Tickets to My Downfall: ritorna il punk pop

Il cantante/rapper statunitense ci riporta ai tempi in cui per fare buona musica bastavano una chitarra e un microfono

Dal profilo Facebook di Machine Gun Kelly

 

Tickets to My Downfall è il quinto album pubblicato dal rapper statunitense Machine Gun Kelly (Colson Baker), uscito il 25 settembre, dopo alcuni ritardi causati dalla pandemia e da problemi di copyright per la copertina. La settimana successiva, il 1 ottobre, è stata pubblicata anche l’edizione SOLD OUT Deluxe Edition, con l’aggiunta di 6 brani.

Per la pubblicizzazione dell’album, oltre all’utilizzo dei canali social dell’artista e del suo team, sono stati spoilerati i titoli delle canzoni, scritti su alcune panchine di Los Angeles, incuriosendo i suoi fan e ancora di più quelli che non lo conoscevano.

L’artista, da sempre nel mondo del rap/hip-hop, ha dato una svolta alla sua carriera con questo album, passando definitivamente al punk pop, genere portato in auge negli anni ‘90 da band come i Green Day e i blink-182. Infatti Travis Baker, il batterista di quest’ultima band, ha collaborato interamente alla produzione dell’album, dopo che ai due artisti è venuta l’idea di realizzarlo da una sessione insieme in studio.

Tickets to my downfall ha ispirato anche la cantante canadese Avril Lavigne, conosciuta a livello mondiale negli anni 2000, che a gennaio 2021 pubblicherà un singolo in attesa dell’uscita del suo album rock previsto per la primavera.

Inoltre nel 2018 MGK è stato protagonista di uno scontro con Eminem, sfidato apertamente con il brano Rap Devil, ma che ha visto in soli pochi giorni la risposta del rivale con l’uscita di Killshot , definito da Machine Gun Kelly un ‘colpo alla gamba’.

Composto da 15 brani, ha una durata totale di 36 minuti, in cui l’artista spazia da canzoni punk come title track ad altre con influenze pop, come my ex’s best friend. Inoltre l’album ha visto i featuring di Halsey, Trippie Red, iann dior, blackbear e YungBlud, classe ’98 e anche tra i protagonisti più affermati della scena punk britannica, che ha influito a sua volta al cambiamento di stile di Machine Gun Kelly.

Dal profilo Facebook di Machine Gun Kelly

In un’intervista su Beats1, MGK presenta l’album come “pieno di energia, nostalgia e classicità”, invitando infatti i giovani e i suoi fan a riscoprire la passione per la musica e a riprendere in mano gli strumenti musicali, oggi ormai sostituiti dal digitale.

Tickets To My Downfall, altamente carico e molto profondo, riprende il punk-pop in una versione moderna del genere. A differenza di due decadi fa, non si parla più di ex ragazze che sconvolgono la vita, ma di un ragazzo che ha dovuto combattere per adattarsi. Nella traccia Drunk Face l’artista si abbandona ad un’ultima estate di sfrenato divertimento, cantando di come si stia bruciando la giovinezza, o ancora in Kiss kiss, che vede MGK cantare “portami fuori da questa casa e portami fuori dalla mia testa”. Ma quest’album non è solo alcol, droga e rifiuto di crescere; parla anche di lotta, della sensazione di non appartenere e dell’essere intrappolati da circostanze al di fuori del proprio controllo, tanto che, nella canzone Concert for aliens, si chiede: “Che fine ha fatto un finale da favola?”

Ricca di inni da outsider che ti faranno sentire meno solo, l’ultima pubblicazione di MGK è stata un vero e proprio successo, vedendo come protagoniste la voce nodosa e la chitarra elettrica distorta dell’artista.

L’album ha debuttato al primo posto della Billboard 200 con 60 mila copie vendute solo nella prima settimana e con il titolo Tickets to My Downfall, l’artista vuole raccontare la sua storia burrascosa prima e durante il successo, tra alti e bassi, dedicando anche il brano play this when i’m gone alla figlia undicenne Casey.

Anche se da una parte alcuni dei suoi più vecchi fan lo condannano per aver abbandonato lo stile che lo ha reso celebre globalmente, il rap, Machine Gun Kelly ci travolge con un’ondata di energia che ci fa riscoprire amplificatori e chitarre elettriche, permettendo al 2020 di regalarci almeno buona musica.

di Lorenzo Barizza

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