Norwegian Wood: un insolito Murakami che lascia il segno

Una storia che si discosta dai tipici toni onirici e surreali dell’autore. Il libro ripercorre in modo introspettivo l'adolescenza del protagonista

Da profilo IG: @pintofbooks

Norwegian Wood è uno di quei libri che ogni lettore dovrebbe possedere, si può considerare un classico contemporaneo, un romanzo di formazione. Le sue pagine sono emozioni – spesso discordanti tra loro – che solo Murakami è in grado di lasciare, sebbene questa storia si discosti dai tipici toni onirici e surreali dell’autore.

Un romanzo molto introspettivo, che si ispira ad un racconto scritto in precedenza da Murakami. Il contesto nipponico del racconto è costantemente attraversato da una scia europea. Infatti, come spiega la prefazione, l’autore ha concepito il romanzo in Grecia e l’ha terminato nella nostra patria, durante le sue “vacanze romane”.

Lo stesso incipit della storia presenta l’atterraggio dell’aereo su cui si trova il protagonista Toru Watanabe in Germania. È lì che lui riascolta la canzone dei Beatles -altro riferimento alla cultura europea- che dà il titolo al libro e che fa da sottofondo alla storia: Norwegian wood. Ma da quel punto si va a ritroso nel tempo, fino alla fine degli anni Sessanta, e tutto il racconto diventa un lungo flashback che ripercorre l’adolescenza del protagonista.

Toru Watanabe vive a Tokyo in un collegio universitario. È andato via di casa per ricominciare una nuova vita, lontana da un passato ingombrante. Nella nuova città fa la conoscenza di personaggi bizzarri e criptici, come il suo compagno di stanza soprannominato “Sturmtruppen”, che scomparirà ad un certo punto del racconto senza lasciare traccia; o il carismatico Nagasawa, che lo avvicinerà alle avventure di una notte con molte ragazze.

La sessualità i questo libro viene trattata in modo piuttosto esplicito, che a noi può risultare quasi impudente, ma che invece rispecchia perfettamente il contesto giapponese, che ha un approccio più “irriverente” nei confronti di questo aspetto della vita.

Norwegian wood song

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Eros e Thanatos: due facce della stessa medaglia

Il tema principale del racconto è lo scontro: incontro tra Eros e Thanatos, tra Amore e Morte. La morte è il filo conduttore di tutta la storia, è l’elemento che collega tutti i personaggi e che impregna la trama di toni malinconici. Toru ha conosciuto la morte da vicino quando a soli 17 anni il suo migliore amico si è tolto la vita. Prende così consapevolezza della morte, una consapevolezza che rappresenta il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, dalla spensieratezza all’ingombrante e costante presenza di un ospite indesiderato.

La sua vita però andrà avanti, mentre Kizuki avrà per sempre 17 anni. Non è però quest’ultimo l’unico personaggio che si toglie la vita nella storia. L’autore pone infatti il focus su una problematica, quella del suicidio giovanile, che è molto presente in Giappone, tanto che nel 2015 viene stimata come la prima causa di morte tra i ragazzi compresi nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni.

Paradossalmente, tuttavia, è proprio attraverso la morte che il protagonista trova l’amore.

Norwegian wood film

Da profilo FB: Asian Movies

Il protagonista è dunque diviso a metà tra due ragazze che incarnano personaggi con caratteristiche molto diverse, per certi versi opposte. Da un lato c’è Naoko, che incarna la tenerezza, l’innocenza rappresentata dal fermaglio che porta spesso tra i capelli, particolare che la rende quasi infantile.

Dall’altro lato c’è Midori, vivace, allegra e irriverente, che riporta Toru alla realtà, lo fa innamorare della sua minigonna vertiginosa, della sua sensualità e la curiosità verso il mondo.

Il legame con la morte accomuna entrambe, tuttavia è molto diverso il modo di affrontarla: Naoko rappresenta la rinuncia, Midori invece è vita, è attiva e positiva nonostante le avversità che hanno accompagnato il suo percorso. “Cerca di pensare che la vita è una scatola di biscotti. […] Hai presente quelle scatole di latta con i biscotti assortiti? Ci sono sempre quelli che ti piacciono e quelli che no. Quando cominci a prendere subito tutti quelli buoni, poi rimangono solo quelli che non ti piacciono. È quello che penso sempre io nei momenti di crisi. Meglio che mi tolgo questi cattivi di mezzo, poi tutto andrà bene. Perciò la vita è una scatola di biscotti.”

La delicatezza e la musicalità delle parole

Murakami dimostra la capacità di trattare con grande sensibilità e poetica delicatezza temi molto importanti che spesso diventano quasi dei tabù, come ad esempio la tematica delle malattie psichiche e la depressione. Parla del ricovero di Naoko in una clinica quasi surreale, dove il ruolo del paziente e del medico si confondono. Parla di un’ospite di questo centro, Reiko, che diventerà una figura fondamentale nella vita del protagonista grazie al ruolo di sponda tra lui e Naoko. È proprio questa donna, che era destinata a diventare una grande pianista, che intona con la sua chitarra le canzoni dei Beatles che fanno da sfondo alla vicenda.

A caratterizzare la scrittura di questo racconto è la musicalità che lo accompagna. Spesso vengono citate canzoni che riportano agli anni Settanta, e sembra quasi di ascoltarle davvero sfogliando le pagine del libro.

I Beatles

Un finale aperto ma non troppo

Il flusso della narrazione degli eventi è lento, sembra quasi che non accada nulla per tutto il tempo, e invece è proprio quel “nulla” che contiene tutti i punti fondamentali della storia in cui Toru sembra quasi non essere il vero protagonista, ma appare come il riflesso delle vite di tutti i personaggi.

La scrittura è scorrevole e ti trasporta passivamente verso un finale sospeso, che lascia trapelare solo la scelta (o il destino?) di Toru che il lettore aveva ormai intuito.

di Francesca Caruso

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