“E adesso, cosa faccio?” Guida pratica per neo-laureati in crisi

Ai nostri microfoni Fabiana Andreani, specialista in orientamento e carriera under 35, spiega come muoversi nella ricerca del lavoro post-laurea (e non)

Non vedo l’ora di laurearmi ed essere libero. Quante volte durante il periodo universitario abbiamo pronunciato questa frase davanti alle pagine infinite di un libro, mentre preparavamo l’ennesimo caffè per affrontare lo studio matto e disperato della sessione o quando, dopo aver studiato tanto, quel professore non ci ha dato il voto che desideravamo?

Il giorno della laurea rappresenta uno dei più bei momenti della propria vita, poiché rappresenta un punto d’arrivo importante, raggiunto grazie alle proprie forze e alle proprie conoscenze. Poi, però, una volta raggiunto quel traguardo tanto agognato, sorge la domanda: E adesso, che faccio?

Inizia infatti dopo la laurea un periodo di transizione: si esce dallo status di studente per entrare in una fase della vita nuova e incerta. E proprio questa incertezza può provocare un senso di smarrimento e talvolta di sconforto, tanto che alcuni studi psicologici parlano persino di ‘Depressione post-laurea‘. Secondo uno studio del Nature Biotechnology  del 2018, il 41%  dei ragazzi che avevano appena concluso l’università ha sofferto di ansia e il 39% di depressione.

L’entusiasmo iniziale da fine dell’università e il pensiero positivo di nuove opportunità si scontrano con le numerose domande che emergono e a cui non si riesce a dare risposta, ma soprattutto con un mondo del lavoro oggi più che mai in piena crisi, che ostacola fortemente i giovani che desiderano affermarsi e fare carriera. Capita spesso, infatti, di inviare dopo la laurea decine e decine di mail e curricula per la ricerca di un lavoro senza ricevere una risposta, neanche di rifiuto. E questo può essere molto scoraggiante per il raggiungimento di un’autonomia che non solo si desidera, ma spesso ci viene richiesta anche dalla società e dai familiari che vogliono vedere i loro ragazzi ‘realizzati’. 

Come orientarsi? Servirebbe una bussola

Per affrontare il senso di disorientamento e dare una mano ai neo-laureati affinché possano trovare la propria strada abbiamo chiesto l’aiuto di Fabiana Andreani, specialista in orientamento e carriera under 35, divenuta ormai famosa su TikTok  e su Instagram come @Fabianamanager. La manager consiglia innanzitutto di “Andare ad esclusione: capire quello che non ti piace fare. Poi escludendo inizi già a capire quali possano essere le aree di tuo interesse”, ma anche di cercare di comprendere quali siano i nostri reali obiettivi e focalizzarci su di essi. “Bisogna capire che il lavoro non è qualcosa di slegato rispetto alla nostra vita, ma qualcosa che dev’essere in linea con il proprio stile di vita, e questo è molto importante capirlo”.

Fabiana manager

Da profilo IG: @fabianamanager

“Se nella mia vita ho tra i miei obiettivi anche quello di avere una vita sociale appagante, avere una famiglia, dovrò magari cercare un lavoro che sia più flessibile. Viceversa se io so di avere una grandambizione, dovrei venire a compromessi con la mia vita sociale e altri aspetti della mia vita”.

L’esperienza di Fabiana dimostra che ipost laurea può rappresentare una grandissima opportunità non solo per poter realizzare i propri sogni, ma anche per potersi ridisegnare, trovando magari la propria strada in occupazioni che siano coerenti con ciò che piace e per cui si è portati, ma che durante gli studi non avevamo considerato“Non era il mio obiettivo, non lo immaginavo e nemmeno conoscevo questo lavoro. Io ho una formazione di tutt’altro genere. Forse la mia fortuna è quella di aver sempre studiato cose che mi piacessero.” 

Una vita in un CV: Europass? No grazie.

Il primo e più grande ostacolo che ci si trova dinanzi quando ci si appresta ad entrare nel mondo del lavoro è quello di creare un curriculum vitae Di quante pagine dev’essere? Cosa devo scriverci? E come?
Sono tanti i dubbi che si pongono e spesso le risposte sono discordanti. La maggior parte dei recruiter concordano però su una lunghezza che non superi le due pagine e sull’utilizzo di modelli pre-impostati come quelli di Canva, evitando invece i curriculum formato Europass oppure i modelli forniti da Almalaurea. 

Agognato, desiderato da tutti coloro che sono in cerca di occupazione: il curriculum perfetto esisteForse no, ma ci sono sicuramente degli accorgimenti per creare un curriculum che risalti agli occhi di un recruiter e che non passi inosservato. Secondo Fabiana il curriculum deve essere sicuramente chiaro e leggibile 

curriculum vitae

“Chiaro: dev’essere ordinato, con un layout che sia gradevole alla vista. È molto importante perché quando io ne vedo 40 tutti uno dietro l’altro il curriculum più ordinato mi attrarrà di più, anche da un punto di vista estetico. Leggibile: non devo scrivere la mia vita senza capo né coda, ma dovrò avere un orientamento, dare degli indizi a chi lo legge che mi facciano capire che tu sei la persona giusta per noi.” 

Il curriculum rappresenta il nostro biglietto da visita, il nostro ‘personal branding’ con il quale ci facciamo pubblicità. Per questo è importante non solo cosa raccontiamo di noi, ma anche come lo raccontiamo.
Le esperienze infatti dovrebbero essere descritte in funzione del ruolo per il quale ci si candida: un errore da evitare è quello di utilizzare lo stesso cv standard per qualsiasi tipo di annuncio. Bisogna capire innanzitutto cosa si aspetta colui che selezionerà e creare quindi un curriculum ad hoc in modo da evidenziare le parti che possano esaltarci maggiormente in base a questo. 

Non è facile, ma è importante che il curriculum sia breve, in modo da risaltare maggiormente e permettere ai recruiter di individuare subito se si è in linea con la posizione ricercata. Addirittura alcune aziende utilizzano dei software per la selezione, che individuano automaticamente determinate parolechiave ricercate all’interno dei curricula, scartando quelli in cui non sono incluse. 

lavoro smartphone

Per ovviare al problema della sintesi può tuttavia venire incontro un utile strumento: la lettera di presentazioneTalvolta è richiesta espressamente, altre invece è facoltativa. Attraverso essa si può comunicare meglio chi siamo, ma soprattutto cosa offriamo e perché dovrebbero scegliere proprio noi per quel ruolo. 

Se per molti è difficile sintetizzare il curriculum, per altri – in particolare neo-laureati – il problema invece è rappresentato dalla mancanza di esperienze o dal non sapere quali siano importanti da inserire e quali invece non vengano considerate. “Per quanto riguarda le esperienze – soprattutto quando non ha mai lavorato -, io guardo soprattutto esperienze all’estero, le lingue, la conoscenza di software, progetti personali, a me colpiscono persone che vanno all’estero, fanno parte di associazioni universitarie, lavorano nell’azienda di famiglia o sviluppano progetti personali come un canale YouTube, un blog, un e-commerce-” ci dice Fabiana.

E non è vero che lo studio non ripaga: “Guardo anche il percorso di studio – continua la manager – com’è stato sviluppato: le tempistiche vengono guardate molto, più che i voti. Molto spesso si vede se ci sono dei buchi, quanto tempo ci è voluto per laurearsi. Il consiglio è mettere in questo caso qualcosa a giustificazione di questo ritardo, ad esempio un corso, un lavoro, volontariato, servizio civile, in modo da comunicare di aver fatto esperienze che ci hanno comunque riempito di competenze. 

Aperta una porta, si apre un portone…occhio a non inciampare

Se grazie a questi consigli riuscirete a passare la soglia della selezione dei curricula, non pensate che sia già finita. Un altro nemico vi aspetta: il colloquio.  Ebbene, se si viene convocati a un colloquio, vuol dire che potenzialmente si è in linea con il profilo ricercato. Il colloquio rappresenta un’arma a doppio taglio: da un lato permette di farsi conoscere, di catturare l’attenzione del recruiter andando oltre le semplici righe del curriculum; dall’altro, però, se non affrontato nel modo giusto, potrebbe dare una cattiva impressione su di noi. 

Poiché chi seleziona generalmente ha poco tempo a disposizione, spesso anche i piccoli dettagli fanno la differenza sull’esito del colloquio. In questo periodo in cui la maggior parte delle interview si svolgono online è ancora più complicato esprimere il meglio di sé dietro uno schermoAbbiamo perciò chiesto a Fabiana Andrani dei consigli per presentarsi nel modo giusto: “Faccio molto caso a com’è vestita la persona, alla cura, se qualcuno ha la giacca o comunque un abito adeguato. Usiamo uno sfondo bianco, evitiamo sfondi confusionari – addirittura una persona si è presentata dal bagno -, mettiamo una luce davanti e lavoriamo tanto anche sul tono di voce: bisogna parlare scandendo bene le parole, alzando anche un po’ il tono di voce.” 

I social possono essere utili?

Passare tempo sui social è visto spesso come una perdita di tempo o come un mero intrattenimento. In realtà i social network possono rappresentare un utile strumento per farsi conoscere, acquisire visibilità. Fabiana ne è un esempio: ha iniziato a fare TikTok perché voleva portare sulla piattaforma un tipo diverso di donna, non per forza ballerina o mamma e basta: ci è riuscita parlando del suo lavoro e ha raggiunto un gran numero di followers che le hanno portato senz’altro visibilità. La cosa bella dei social è che sono fatti di persone, quindi non è qualcosa di vano” afferma. 

In effetti non è sempre tempo sprecato quello utilizzato con i social network e le persone che ci notano potrebbero anche essere dei recruiter in cerca di una persona adatta al profilo che stanno cercando. Una reclutatrice di Adecco nel podcast Job buster disponibile su Spotify spiega infatti l’importanza in particolare di LinkedIn, ma anche di Facebook, per farsi notare. Bisogna curare il profilo, essere attivi comunicando le proprie opinioni su determinati argomenti. Infatti può capitare che, anche se non ci si è candidati per un’offerta di lavoro, possono essere i selezionatori stessi a contattarci se notano un profilo in linea con quello che si cerca. 

“Cercasi stagista con esperienza”

La ricerca di lavoro di un neo-laureato viene spesso scoraggiata dal fatto che tanti, troppi, annunci ricerchino figure da inserire in uno stage o in una posizione lavorativa con profilo junior, ma con esperienzaE tale richiesta appare quasi paradossale dal momento che, appena terminati gli studi, le esperienze lavorative sono poche o nulle, e che si cerca uno stage proprio per acquisirle quelle esperienze. 

Ma a risultare difficile è spesso anche il dover accettare di svolgere uno stage extracurriculare a titolo gratuito. A differenza dello stage curriculare, che rientra nel piano di studi universitario e che le aziende non sono tenute a retribuire, per quello extracurriculare invece si avrebbe il diritto a un’indennità minima mensile almeno pari a quella stabilita dalla Regione in cui si svolge. Usiamo il condizionale -“si avrebbe”- perché in molti casi questa disposizione non viene rispettata. E allora: è giusto accettare stage in cui non ci viene riconosciuta la retribuzione che ci spetterebbe? 

“Questa è una questione un po’ annosa – commenta Fabiana – Premesso che io sono dell’opinione che il lavoro vada giustamente retribuito, quello che è da valutare è: se è la tua primissima esperienza e questo stage ti permette di imparare qualcosa, di avere delle competenze che poi puoi andare a rivendere, pochi mesi gratis li puoi fare, perché comunque ti formano. Al colloquio successivo quello che tu andrai a vendere non è il rimborso spese, ma la tua competenza. 

Coronavirus e lavoro: conciliabili?

Oggi stiamo attraversando un momento difficile, che riguarda non solo l’aspetto psicologico e della salute della persona, ma si riflette anche in ambito economico. Il coronavirus ha messo a dura prova il mercato del lavoro e questo può essere scoraggiante soprattutto per chi si appresta a terminare gli studi. 

Eppure, un piccolo spiraglio di luce nelle opportunità di lavoro si può scorgere e di questo ci parla la manager: “Questo evento ha dato una spinta pazzesca al digitale, alle attività che si svolgono sull’online, o che riguardano la comunicazione. Queste attività non si sono mai fermate, anzi sono cresciute. Come cresceranno anche le professioni inerenti al benessere, alla sanità, alla salute, come anche quelle connesse con la sicurezza sul lavoro. Ma anche la parte connessa all’analisi dei dati e la protezione di questi dati.” 

coronavirus money

Non bisogna quindi scoraggiarsi pensando unicamente a ciò che per il momento è in stallo, ma puntare a sfruttare nel miglior modo possibile invece tutte le nuove opportunità che si possono trarre da questa situazione particolare. Si potranno affrontare le difficoltà anche grazie alla consapevolezza del periodo che stiamo vivendo e, se sembrerà di annaspare nel buio, basterà ricordare che c’è invece chi, come Fabiana, ripone grande fiducia nei giovani.

Secondo me la vostra generazione, vostra o comunque quella dei laureandi, sarà migliore della mia, perché è più consapevole del periodo che sta vivendo, delle opportunità e anche della mancanza delle opportunità. La generazione di adesso è più consapevole, più umile, ma crede anche molto nella cooperazione, nei valori quali la sostenibilità, la diversità. Una generazione più saggia e concreta, meno attaccata a valori futili. 

Dunque, la risposta alla domanda E adesso cosa faccio? è: capire innanzitutto che il cambiamento fa parte della nostra esistenza, che non dev’essere necessariamente qualcosa di negativo. Ed è normale anche il rifiuto, non dev’essere visto come fallimento. Ciò che più conta è non abbandonarsi alla disillusione, ma perseverare e cercare di fare quello che ci piace, perché è sicuramente ciò in cui riusciremo meglio. 

 

di Francesca Caruso

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