Teatropoli: Parma città di teatro (anche online)

La giornalista Francesca Ferrari racconta l’idea alla base del suo blog, la difficile situazione attuale e le speranze per il futuro

 

“La competenza si costruisce nel tempo e io mi sento tuttora ‘in progress’. Mi definisco giornalista teatrale perché, più che recensire, il mio obiettivo è raccontare il mondo del teatro”. Così si presenta Francesca Ferrari, collaboratrice per la redazione spettacoli della Gazzetta di Parma dal 2012, nonché curatrice del blog Teatropoli, dedicato a tutto ciò che riguarda il mondo teatrale di Parma e provincia. Con lei si è avuto modo di dialogare a proposito della sua creazione, ma anche degli ostacoli del presente con un occhio di riguardo per il futuro.

 

Uno spazio per scrivere e un programma tutto da leggere

L’occhio di riguardo‘ è anche il nome della sezione del blog a cui la giornalista dichiara essere più affezionata, inoltre spiega: “Teatropoli è un progetto in divenire, sottoposto a continui aggiornamenti. Oggi si può trovare una struttura di base composta da molte sezioni: calendarizzazione degli eventi, una pagina dedicata alle interviste, una alle recensioni e una alle opportunità sul web. Queste ultime sono indirizzate anche alle nuove generazioni che desiderano approcciarsi alle professioni del settore teatrale. L’occhio di riguardo è, invece, la sezione deputata a raccogliere le testimonianze e gli aneddoti di persone che hanno a che fare con il mondo del teatro. Molti nomi noti vi hanno contribuito con le loro riflessioni e il racconto di esperienze personali”. Ma qual è l’idea alla base di Teatropoli? “Nel tempo mi sono accorta di come lo spazio sul cartaceo non bastasse per raccontare la complessità del mondo teatrale – continua la giornalista – Di conseguenza, ho pensato di crearmi un luogo di scrittura alternativo e, al contempo, mi piaceva l’idea di dar vita a un progetto di lettura e approfondimento con l’obiettivo di stimolare un potenziale pubblico, di incuriosirlo e invogliarlo ad assistere agli spettacoli”. E così, grazie anche al contributo di un amico informatico, è nato Teatropoli.it, che dal 2016 ha una missione ben precisa: raccontare il mondo del teatro presente sul territorio. “Mi sono focalizzata soprattutto sulla prosa, ma ho sempre avuto l’occasione di dare notizie anche su altri generi, come la danza. Questa pagina rappresenta per me la volontà di costruire uno spazio che abbia un bacino d’utenza variegato: i lettori del web e del giornale cartaceo non sempre coincidono”, racconta Francesca Ferrari, che oltre al blog, in linea con questo suo obiettivo, gestisce anche due pagine social (Instagram e Facebook). “Capita anche di parlare di progetti di respiro nazionale, che riguardano tutto l’ambito teatrale, come la nascita di un collettivo. La condivisione di notizie è fondamentale, così come il costante miglioramento del blog.”

Tra resistenza e collaborazione

Avendo a che fare con il mondo dei teatri della zona (e non solo) giunge inevitabilmente il momento di scontrarsi con la dura attualità: la chiusura dei teatri e il difficile clima che coinvolge tutti coloro che lavorano nel settore. “Da quello che sto percependo, anche attraverso le interviste che ho avuto modo di seguire in occasione delle varie attività avviate sul web, le reazioni nel tempo sono mutate. La scorsa primavera prevaleva la voglia di reagire nell’immediato, di trovare innumerevoli soluzioni, soprattutto in prospettiva di un rientro dell’emergenza in concomitanza con l’estate”. Come rileva la giornalista, il periodo di tregua in parte si è verificato, ma è stato, purtroppo, breve e a oggi “si percepisce più preoccupazione, data la maggiore pesantezza della situazione. Si tratta ora di una resistenza più marcata dal punto di vista emotivo, più faticosa”. Emerge che la causa principale sia una: “La categoria non è stata sostenuta, non si parla della riapertura dei teatri. Non c’è una prospettiva a cui si possa guardare. Il colpo comincia a essere fortemente accusato, anche tra persone abituate a rinnovarsi, a reinventarsi. A lungo andare, tuttavia, diventa difficile per chiunque.” Come spesso accade, da momenti di estrema difficoltà può anche nascere qualcosa di positivo: una base da cui ripartire. “Questo periodo è stato fondamentale per la creazione di associazioni di categoria e gruppi che stanno lottando per i diritti dei lavoratori del settore. Credo che la costituzione di associazioni come Attrici Attori Uniti, U.N.I.T.A. (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) e il collettivo di attrici Amleta siano realtà molto importanti. Nate sì per esigenza, data la pandemia, ma forse anche perché i tempi erano maturi. Si è creato un movimento di grande consapevolezza e, dialogando con molte personalità coinvolte, emerge chiaramente la volontà di affermare la propria dignità professionale, forse come mai prima d’ora, in modo così organico”. Secondo Francesca Ferrari coesione e collaborazione sono ciò che di più importante è emerso dall’ultimo periodo e, per quanto riguarda il prossimo futuro, dichiara: “Qualcosa si sta muovendo. In formule diverse, tutti i teatri del territorio stanno praticando resistenza culturale. Anche gli artisti indipendenti hanno continuato a inventare, tentando di mantenere un forte legame col pubblico. Forte è anche il bisogno di un’azione comune più incisiva, e forse accadrà”.

La responsabilità e il respiro del teatro

In un complicato, ma necessario tentativo di guardare oltre l’incerto presente, la domanda sorge spontanea: come potrebbe cambiare il teatro (e il suo pubblico) dopo la pandemia? “Mi torna alla mente un passo del libro di saggi ‘Sul teatro’ di Roland Barthes, dove si legge della responsabilità del fatto teatrale, di come esso non sia mai innocente e traduca sempre un rapporto storico dell’uomo con il mondo in cui egli vive. Ora io credo che questa responsabilità si sentirà ancora di più. Non che prima il teatro fosse irresponsabile – non lo è mai stato – però sarà fondamentale imparare a relazionarsi adeguatamente con un pubblico che arriva da una situazione di grande dolore e privazione”. Ed è proprio la necessità di empatia ad assumere, per la giornalista, ulteriore rilievo, soprattutto considerando che “sono molte le categorie, non solo del mondo dello spettacolo, che hanno subito perdite enormi: sul fronte umano, economico e sociale. Io penso soprattutto alla responsabilità del singolo artista nei confronti del proprio pubblico e credo che sarà un tipo di pubblico con cui bisognerà avere una sensibilità e un’attenzione forse maggiori rispetto agli ultimi anni. È un pubblico che andrà preso per mano; con cura speciale per le persone in quanto tali, di modo che percepiscano di essere supportate dall’esperienza teatrale”.

Ripensando all’esperienza teatrale prima della pandemia, Francesca Ferrari esprime un suo preciso augurio: “Veniamo da un anno in cui siamo stati tutti segnati dal distanziamento sociale. È vero che le produzioni sul web hanno permesso in qualche modo di continuare a segnalare la presenza degli artisti, di mantenere un, seppur sottile, contatto con il pubblico, tuttavia la condivisione dal vivo costituisce sempre il vero punto di forza del momento teatrale. Grazie a essa il teatro afferma la sua centralità in quanto opera d’arte viva ed è ciò di cui anche il pubblico ha bisogno in questo momento: ritrovare serenamente il respiro comune – tra chi è sul palco e chi è in platea – un respiro libero dal virus. Spero che il grande senso di responsabilità, precedentemente indicato, sprigioni la forza necessaria per tenere le redini di una comunità che ha grande bisogno di ritrovarsi”.

di Federica Mastromonaco

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