Discoteche chiuse e concerti rimandati: il Covid-19 non cambia musica

Il perdurare dell'emergenza sanitaria ha costretto i professionisti del panorama musicale a reinventarsi, per poter affrontare un duro periodo di crisi globale



Quotidianamente siamo esposti a centinaia di suoni e rumori, dal ritmo dei clacson nel traffico di città al ticchettio degli orologi nelle case, dalla suoneria degli smartphone alla radio che intrattiene i viaggiatori. La musica è senza dubbio la più antica accompagnatrice ed oltre ad unire intere popolazioni è anche uno strumento comunicativo potentissimo.

Nell’ultimo anno, tuttavia, il concetto di musica è totalmente cambiato ed è come se questa forma d’arte sia rimasta temporaneamente sospesa. Le restrizioni imposte dal Governo a causa del Covid, le chiusure dei teatri e dei cinema, i concerti rimandati, hanno messo all’angolo centinaia di artisti, costringendo cantanti e musicisti a reinventarsi. I social media sono diventati il nuovo palcoscenico e non è venuta meno la convivialità: basti pensare ai flashmob che durante i primi mesi della quarantena hanno visto migliaia di italiani affacciarsi dai balconi delle proprie case, intonando canzoni con l’aiuto di violinisti, pianisti e chitarristi, che davano libero sfogo ai loro strumenti.

L’isolamento sociale per molti è stato un momento di ispirazione ma con il perdurare dell’emergenza sanitaria le difficoltà e i disagi sono raddoppiati. Per i cantautori, ad esempio, è stata un’occasione per dedicarsi alla stesura dei testi, per i musicisti il momento ideale per comporre e affinare la tecnica, ma per molti altri il Covid-19 ha rappresentato uno stop forzato.

Discoteche chiuse: a restare fermi non sono soltanto i DJ

“Se penso al Covid-19 mi vengono in mente un martello ed un mattone, questo maledetto virus ha spaccato la musica, ci ha divisi”. Le parole del Dj Pietro Miraglia, classe 1989, non lasciano spazio ad interpretazioni. Per contenere l’aumento dei contagi, una delle prime misure adottate dal Governo è stata la chiusura immediata di tutti quei luoghi che non permettono di rispettare il distanziamento sociale. “La discoteca è il luogo di assembramento per eccellenza, magari con molte limitazioni e controlli avrebbero potuto garantire una riapertura – spiega il Dj – nonostante le evidenti difficoltà di organizzazione”. A subire le conseguenze di una chiusura che perdura da ormai un anno, eccetto una breve interruzione nel periodo estivo, non sono soltanto i Dj, ma anche i vari addetti ai lavori come chi garantisce la sicurezza, gli organizzatori di eventi e i barman.

In Italia la cultura e l’arte sono sempre state fiorenti e in questo non fa di certo eccezione la musica, che nel corso dei secoli ha conosciuto uno sviluppo costante e significativo, ma nonostante ciò molti artisti non sono ancora riconosciuti come figure professionali.

“Grazie al Covid è nata una associazione che sicuramente garantirà maggiore tutela dei lavoratori dello spettacolo in futuro”, ci spiega Pietro. Dopo anni di silenzio rappresentativo è infatti nato il SILS, un Sindacato Italiano che convoglia a sé tutti i professionisti che lavorano all’interno delle discoteche, dei club e negli eventi, come vocalist, ballerini, cantanti, performer, deejay e addetti alle pubbliche relazioni.

L’economia del settore ha subito una pesante battuta d’arresto e la capacità di reinventarsi  vale solo per quei Dj che godono di fama mondiale e che riescono a ‘monetizzare’ le loro performance musicali attraverso i canali social. La quarantena, d’altro canto, ha sancito un ritorno alle origini, dando la possibilità di reinterpretare la musica. “Il progresso ha favorito la digitalizzazione, con l’utilizzo di chiavette USB e computer, ma nell’ultimo anno è tornato in auge il disco in vinile che ha ripreso quota nel mercato mondiale”.

Lezioni di Violino ai tempi del Covid-19

Non tutti i generi musicali raggiungono il grande pubblico. Tuttavia, durante il lockdown, anche la musica classica ha trovato la sua dimensione sui social e non sono mancati i concerti in streaming. Dal violino all’arpa, dal clarinetto alle percussioni, diverse melodie sono entrate nelle nostre case. Complici l’isolamento ed il tempo, non è mancata la nostra curiosità all’ascolto.

“La musica e le lezioni di strumento non hanno efficacia online, la qualità del suono è completamente diversa, pensiamo ad un quartetto che deve esibirsi singolarmente a casa, ci sono questioni tecniche che rendono difficile l’esecuzione” spiega Lillia Aurora Carillo Madrigal, studentessa magistrale presso il Conservatorio di Parma ed originaria di Città del Messico. Soltanto a partire da settembre ha ripreso le lezioni di violino in conservatorio: “I professori hanno cercato di dare il loro meglio, non è stato facile, ma allo stesso tempo abbiamo avuto la possibilità di studiare e laurearci”. Lillia ha vissuto lo scorso anno in Italia, senza potersi ricongiungere alla propria famiglia in Messico e trovando nel violino il mezzo per vincere l’isolamento sociale. Ma se la musica classica trova la sua massima espressione nell’orchestra, dove ogni strumento suona in perfetta armonia con l’altro, risulta realmente difficile ricreare quell’atmosfera senza la possibilità di riunirsi. “E’ già complesso eseguire un brano in streaming – prosegue la violinista – ma insegnare ai bambini che si approcciano per la prima volta ad uno strumento richiede ancora più tempo e dedizione”. Nonostante le numerose difficoltà, Lillia è entrata di recente nell’Orchestra del Conservatorio di Parma ed in merito alla chiusura dei teatri si esprime sottolineando che quello destinato alla musica classica è sicuramente un pubblico di nicchia, per cui: “con le dovute precauzioni sarebbe stato sicuramente possibile garantire il distanziamento sociale nelle sale”.

Come si reinventano i cantautori

Musica e Covid-19 sembrano due termini agli antipodi, ma è realmente così?
Se da una parte l’isolamento è stato il lato più duro della pandemia, dall’altra sono diversi gli artisti che si sono sentiti maggiormente ispirati.

“È stata una necessità di sopravvivenza, non ho mai scritto così tanto, mi sentivo come in una bolla e ho dato libero sfogo alla creatività”. Il cantautore Stefano Usini racconta come la quarantena gli abbia consentito di ritagliarsi degli spazi che la vita frenetica di tutti i giorni non gli avrebbe mai concesso. Una delle difficoltà degli artisti consiste proprio nel portare a termine un progetto o un’idea, esasperati dall’esigenza di essere al passo coi tempi. “Sono riuscito a completare ciò che avevo iniziato e non avevo avuto modo di finire, parlando d’amore, di sentimenti diversi da quelli che il Covid mi comunicava in quel momento”.

La musica per molti è divenuta un rifugio, una dimensione in cui ritrovare la leggerezza e la spensieratezza perse a causa della pandemia. È questo lo spirito comune che ha spinto cantanti e musicisti a condividere attraverso i social media le loro esibizioni. Il loro approccio è stato diverso: alcune città italiane sono state duramente colpite e non sempre la musica si è rivelata una via di fuga efficace. “Personalmente il mio stato d’animo conta molto, durante la quarantena ho avuto l’opportunità di scrivere, ma sinceramente non me la sentivo di cantare, a volte ho preferito il silenzio”.

Passando maggior tempo a casa, in famiglia, molti sono stati i giovani ad avvicinarsi alla musica, riscoprendo un mondo prima di allora sconosciuto. Sono stati rispolverati i vecchi dischi, la dance anni 80-90, i cantautori come Dalla, De André, Bennato, Battisti. “La musica non può ridursi al sottofondo di una festa – conclude Stefano -bisogna saper ascoltare i testi e il lockdown ha concesso il tempo per farlo, riscoprendone il valore”.

Concerti in streaming: nuova frontiera della musica?

Gli eventi musicali, teatrali ed artistici rimandati hanno lasciato un vuoto pressoché incolmabile e diviene sempre maggiore l’esigenza del ritorno alla normalità. Sono molti i settori colpiti duramente dalla crisi e questo non è soltanto un disastro economico, ma anche culturale.

Se le sale dei teatri e dei cinema rimangono deserte, ecco che subentrano i tour ed i concerti in streaming, nuova frontiera della musica.

Ma non tutti sembrano essere d’accordo: molte band e cantanti hanno preferito posticipare le date dei concerti, in attesa che l’emergenza sanitaria rientri, per donare al pubblico un’emozione a 360 gradi. Non è soltanto quest’ultimo a risentire del privilegio di ascoltare musica dal vivo, ma gli stessi Dj, vocalist e cantanti, che ritengono fondamentale il rapporto diretto con i loro fan, che non può ridursi ad una diretta sui social il cui seguito è garantito solo in alcuni casi.

Ad esprimere chiaramente lo stato d’animo di artisti e amanti della musica ci ha pensato Gabriele Milani, uno streetartist che a Livorno ha realizzato la scritta “Mi manchi come un concerto”, chiaro simbolo della speranza nella musica ai tempi del Covid-19.

D’altra parte la musica non smetterà mai di regalarci emozioni e come cantava il grande Freddie Mercury “The Show Must Go On”.

Di Ilaria Giuliani

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