Tricotillomania: quando ‘strapparsi i capelli’ non è più metaforico

Un disturbo spesso sottovalutato, che colpisce l'1% della popolazione. Abbiamo intervistato il dottor Carlo Marchesi per saperne di più

Tricotillomania

La tricotillomania (dal greco thrìx – ‘capello’, tìllō – ‘strappare’ e manìa – ‘mania, ossessione’) è una malattia cronica che si verifica nei soggetti con la tendenza – e spesso irrefrenabile voglia- di strapparsi i capelli, spesso creando anche chiazze di alopecia.

Classificato come disturbo ossessivo-compulsivo, questo comportamento si può estendere anche al resto dei peli del corpo, maggiormente ciglia, sopracciglia e peli pubici ed è riconosciuto come un gesto privo di significato, effetto di varie cause: ansia, stress, disturbi affettivi o conflitti inconsci con conseguente sollievo successivo allo strappo del capello o del pelo. La condizione può essere episodica, quindi occorrere saltuariamente, ma solitamente questo disturbo è un disturbo cronico, che richiede un trattamento.

Molto spesso questo disturbo porta a delle implicazioni sociali: immaginiamo quanto, per esempio, possa essere difficile per una ragazza adolescente andare a scuola con zone di alopecia in testa, con conseguenti forme di stress e depressione. Per questo motivo la figura professionale che si occupa di risolvere il disturbo della tricotillomania è lo psichiatra o lo psicoterapeuta.

Tricotillomania 3

da Canva.com

Cosa dicono gli esperti?

Abbiamo intervistato il Prof. Carlo Marchesi, professore dell’Università degli Studi di Parma e medico psichiatra, per ottenere informazioni in più riguardo alla tricotillomania.

Parlando di statistica, questo disturbo occorre con una media di 1 individuo di sesso maschile ogni 10 individui di sesso femminile, la stessa riguardante i disturbi associati alla condotta alimentare. Quando si analizza l’ambito dei disturbi mentali, e più in particolare di quelli ossessivo-compulsivi, ci si chiede  se le azioni svolte dai pazienti siano azioni consapevoli oppure no.

Secondo il professor Marchesi l’incidenza di questi fenomeni è quasi sempre consapevole, anche se il paziente non può assolutamente fare a meno di compiere determinati comportamenti, seppur nocivi per la propria salute. Il disturbo può, in alcuni casi, essere anche inconsapevole, soprattutto nel caso dei bambini, che al mattino possono trovare dei capelli sul proprio cuscino, oppure ai piedi del proprio letto.

Al contrario di quanto si potrebbe pensare, la tricotillomania potrebbe non essere del tutto ‘casuale’: ci sono, infatti, dei fattori di rischio come l’ereditarietà e la predisposizione. “Spesso, in caso di oligofrenie (deficit del quoziente intellettivo), è più facile sviluppare comportamenti ossessivo-compulsivi, come quelli dei tricotillomani. Allo stesso modo, anche quando vi è una situazione di coesistenza di altri disturbi ossessivo-compulsivi, si può avere una certa predisposizione nello svilupparne altri appartenenti alla stessa categoria di disturbi. La vulnerabilità genetica, inoltre, può giocare un ruolo fondamentale”.

Entriamo nello specifico: nel disturbo ossessivo-compulsivo, il paziente è a conoscenza dell’assurdità dei propri comportamenti, ma allo stesso tempo non può far nulla per non attuarli. Parliamo di “spettro” ossessivo-compulsivo, perché tutti i disturbi che appartengono alla stessa categoria sviluppano spesso un modus-operandi simile.

Il paziente tricotillomane prova un senso di vergogna per ciò che fa, e quindi attua comportamenti compensativi: nel caso della sopraggiunta mancanza di sopracciglia, dovuta ad un trauma auto inflitto, spesso il paziente sovrappone delle sopracciglia finte per correre ai ripari. Stessi comportamenti avvengono per la mancanza di capelli e per la mancanza di ciglia.

Per quanto riguarda il trattamento, il paziente può percorrere due strade: vi è un trattamento farmacologico e un trattamento psicologico. L’efficacia dei due trattamenti è sovrapponibile e sta al paziente scegliere quale preferisce. “I farmaci agiscono sulla serotonina, mentre la psicoterapia si concentra sugli aspetti cognitivo-comportamentali: molto importante è il processo di mentalizzazione, che può risultare cruciale”.

La Tricotillomania è un disturbo che riguarda l’1% della popolazione. Nella maggioranza dei casi, si sviluppa nell’età adolescenziale, anche se può manifestarsi a ogni età. Di solito, con il passare del tempo, questo problema tende a risolversi, anche se il decorso varia da persona a persona.

Tema associato alla tricotillomania è quello della “volontà”: nonostante i pazienti siano caratterizzati da una forte volontà, questa è soggiogata dal disturbo. Spesso la situazione viene vissuta negativamente anche a causa della presenza di familiari che non ne comprendono la gravità, e quindi aumentano quello che è il senso di colpa. Questi disturbi possono presentare effetti a lungo termine, e proprio per questo motivo è importante intraprendere il prima possibile una terapia.

“L’accettazione delle patologie psichiatriche – ricorda Marchesi – non è sempre facile, ma è importante abbandonare ciò che è il senso di colpa e prendere coscienza dei propri limiti, per risolvere tutto al meglio e il prima possibile, evitando situazioni future spiacevoli”.

Tricotillomania 4

da freepik.com

La testimonianza di Carlotta

Carlotta, ragazza di 21 anni che ha sofferto del disturbo per diversi anni, afferma che la tricotillomania nel suo caso consisteva principalmente nell’attorcigliare e strappare i capelli, trovando soddisfazione in questa pratiсa.

La causa principale non l’ha mai individuata, ma crede che fosse legata allo stress. Il disturbo  iniziò in età adolescenziale, a circa 14 anni.  “Durante l’atto ne ero spesso consapevole, tant’è che a volte mi dava talmente sollievo che prima di eseguire un’altra azione, come per esempio rispondere al telefono, volevo prima finire di strappare il capello” ammette.

Tricotillomania 2

da freepik.com

Le conseguenze fisiche sono state disastrose sia a livello estetico che a livello psicologico: nella parte posteriore della nuca i capelli erano completamente danneggiati e le lunghezze erano differenti, con cute danneggiata e stressata; le conseguenze psicologiche, invece, hanno colpito soprattutto la sua autostima. Per esempio, quando sapeva di avere persone dietro di sé, si vergognava poiché aveva timore che notassero il suo disturbo.

“Avevo inoltre paura perché nonostante mi portasse disagio non riuscivo a smettere. Avevo timore di andare dalla parrucchiera per il suo giudizio negativo”. Carlotta non ha avuto bisogno di intraprendere un percorso con uno specialista, ma crede che sarebbe stato molto utile.

Nonostante questo timore, è stata proprio lei a ‘salvarla’: Carlotta ci racconta di avere preso coraggio e di essere andata dalla parrucchiera, a cui chiese di eseguire un taglio particolare, con il quale riuscire a nascondere i difetti che la patologia aveva causato alla sua chioma. “Mi consigliò di segnare su un calendario a fine giornata le volte in cui riuscivo a superare la giornata senza strapparmi alcun capello e, man mano, questa è divenuta un’abitudine, fino al giorno in cui non ne ho più avuto bisogno“.

 

di Susanna Coppola, Simone Mazzella, Vanessa Boilini

 

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*