L’anno sospeso di stagisti e tirocinanti

Difficoltà; sospensioni; mancanza di tutele e di riconoscimenti. Il 2020 è stato l'Annus Horribilis degli stagisti italiani

Seicentomila. Questa è una stima del numero dei giovani italiani che ogni anno intraprendono uno stage (o un tirocinio che dir si voglia) come impiego propedeutico per un futuro e sognato lavoro. Una categoria, quella degli stagisti, che si ritrova nascosta nel mezzo tra il passato da studente e il futuro da lavoratore e che è purtroppo vittima di scarse tutele e continui scarica barile.

Non nascono di certo nel 2020 le problematiche legate al mondo degli stagisti. Tuttavia, la comparsa e la diffusione della pandemia di Coronavirus, con tutte le complicazioni ad essa correlate, ha riportato a galla vecchie incognite e dato la spinta a nuovi problemi con cui tantissimi giovani italiani si sono trovati a fare i conti.

Inizialmente inconsapevoli della propria sorte, la stragrande maggioranza degli stagisti attivi si è ritrovata tra febbraio e marzo non solo con il tirocinio bloccato o sospeso a data da destinarsi, ma anche – e con maggior preoccupazione – senza alcun tipo di tutela o compenso durante il periodo di fermo. Va sottolineato che per tutti gli stage extra-curriculari, nei periodi di lavoro, è previsto un compenso minimo stabilito e diviso dall’azienda ospitante e la regione di appartenenza. Questo compenso (o meglio, rimborso) tuttavia, si è bloccato assieme al lavoro e non sono mai stati presi provvedimenti in merito.

L’unione fa la forza: nascono gli Stagisti in Sospeso

In questa situazione si sono ritrovati, tra gli altri, un gruppo di ragazzi sparsi in tutto il Paese che si sono uniti sotto il nome di “Stagisti in Sospeso“, al fine di portare l’attenzione sul problema dello stop dei tirocini e anche per poter lottare per una maggiore tutela della categoria: “Eravamo all’inizio delle persone in contatto tra di loro. Alcune dall’università, alcuni per settore lavorativo simile, che si son trovati sospesi lo stage. Ci siamo resi conto di essere inconsapevoli, persi nel mare magnum degli stage, senza sapere bene quali fossero i nostri diritti e come eravamo collocati. Questa sospensione ci ha costretti in qualche modo a fare consapevolezza su come funzionava uno stage. Siamo andati avanti cercando informazioni e condividendole tra di noi”.

E come molti lavoratori a casa, gli stagisti si sono trovati sì senza attività, ma anche senza alcun tipo di indennità: “La maggior parte di noi aveva un rimborso spese e con quello potevano in qualche modo mantenersi o comunque farci affidamento minimo. Tutte persone che si sono ritrovate senza entrate, senza avere nessun tipo di assicurazione, perché lo stage non è un lavoro e non prevede nessuna forma di assistenza”.

Dopo i primi contatti con alcune testate giornalistiche come La Repubblica degli Stagisti o Lo Stagista Frustrato, questo gruppo di giovani ha iniziato a muoversi tra il variegato mondo dei media per poter far sentire la propria voce in modo che potesse arrivare a un pubblico sempre più vasto.

Tuttavia, la questione stage viene normata a livello territoriale, regione per regione, in maniera oltremodo variegata. Infatti, il passo successivo degli Stagisti in Sospeso è stato quello di far riferimento alle istituzioni più vicine: “Dopo aver raccolto informazioni e fonti su quale fosse il livello della crisi, abbiamo iniziato a muoverci sui media e sulla politica a livello regionale con una sorta di mail bombing nei confronti dei politici regionali, quindi le giunte, i consigli e le commissioni lavoro delle varie regioni per cercare di ottenere – a seconda della regione – quello che era ritenuto più importante”.

E se alcune regioni come l’Emilia-Romagna, il Lazio, la Calabria e la Toscana, hanno dimostrato maggior sensibilità rispetto a questo tema, molte altre non hanno mai affrontato la problematica, come la Liguria o il Piemonte, dove non è stato previsto alcun bonus o rimborso per gli stagisti a casa. A tal proposito è partita sulla piattaforma Change.org una petizione (in particolare per la regione Piemonte) per riuscire a portare la questione rimborsi e indennità in commissione lavoro.

Smuovere le acque a livello locale è stato un primo passo molto importante, ma non basta: “È bene muoversi a livello regionale per mettere una pezza sull’immediato e dare un segnale alle persone, un segnale di presenza della politica. Ma le cose vanno fatte sul piano nazionale. Serve una riforma sugli stage che sia nazionale e su questo stanno lavorando alcuni esponenti di alcuni partiti, anche se è una cosa lontana”.

Nel mondo degli Stagisti in Sospeso tra normative e disoccupazione giovanile

La questione stage, oggi come da oltre vent’anni, ha sicuramente caratteristiche e problematiche particolari e, con la pandemia di Covid-19, i nodi sono venuti al pettine. Quello degli stagisti “Non era mai stato un tema così caldo – ci dicono Chiara e Ginevra degli Stagisti in Sospeso – Perché lo si è sempre pensato come un periodo di transizione. Invece il Covid ha lasciato a casa tante persone con tante spese e tante frustrazioni. Anche perché purtroppo la condizione di stage non è temporanea, io sono in stage da 2 anni”.

Lo stage è una forma contrattuale ed è normata per legge, ma non rispecchia per quasi nessun aspetto le forme contrattuali lavorative: agevolare i contratti per il lavoratore e favorire le aziende nelle assunzioni con incentivi per i giovani potrebbe essere un passo per rendere il periodo di tirocinio solo di transizione e non di stallo. Tuttavia,”Il problema è molto più ampio: è la disoccupazione giovanile in Italia, un problema endemico che va avanti da troppi anni. La manodopera giovanile non è tenuta in alta considerazione. L’italia non è un paese di giovani e, più che altro, si pensa che non possa essere un paese per giovani”.

Stage, formazione, lavoro e retribuzioni sono tutti temi legati da un filo rosso e tutti circodanti dalle stesse problematiche. Infatti, per le ragazze degli Stagisti in Sospeso sarebbe necessario: “Inquadrare il problema degli stage all’interno di quello più ampio della disoccupazione giovanile, perché delle soluzioni per quello alleggeriranno anche il problema degli stage”.

Inoltre, da parte dell’Unione Europea – dopo la condanna dei tirocini non retribuiti – con un’approvazione a larga maggioranza degli eurodeputati è stata approvata una risoluzione per l’introduzione di uno strumento giuridico per gli stage, finalizzato a garantirne la retribuzione e con cui si invitano gli Stati membri a proporre possibili soluzioni.

Secondo questa linea infatti e a parere degli Stagisti in Sospeso, in Italia si dovrebbe: “Abolire gli stage non pagati, ripensare a una forma di sostegno sociale per la categoria. Perché non esiste alcuna forma di intermediazione: non c’è un sindacato o un’associazione dedicata e c’è pochissima consapevolezza di classe da parte degli stagisti che non conoscono i loro diritti e si sono trovati in difficoltà perché disorientati”.

Per ora, tuttavia, non esiste una soluzione che possa essere percorribile e immediata. I provvedimenti per gli stagisti e tutti i problemi correlati ai vari tirocini non possono passare solo tra le agende dei giovani interessati, ma anche tra quelle dell’opinione pubblica che, se informata, potrebbe portare alla ribalta della politica un problema radicato da anni nella nostra società. L’unico strumento attualmente in mano agli stagisti è quello dei media, che possono “tenere alto il tema e smuovere le coscienze”.

Purtroppo, è impossibile oggi prevedere cosa accadrà nel breve periodo e, allo stesso tempo, permane sempre minore positività nello sguardo verso il futuro. Quella degli stagisti è una categoria che, più delle altre, ha bisogno di essere normata e tutelata perché rappresenta la futura forza lavoro del nostro paese. Senza il supporto, la formazione e la serenità dei giovani e aspiranti lavoratori di oggi, l’equilibrio del nostro sistema sociale futuro potrebbe essere sempre più in bilico.

 

di Eleonora Ciaffoloni

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*