamente ci sa fare“.

Il militare spezza però una lancia in favore di Biden: “È giusto fronteggiare l’emergenza sanitaria in cui ci troviamo. In questo Trump è stato poco saggio. L’utilizzo della mascherina deve essere incentivato, in pochi rispettano le regole”. Sul resto? “Non mi esprimo”, conclude Josh.

Fonte: cnn.com

Daniela Tovar e Paula Restrepo sono di Gainesville, nella contea di Alachua, e anche loro vivono in Florida, dove studiano presso l’università statale. Questa è la seconda volta che votano ad una campagna presidenziale.

Anche per le due studentesse la vittoria di Trump nel Paese non è stata una sorpresa. “La Florida è uno stato repubblicano da moltissimo tempo. Le città più grandi, specialmente quelle universitarie, sono tutte blu – democratiche –  perché lì è un ambiente in cui le persone sono stimolate ad informarsi da più fonti, ad andare oltre il modo di pensare con cui sono stati cresciuti,” commenta Paula. Anche per Daniela  il risultato non deve sorprendere: “Le persone che la pensano come Trump e che hanno votato per lui non sono aumentate, sono solo uscite allo scoperto. Avere un presidente che inneggia pubblicamente alla violenza e all’odio verso certi gruppi di persone permette che chiunque la pensi così si senta legittimato ad odiare apertamente, senza più doversi nascondere.” 

Gli eventi degli ultimi mesi confermano le sue parole: è ormai comune sentire le persone descriversi senza particolari remore come negazioniste del Covid-19, suprematisti bianchi, anti-abortisti:  tutte idee e termini supportati dallo stesso presidente.

Ma nonostante questo clima, anche in uno stato rosso come la Florida, a Miami si è festeggiata la vittoria di Joe Biden. La gente è scesa in strada con le prime cose che aveva in mano. Pentole, padelle, qualsiasi cosa che facesse abbastanza rumore per poterci ballare e cantare. Noi non siamo uscite per strada, perchè siamo comunque nel mezzo di una pandemia quindi abbiamo preferito esultare tra noi” racconta Paula.

Entrambe, tuttavia, concordano nel sostenere che, così come molti altri, hanno votato Joe Biden principalmente per non avere più Donald Trump nello Studio Ovale. “Io personalmente credo che i suoi piani sulla carta siano validi, ma incontrerà così tante difficoltà ed avversari che non so se li porterà a termine. Però l’importante è avere un presidente che punti a riunirci, non a dividerci ulteriormente”, continua Daniela. Paula da parte sua fa anche notare che, a causa del sistema elettorale americano, votare per un candidato indipendente sarebbe stato come sprecare un voto, anche se avesse proposto piani migliori di quelli del democratico.

Nonostante la gioia per il risultato elettorale, e per altre vittorie come il numero in crescita di giovani elettori, entrambe sentono però che c’è ancora moltissima strada da fare, a partire dall’educazione al voto. “Purtroppo qui in America non è diffusa l’educazione politica: basti pensare al sistema elettorale – inizia a spiegare Daniela – Ci ritroviamo a votare per qualcosa che è stato istituito anni fa ma di cui ora non c’è più bisogno, come l’Electoral College, o per leggi di cui non sappiamo leggere l’esatto contenuto”.

Paula la sostiene, aggiungendo quello che è un concetto molto caro ai politici americani: la disinformazione: “I politici fanno campagne mirate alla contea, allo stato, e ad ognuno dicono quello che lì hanno bisogno di sentire. Sentendosi fare queste promesse, o minacce, nessun cittadino va a cercare più informazioni o ad indagare i dettagli. Questo accade soprattutto nei paesi e nelle città più piccole, dove di solito non ci si informa da più fonti”.

 

Dalla pagina Facebook di POLITICO

Matt ha 36 anni, vive a San Diego in California ed è insegnante di scuola elementare. Si è mostrato molto contento riguardo alla vittoria di Biden nelle elezioni americane perché finalmente per l’America si prospettano 4 anni di normalità, liberi di quel “concentrato di razzismo, intolleranza, sessismo, violenza e corruzione che incarnano l’essere di Trump” commenta Matt.

In California, uno stato storicamente democratico, la vittoria di Biden è stata festeggiata organizzando feste per strada, ballando e suonando musica dal vivo. Molte macchine hanno continuato a suonare il clacson per tutto il fine settimana.

“Certamente Biden è meglio di Trump, rivelatosi una persona più rispettabile e dignitosa e che cercherà di non ricommettere gli errori commessi dall’ultimo presidente”. Altri candidati si sono contesi la nomina democratica, pensiamo a Bernie Sanders o Elizabeth Warren: esponenti apprezzati dal giovane insegnante per le loro politiche progressiste che avrebbero sostenuto in un modo migliore la maggior parte degli americani.

Anche Obama, per Matt, era un buon presidente ed essendo stato il suo vice per 8 anni, ora Biden potrebbe essere all’altezza dell’incarico. “Mi preoccupa molto il fatto che Biden non riesca a fare il suo lavoro al meglio, avendo il Senato repubblicano a bloccare il suo operato – commenta Matt, che aggiunge – I cittadini hanno paura di ciò che potrebbe fare [Trump] prima del 21 gennaio e una volta lasciato l’incarico. In più ci sono 70 milioni di americani che votano per lui e quindi sicuramente questo contribuisce a fargli mantenere il potere”.

Quello che poi fa notare l’insegnante è che molte persone non sostengono veramente la coppia Biden/Harris ma hanno comunque votato per loro, non volendo più Trump alla Casa Bianca. “Biden avrà tanto lavoro da fare per conquistare tutti gli americani e guarire la nostra nazione perché in questo momento siamo un popolo diviso e distrutto”.

Francesca, 21 anni, studentessa Erasmus a Boston, in Massachusetts, uno stato prevalentemente democratico dove infatti ha vinto Biden con il 65,64% delle preferenze. Ma nel paese la reazione delle persone è stata molto contenuta a causa dell’emergenza sanitaria.

In ogni caso, il giorno della proclamazione in molti sono scesi in strada con bandiere a stelle e strisce o quelle della pace. In particolare, poi nel Boston Public Garden si sono riuniti vari gruppi di studenti per cantare cori contro Trump. 

Insomma, ad oggi il clima negli Stati Uniti sembra essere quello di un paese che ha molte speranze, ma anche molte preoccupazioni. La vittoria di Biden-Harris è oscurata da una probabile maggioranza dei repubblicani al Senato, che ostacolerà molte delle azioni dei democratici. Ciò nonostante, è evidente che si tratti di un grande passo in avanti per il paese che, per dirla con le parole dello stesso Biden, ha bisogno di tempo per heal, guarire.

 

di Teresa Tonini, Camilla Bosi ,Giorgia Cocci ,Samrawit Gebre Egziabher e Arianna Maffina

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