Armocromia: la disciplina che valorizza i tuoi colori

Scoprire quali sono i nostri colori 'in palette' può cambiare, in meglio, il nostro aspetto e aumentare la nostra autostima. L'intervista alla consulente di immagine Martina C. Torre

Vi siete mai chiesti perché un capo d’abbigliamento sta meglio ad un persona castana piuttosto che a una persona bionda e viceversa? È il frutto di una disciplina, l’armocromia, che attraverso l’analisi del colori della pelle, degli occhi, dei capelli (e non solo) permette di trovare la palette’ ideale per ciascuna persona. Lo scopo? Valorizzare la propria immagine. 

L’etimologia della parola deriva dall’unione dei due termini ‘armo’ e ‘cromo’ – dal greco ‘colore’ -, con il significato ‘armonia del colore’.

Già dal 1810, con la pubblicazione della Teoria dei colori a opera di  Johann Wolfgang Goethe, venne effettuata una prima analisi dei pigmenti che poneva l’attenzione sulla loro natura e il loro comportamento, dal punto di vista fisico e spirituale. Questa ricerca è poi proseguita per un secolo, fino a quando il pittore e inventore Albert Henry Munsell ideò un sistema complesso di creazione dei colori, ripreso da coloro che volevano misurarsi con la personalizzazione del colore. 

Chi per primo individuò una corrispondenza tra colore e incarnato fu però Johannes Itten. In particolare,  il pittore e designer svizzero notò un legame tra le tonalità di alcuni periodi dell’anno con quelle delle persone. Da qui, classificò i colori freddi e scuri nella categoria-stagione Inverno; quelli caldi e chiari nella Primavera; le sfumature fredde e chiare vennero invece associate alla categoria Estate. Infine, l’Autunno raccolse i colori caldi e scuri. La scoperta di Itten ottenne la sua conferma con la nascita del cinema a colori, grazie al quale le costumiste poterono constatare che alcune tonalità valorizzavano l’incarnato,  gli occhi e il colore dei capelli degli attori .

Gli anni 70’e ’80 portarono alla maturazione i concetti formulati da Itten, fin quando nel 1980, Carole Jackson pubblicò Color Me Beautiful, che per la prima volta introduceva il concetto di ‘test stagionale’. Grazie a Jackson, l’armocromia si diffuse finendo per diventare un vero e proprio business, oggi identificato attorno alla figura del consulente d’immagine.

Ciak… si gira! L’armocromia a Hollywood

Quello dell’armocromia è diventato ormai un trend a tutti gli effetti e ogni giorno se ne parla sempre di più. Ma ciò che si cela dietro a questa disciplina è uno studio approfondito sui colori e i toni della pelle che ha avuto inizio negli anni ’30.

In quel periodo ,infatti, il cinema in bianco e nero venne rimpiazzato da quello a colori e le costumiste della vecchia Hollywood si ritrovarono a scegliere i vestiti più adatti per il cast, affinché in camera risultassero al meglio. È così che l’armocromia si dispiegò nelle forme più disparate e tutt’ora fa da padrona in ogni film, serie o show televisivo.

Quello delle costumiste hollywoodiane non fu però un lavoro di poco conto, considerando anche le scarse conoscenze che si avevano all’epoca su una disciplina appena nata. Il loro lavoro consisteva nella realizzazione di una palette di colori che, per ogni attore, doveva abbinarsi il più possibile alla sua estetica. A quel punto, la star veniva truccata e vestita secondo quella scala di colori.

Lo scopo dell’armocromia nel cinema e nella tv è infatti quello di ottenere un’immagine il più possibile armoniosa e far risaltare al meglio l’aspetto di una persona.

Non solo estetica: la psicologia dei colori

Immagine di Gerd Altmann da Pixabay

Nella disciplina dell’armocromia i colori sono quindi suddivisi nelle quattro stagioni. Ma ciascuna tonalità trasmette significati, sensazioni ed emozioni diverse. Ad esempio, il rosso viene spesso associato all’amore e alla passione; il giallo rappresenta felicità, gioia e buon umore; il verde trasmette tranquillità e il nero, a differenza di quanto si possa pensare, denota eleganza e fascino.

Associare i colori alle sensazioni che suscitano in chi li guarda è materia di interesse di un’altra disciplina legata all’armocromia: la psicologia del colore. Essa analizza l’effetto che le differenti tonalità hanno sulle persone e soprattutto sulle loro emozioni. La psicologia del colore, quindi, è un aspetto che riguarda la sfera dell’inconscio.

La ‘sensazione’ è l’evento di base con il quale il nostro organismo entra in contatto con il mondo esterno. Nel caso del colore, ciò avviene nell’occhio. Infatti, il colore è una sensazione percepita dal cervello, con conseguenze anche sull’atteggiamento psicologico. Esperienze pregresse, l’educazione ricevuta, differenze culturali e contesto sono tutti elementi che possono alterare l’effetto che la visione di un determinato colore ha sull’inconscio.

Questa materia va dunque oltre il semplice marketing e spesso nutre le sue radici nell’infanzia e in una simbologia psicologica che la scienza ha sempre cercato di svelare.

In Italia, l’Armocromia porta il nome di Rossella Migliaccio

Rossella Migliaccio

Dal profilo Instagram @rossellamigliaccio

Qui in Italia, è stata l’esperta di immagine Rossella Migliaccio a far sì che l’armocromia si sviluppasse come disciplina e professione. Dopo essersi laureata all’Università Bocconi di Milano, ha lavorato nel campo pubblicitario e dell’editoria di moda, per poi ottenere la certificazione internazionale come Consulente di immagine a Londra. Oggi è membro dell’Association of Image Consultants International,  insegna al Politecnico di Milano e alla Businness School del Sole24Ore. Grazie a lei, alla figura del consulente d’immagine oggi corrisponde un ruolo ben preciso. La Migliaccio ha infatti fondato l’Italian Image Institute, il primo del suo genere, e nel 2019 ha pubblicato il libro Armocromia, che ha avvicinato il pubblico italiano alla disciplina. Nel libro – che è stato un vero e proprio best seller – Rossella Migliaccio dà consigli sul miglioramento dell’immagine.

Quattro chiacchere con una consulente di immagine

ParmAteneo ha intervistato Martina Catherine Torre, che ha frequentato alcuni corsi presso l’Italian Image Institute della Migliaccio e attualmente è product specialist per il brand di cosmetici AimCare. “Ho deciso di approfondire l’argomento dell’immagine, iniziando il mio percorso da consulente, dato che AimCare verte su principi di body positivity e ha sempre avuto l’obiettivo di prendersi cura delle persone”.

“Il consulente d’immagine è una persona che si occupa della valorizzazione dell’estetica delle persone, tramite criteri oggettivi. Quindi si scinde il gusto personale, la moda, lo stile e si prendono in considerazione solamente caratteristiche quali il sottotono della pelle, il colore dei capelli, il colore degli occhi; ma anche la forma del viso e del corpo, per migliorare l’aspetto delle persone, attraverso i vestiti, gli accessori, il taglio di capelli, il make up, il beauty”.

Spesso confuso con il personal shopper, il consulente di immagine si può occupare di tanti aspetti della vita.  “Possono presentarsi clienti che vogliono semplicemente acquistare un paio di occhiali, o cambiare taglio di capelli, o vogliono sentirsi meglio per un particolare evento, una cerimonia oppure per via del loro ruolo pubblico. Praticamente tutte le persone che lavorano nel mondo dello spettacolo o personaggi pubblici, politici, la stessa Kate Middleton, sono sempre seguiti da dei consulenti d’immagine che ne curano l’aspetto”.

Come già specificato, ciascuna persona appartiene a una delle quattro categorie-stagioni di colore. Ma queste sono in realtà ben 16: vi sono infatti le 4 macrocategorie (inverno, primavera, estate, autunno) e ad ognuna di queste si aggiungono altre 3 sottocategorie, che per la primavera sono light (chiaro), warm (caldo) e bright (brillante); per l’estate light, cool (freddo) e soft (tenue); per l’autunno deep (profondo), warm e soft e infine per l’inverno deep, cool e bright. “Prima di categorizzare una persona bisogna analizzarne alcune variabili che permettono di stabilire a quale stagione appartiene il cliente, e quindi quali colori lo valorizzano e quali invece non lo rendono molto radioso e ne accentuano le imperfezioni.”

Ma esattamente come funziona? Ce lo spiega la Torre: “Si inizia con un questionario che serve a trovare degli indizi in grado di guidarci verso una risposta e una successiva categorizzazione del cliente. Dopo di che, bisogna preparare il cliente alla seduta che consiste in un accostamento di drappi, con colori e tessuti differenti intorno al suo viso, che ci permettono di comprendere inizialmente il sottotono della pelle, e poi l’intensità, i contrasti e il valore del cliente.”

Il modello italiano e le differenze di pubblico

Sicuramente ci sono delle differenze sulla concezione di questo metodo tra l’Italia e gli altri Paesi, soprattutto perché “in Italia il metodo più frequentemente adottato è quello dell’Italian Image Institute di Rossella Migliaccio, che è molto recente, mentre la consulenza di armocromia nasce negli Stati Uniti negli anni ’50. Quindi ci sono state diverse evoluzioni nel tempo e nello spazio per quanto riguarda l’analisi del colore, che è andata ad approfondirsi sempre di più. Per esempio negli anni ’50 c’erano solo le 4 categorie principali, mentre ora ne contiamo ben 16 (o più, a seconda della scuola di pensiero)”. Ad ogni modo, l’unico metodo riconosciuto a livello internazionale è quello americano. La clientela è molto varia ma prevalentemente ci sono più clienti di sesso femminile e di età compresa tra i 20 e i 30 anni. Questo perché “i giovani conoscevano già il concetto di armocromia e di consulenza e analisi dei colori, quindi erano già incuriositi e familiari con l’argomento”, ma la Torre ci riferisce che c’è comunque un interesse anche da parte di persone adulte “che però stanno iniziando solo adesso ad accostarsi alla materia”.

In conclusione, l’intervistata tiene a sottolineare che, al contrario di quanto si possa pensare, moda e consulenza di immagine sono due mondi molto lontani: “È difficile vedere una coerenza di colori o body shape sulle passerelle o sulle riviste di moda. Il fashion è un po’ distaccato da tutto quello che riguarda l’armocromia, anche perché l’armocromia in generale, ma anche body shape e facial shape, mirano a guidare la persona verso una valorizzazione interiore ed esteriore costante nel tempo, mentre la moda si evolve continuamente”.

Lo scopo del lavoro della Torre è infatti quello di accrescere l’autostima delle persone: “Il mio pay-off e tutte le mie consulenze si chiamano Enhance Beauty (valorizza la bellezza) con il fine di far comprendere alle persone il proprio potenziale, di tirare loro fuori la grinta e la consapevolezza di se stessi.

 

di Susanna Coppola, Vanessa Boilini, Simone Mazzella, Anna Barbieri e Silvia Giordano 

 

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*