Visitare gli Uffizi dal proprio salotto? Con la digitalizzazione è possibile

I lockdown in tutto il mondo frenano la fruizione dell'arte, ma musei e istituzioni culturali si reinventano con la digitalizzazione

Dal profilo Facebook della Galleria degli Uffizi

Il settore artistico, così come quello letterario, è uno dei campi culturali più colpiti da un anno di pandemia che ha costretto tali settori a reinventarsi di fronte a mesi di restrizioni e chiusure. Se infatti prima veniva dato spazio all’occhio dello spettatore, che poteva instaurare un determinato rapporto con l’opera che osservava in base alle sensazioni che essa gli comunicava, la pandemia ha riscritto le regole della fruizione dell’arte.

Una soluzione è stata però trovata nella digitalizzazione delle mostre che permette di visitare musei e ammirare opere d’arte da casa attraverso una modalità virtuale che fra le altre cose dà la possibilità di osservare dettagli che l’occhio nudo farebbe difficoltà a notare.

La digitalizzazione delle esposizioni d’arte non è in realtà un fenomeno troppo recente. Come spiega Gianfranco Iannuzzi, pioniere nelle installazioni d’arte immersiva da più di trent’anni, negli anni ’80-’90 venivano già utilizzati scan e fotografie digitali, ma a causa della bassa risoluzione era difficile immaginare un loro utilizzo in termini professionali. “È solo intorno agli anni ’90-2000 si ha una risoluzione di qualità”, spiega Iannuzzi.

Oggi, però, le condizioni poste dalla pandemia in tutto il mondo hanno avuto un impatto positivo sullo sviluppo e l’utilizzo di questa esperienza virtuale. “Sicuramente ha messo i musei di fronte ad una problematica che prima non avevano, ma diciamo che questa tendenza ha ormai 5-10 anni di vita”, commenta l’art director.

Da Frida a Monet: la nuova arte della digitalizzazione

Google Arts and Culture, raccolta online di immagini ad alta risoluzione di opere d’arte esposte in musei in tutto il mondo, ha collaborato con 33 musei di vari paesi per dare la possibilità al pubblico da casa di vedere la mostra Faces of Frida.

Oltre alle 200 opere provenienti da numerose collezioni, la mostra virtuale dà accesso anche a curiosità biografiche sulla pittrice messicana che ripercorrono passo passo la vita dell’artista, la sua arte e in particolar modo il rapporto con il proprio corpo. Lo spettatore può infine immergersi nel giardino della Casa Blu, storica residenza di Frida Kahlo. Il tutto gratuitamente.

Ma l’iniziativa di Google Arts and Culture non si è fermata solo alla pittrice sudamericana, organizzando una mostra per ognuno dei grandi nomi del mondo dell’arte, passando dall’impressionismo di Monet, all’espressionismo di Munch; dal ‘Periodo Aureo’ di Klimt, al surrealismo di Dalì.

Su Artribune,  il direttore marketing e comunicazione della Società Campana Beni Culturali (Scabec) Spa, Giuseppe Ariano, afferma: “Grazie a questa piattaforma gratuita oggi molti musei, istituzioni culturali ed enti pubblici stanno creando piattaforme digitali; veri e propri ecosistemi in cui confluiscono milioni di opere d’arte digitalizzate”.

Vincent Van Gogh è un altro grande protagonista delle mostre virtuali, come quella organizzata dal Van Gogh Museum di Amsterdam e dal Kröller Müller Museum di Otterlo. Il pittore olandese fu autore di più di 900 dipinti, la maggior parte dei quali oggi sono disponibili per la visione online, dettagliatamente analizzati. Lo spettatore viene quasi immerso nella vita del pittore, grazie ad alcuni racconti –  come quello attorno al difficile rapporto con il padre – che arricchiscono l’esperienza artistica di chi osserva.

Come già anticipato, la digitalizzazione delle mostre non è una realtà troppo recente: nel 2008 si assisteva già alla nascita di Europeana, portale che contiene più di 50 milioni di documenti in formato digitale appartenenti a biblioteche, musei e gallerie considerate patrimonio culturale di tutta Europa. Nello stesso anno nasceva CulturaItalia, da cui si accede a milioni di fotografie, dipinti e documenti provenienti da biblioteche e musei italiani, sia pubblici, sia privati.

Ma perché il pubblico dovrebbe apprezzare una riproduzione digitale dell’opera d’arte?

Ce lo spiega sempre Iannuzzi: “La mostra digitale permette la trasposizione di opere che non sarebbe possibile trasportare in termini materiali. Quindi direi che permette una divulgazione dell’arte”.

La digitalizzazione dà infatti la possibilità ad un pubblico più esteso ed eterogeneo di apprezzare una diversa forma d’arte che sfrutta la tecnologia tridimensionale e l’animazione per riprodurre contenuti artistici interattivi. “Ora lavoro nelle esposizioni immersive, che vuol dire creare degli spazi dove il pubblico è al centro dell’opera e questo ne modifica del tutto il rapporto con l’opera”, conclude Iannuzzi.

In Italia chiudono musei e i luoghi del turismo nostrano

In Italia recente è l’iniziativa della Galleria degli Uffizi, che il 6 novembre ha dato vita a Uffizi On Air. Il direttore Eike Schmidt ha accompagnato virtualmente il pubblico alla scoperta della Galleria, informando che ogni martedì e ogni venerdì alle ore 13 ci saranno incontri live sul profilo Facebook del museo, dove le opere d’arte verranno illustrate da specialisti, lasciando spazio anche a momenti di dibattito con il pubblico.

A Roma sono stati chiusi temporaneamente ColosseoForo RomanoPalatino e Domus Aurea, luoghi di altissima concentrazione turistica per via del loro immenso valore storico-artistico. La risposta alle limitazioni imposte dai Dpcm è stata però l’intensificazione dei canali social e del sito web del Parco archeologico del Colosseo, che ha organizzato la mostra Pompei 79 d.C. Una storia romana, ricostruendo l’antica bellezza della città con proiezioni 3D e istituendo la rubrica Abitare sul Palatino, dove vengono riprodotte le consuete “Passeggiate al Parco” con immagini e video.

Ma a chi spetta il diritto sull’opera d’arte digitalizzata?

Per capirlo è importante distinguere fra opere protette dal Codice dei Beni Culturali – in cui rientrano quei beni che hanno un ‘interesse culturale’ di tipo artistico, storico, etnoantropologico, archeologico, archivistico e bibliografico – e opere protette dalla Legge d’Autore. 

Secondo l’art. 13 della Legge Autore, il diritto di riproduzione – ossia la moltiplicazione in copie diretta o indiretta, temporanea o permanente, in tutto o in parte dell’opera, in qualunque modo o forma – appartiene all’autore dell’opera.

“Anche se la norma non indica espressamente la digitalizzazione tra le forme di riproduzione, non si dubita che essa lo sia e che dunque ogniqualvolta io voglia trasformare un’opera in mio possesso (ad esempio una fotografia) dal suo originario formato a quello digitale, dovrò premunirmi di chiedere l’autorizzazione al suo autore o al soggetto che detiene i diritti d’autore”, commenta su Artribune l’avvocato Giovanni Guglielmetti.

Insomma, è vero che stare a lungo a può essere un’esperienza pesante. Ma nell’attesa della riapertura di musei, gallerie e mostre, è comunque possibile arricchirsi di esperienze culturali attraverso questi tour virtuali, evadendo dalla noia delle mura domestiche.

 

di Lorenzo Barizza 

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