Così muore la Palatina: quando la riorganizzazione delle risorse fa male a una grande Risorsa

TAGLI, ASSUNZIONI BLOCCATE, PERDITA DI AUTONOMIA: DIVENTERA' UN MUSEO. NEI GUAI ANCHE LA GALLERIA NAZIONALE

10966749_830661673638840_1500218998_n“Il declassamento della biblioteca Palatina può portare, a lungo andare, alla cessazione del suoi servizi.” Parole di Michele Chiari, bibliotecario di questo gioiello parmigiano, luogo di consultazione da parte di tantissimi studiosi provenienti dall’Italia e dall’estero.

Ma cosa succede alla Palatina? La riforma lanciata dal ministro Franceschini, in conseguenza alla spending review, comporta tagli importanti e la perdita di autonomia della biblioteca che non avrà più un dirigente ad amministrarla. La gestione passerà nelle mani di un bibliotecario che sarà alle strette dipendenze della sede principale di Roma. “La nostra – dice Chiari – è una vera e propria istituzione: conta oltre 700mila volumi ed è seconda al mondo per il più alto numero di manoscritti ebraici posseduti; eppure non riesce a stare al passo coi tempi. Acquistare libri aggiornati è sempre più difficile: se qualche anno fa  il budget era di circa 170mila euro, oggi è di 30mila. La mancanza di nuove edizioni è un limite che porta tutti i giovani a rivolgersi ad altre biblioteche. A causa dei tagli abbiamo dovuto dimezzare il personale delle pulizie e su 63 dipendenti di diritto, di fatto, ne abbiamo solo 33. Con il declassamento la situazione non potrà che peggiorare”. Nel breve periodo le conseguenze per l’utente saranno impercettibili ma con il tempo i nodi potrebbero venire al pettine e la Palatina diventare un museo che, per quanto bello, farà perdere la sua funzione di luogo di consultazione e studio. “Il problema è che non ci sono più concorsi, le assunzioni sono bloccate e noi non siamo più di primo pelo: tra 4 o 5 anni andremo in pensione e la biblioteca non potrà che scomparire”.

Dopo due anni di porte chiuse, dovuti a problemi tecnici, la Palatina sta ritrovando il suo pubblico anche se, come spiega Chiari, “la concorrenza è tanta: dalle numerose biblioteche dell’Università, alla facilità con cui si può reperire il materiale on line, se non si riesce ad essere una struttura all’avanguardia è difficile avere un nutrito numero di utenti”. La notizia del declassamento è stata l’ennesimo duro colpo per quest’istituzione di livello e ha movimentato, oltre che l’intera città, grosse personalità italiane e di tutto il mondo, come Bernardo Bertolucci, Mario Lavagetto, Giampaolo Dallara, che non hanno esitato a firmare la petizione ‘In difesa della Galleria e della Palatina a Parma’ lanciata da un gruppo di cittadini indignati. Anche il rettore dell’Ateneo parmense, Loris Borghi, ha manifestato il pieno appoggio alla lotta contro il declassamento, definendo la Palatina una “risorsa essenziale e insostituibile del nostro territorio e del nostro Paese con un enorme peso anche per gli studenti e gli studiosi dell’Ateneo che ad esse si rivolgono per attingere agli immensi patrimoni di opere fondamentali per i propri studi e le proprie ricerche”. Ad oggi, la petizione ha raccolto più di 2mila consensi. “L’idea è ottima – continua Chiari – ci dispiace che sia arrivata quando ormai i dadi erano tratti. Il provvedimento non verrà annullato ma questa moltitudine di voci è già arrivata alle orecchie del Ministero che, forse, prenderà coscienza dell’importanza della Palatina e sarà più generoso nei finanziamenti”.

Anche se tra una ventina di giorni la riforma entrerà in vigore definitivamente, qualche soluzione per dare una prospettiva migliore alla Palatina c’è: “Sarebbe fondamentale che tutti, istituzioni, cittadini ed enti, cominciassero a sentire come loro questo tesoro. La struttura è statale, così a livello locale sono stati in molti a lavarsene le mani evitando di considernarne i problemi e le necessità. Oggi abbiamo bisogno di fare lavoro di squadra per salvare la Palatina, organizzando conferenze ed incontri che possano far diventare questa struttura un centro culturale per la città”.

10966670_830661670305507_1255821136_nNon è solo la biblioteca a vedersela brutta: anche la Galleria Nazionale, che  custodisce opere di Leonardo, Parmigianino e Canaletto e che nell’ultimo anno ha registrato un aumento del numero di visitatori, non scampa dal decreto varato da Franceschini. Le sopraintendenze per i beni storico artistici e per quelli architettonici saranno accorpate in un unico organismo, di cui la Galleria non farà parte. Il suo inestimabile patrimonio entrerà così nel circuito museale regionale, a sua volta dipendente da una direzione generale per i musei nata con il decreto.

 

di Silvia Palmieri e Iosetta Santini

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