A piedi in giro per il mondo: il viaggio di Nicolò, ex studente UniPr

Storie da film: l'avventura del 27enne che ha mollato tutto per inseguire il suo sogno

‘Tata’ in polinesiano significa ‘arrivederci, spero di rivederti’ ed è il nome del catamarano sul quale Nicolò, insieme a Bill, un australiano di 69 anni, e Jeremy, un polacco di 27, hanno attraversato l’Oceano Atlantico per ben 33 giorni, prima di sbarcare sull’isola di Santa Lucia. Sono 33 giorni di silenzio totale, solo una distesa infinita d’acqua, il rumore delle onde, balene, delfini e uno squalo. “Abbiamo visto tramonti di un rosso spettacolare, albe che illuminavano il cielo d’oro. Il mare cambiava ogni giorno: blu, grigio, a chiazze, striato, oleoso, muscoloso, onde alte 10 metri oppure piatto. Enorme”.

Questo è il racconto di un ragazzo, un ex studente dell’Università di Parma, che dopo la laurea e le buone prospettive di un lavoro fisso, ha deciso di dare una svolta alla sua quotidianità. Nicolò Guarrera ha infatti un sogno: fare il giro del mondo a piedi. Oppure, quando non è possibile, via mare.

Nicolò ha 27 anni, viene da Malo, un piccolo comune in provincia di Vicenza.

Nicolò ha preso una laurea triennale a Verona e ha concluso la sua carriera universitaria a Parma, specializzandosi in strategie commerciali. “A Parma ho trovato un’ottima università con professori molto ben qualificati e in grado di spronare e interessare i ragazzi. È un’ottima città, piena di eventi e ricchezza culturale. Ho anche trovato compagni di corso con cui sono tuttora in contatto. Ero interessato al bando Overworld, ma Parma mi è piaciuta così tanto da decidere di non volerla lasciare per quei due anni“.

Nicolò trova poi lavoro presso una prestigiosa ditta multinazionale, a Milano. Lavora come Category Planner responsabile del settore Food. La sua carriera va a gonfie vele, ma decide comunque di lasciarla e intraprendere questa avventura. “Mi sono sempre trovato bene a lavoro. I miei colleghi erano persone molto piacevoli. Anche per questo, i miei genitori all’inizio erano rimasti sorpresi dalla mia scelta. Ma ovviamente mi hanno subito compreso e mi hanno sempre sostenuto”. Nel maggio 2017 capisce che il suo sogno poteva diventare realtà. 

Non sa però come affrontare e superare certe zone desertiche che vorrebbe raggiungere, finché non scopre l’esistenza di un carretto, strumento spesso utilizzato in questi casi per portare con sé tutto il necessario. “Ho acquistato il carretto e si chiama Ezio – dice Nicolò – lì ho capito che lo avrei fatto”. La rivelazione avviene in un appartamento in via d’Azeglio: “Lì ho deciso di compiere il viaggio”.

Mettersi in crisi per riscoprire il rapporto con la natura

“Mi sono chiesto: se la mia vita fosse un’opera d’arte, pagherei il biglietto e investirei il mio tempo per visitarla in un museo? Mi sono risposto che forse le avrei dato un’occhiata, ma non sarei andato al museo apposta per visitare quell’opera”. Nicolò aveva bisogno di raccogliere storie, ampliare i propri orizzonti. “Volevo mettermi in crisi – racconta – ho sempre voluto scrivere un libro e, in più, vivere la vita in modo limitato al giorno d’oggi, con tutti i mezzi a disposizione, mi sembrava un delitto”.

Durante la traversata atlantica, percorsa insieme a due compagni, Nicolò riscopre i fenomeni naturali. “Il mare mi ha insegnato una nuova forma di lentezza, quella del rimettersi alla volontà degli elementi naturali, accettare di essere piccolissimi e impotenti in confronto ad essi. Il vento decide quanto forte vai, e se vai”. Il mare, con la sua maestosità, imponeva il suo ritmo, decideva lui quando sarebbero arrivati sulla terraferma.

Ma come procede questa avventura? Quanti paesi ha visitato fino ad ora il nostro protagonista? È davvero il caso di contare un Paese dopo l’altro come fosse un catalogo? Nicolò crede che sia ben diverso il concetto di essere stato in un Paese, piuttosto che averlo visitato. Quando visiti un posto comprendi appieno la cultura dei suoi abitanti, le tradizioni, il cibo. “Nella mia vita ho visitato Francia, Spagna, Italia, Santa Lucia e Antigua. Contare i Paesi è un po’ da turismo mordi e fuggi. I Paesi che ho visitato sono pochi; i Paesi in cui sono stato sono una ventina”.

“Santa Lucia è forse il luogo che mi ha emozionato di meno. Non c’era una bella atmosfera sulla barca che utilizzavamo, c’era molta diffidenza nei confronti del diverso da parte dei miei compagni di viaggio”. In Spagna ha invece incontrato persone speciali con cui ha costruito legami importanti.

 

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“O perdo le mani, o vado avanti”

“Avevo guardato le previsioni, ma non l’avevano detto…”, questo l’incipit di Nicolò nel raccontare una disavventura successa nei Pirenei lo scorso inizio ottobre. Stava per varcare il confine tra Francia e Spagna, emozionato e su di giri. Dopo una settimana di pioggia, con una solo una felpa leggera e dei pantaloncini, arriva al Passo del Somport, 1600 metri, “e mi becco questa tempesta di neve allucinante. Pensavo di perdere le dita, faceva un freddo atroce. Mi sono detto ‘o perdo le mani, o vado avanti’. Non c’era nessuna macchina alla quale chiedere un passaggio, ma non l’avrei fatto: il viaggio si fa a piedi.”.

Il momento più difficile affrontato dalla partenza ad oggi, tuttavia, è stata la traversata oceanica. “Ho deciso di attraversare l’oceano non in aereo ma via mare, proprio per essere coerente con il mio messaggio di lentezza, che da tutto il tempo di scoprire la bellezza. Non avevo nessuna esperienza di barca, ma mi sono lanciato. Sono partito su un catamarano con due uomini conosciuti 48 ore prima. Ci abbiamo messo 33 giorni, quando avremmo dovuto impiegarcene 20. Abbiamo cercato di mantenere la calma, convivendo con l’incognita e con la paura, con i giorni tutti uguali, i turni notturni, le tempeste inaspettate. Le provviste erano contate e l’acqua aveva un retrogusto di pesce crudo: abbiamo dovuto adattarci. All’alba del 33esimo giorno, eccola lì, la terraferma, dopo 5.000 chilometri d’acqua.”. Una grande stanchezza, quella che ti abbraccia quando sai di aver portato a termine qualcosa di faticoso. Sollievo, gratitudine e leggerezza. Il compagno Bill che esclama “Ora so cosa provarono gli uomini di Colombo quando videro l’America!”. 

Un altro momento duro che ha affrontato è stato ai Caraibi: durante il viaggio alcuni screzi con il capitano, a causa di divergenze caratteriali, lo hanno portato a proseguire il suo itinerario da solo, decidendo di proseguire via aerea verso la Giamaica, da dove poi riprenderà a piedi il suo viaggio fino ad arrivare in America Latina.

“Mi hanno colpito solo alcuni tipi di frutta che in Italia non abbiamo, ad esempio il kiwuano e la custard apple, che non ho ben capito se mi piaccia o meno”, dal profilo instagram di Nicolò @pieroad___

La spontaneità di una giornata tipo..ma i soldi?

Nicolò racconta di non avere propriamente una giornata tipo. Possiede una tenda ed è molto flessibile riguardo al luogo dove appartarsi. “Non so mai dove dormirò. Mi sveglio all’alba e mi metto in viaggio. Mi fermo per pranzo e poi riparto. Indicativamente quando il sole tramonta vado a letto, svegliandomi molto presto al mattino”.

Il giovane viaggiatore racconta poi come riesca a finanziare questa impresa titanica. “Per mantenermi, ho tre risorse principali: prima di tutto i miei risparmi ricavati dal lavoro di Category Planner a Milano, in secondo luogo ci sono vari sponsor che mi aiutano, tra cui Vittorio –  un ragazzo del Foodforfit team, ovvero una palestra di Parma, che mi ha comprato l’ultimo paio di scarpe. Infine le donazioni dei miei followers su Instagram, Facebook e Youtube.”.

Infatti, Nicolò condivide attraverso video, scatti e racconti il suo percorso. Sono stati gli amici che lo hanno incoraggiato ad iscriversi sui social, e ora non può che esserne soddisfatto: sono tante le persone che quotidianamente gli scrivono, per ringraziarlo e sostenerlo, per fornirgli preziosi consigli, per ospitarlo durante il suo cammino, o addirittura per mandargli un libro da leggere. “Bisogna stare attenti, altrimenti si rischia di vedere il mondo attraverso un telefono. Basta prestare attenzione. Dopotutto, anche uno zaino può essere pericoloso: se lo carichi troppo, ti spacca la schiena”.

Un episodio mistico e alcune persone speciali

Un’esperienza da non dimenticare è quella vissuta a Saintes-Maries-de-la-Mer, un piccolo villaggio nella Francia meridionale. Qui, si narra che siano approdate Maria Maddalena, Maria e la patrona dei Gitani, Sara la Nera. Nella Cattedrale di Saint-Maximin ci sono i resti – o presunti resti – di Maria Maddalena. “Si entra nella Cattedrale, si scende nella cripta, è tutto scuro, ci sono le sue ossa, il suo scheletro. Davvero suggestivo.”, ricorda Nicolò.

Eppure, oltre a visitare posti emozionanti e vivere esperienze degne di Vite al limite, quello che rimane nel cuore è il contatto umano. Conoscere qualcuno che vive a chilometri e chilometri di distanza da noi, che parla una lingua diversa, che ha abitudini differenti. Eppure, il giovane viaggiatore impara sempre qualcosa di nuovo da quegli sconosciuti, conosciuti per caso, quasi fosse un appuntamento combinato dal destino, con i quali scambia qualche parola o condivide un’intera giornata.  “Un signore conosciuto a Merida, la Roma Spagnola, aveva con sé un cartello «Mi fa male il culo e ho fame, ho percorso 70.000km in bicicletta». Mi sono fermato e gli ho regalato un toblerone, una barretta di cioccolato. Quest’uomo, un 70enne tedesco, percorre lunghe distanze in bicicletta, tra cui America Latina, America del Nord, Asia”.


Un altro gigante è quello conosciuto a Las Palmas, che ha fatto il giro del mondo in barca a vela. “Lo fanno in diversi, ma lui è stato il primo che ho conosciuto personalmente – specifica Nicolò – è passato per il Canale di Panama, quello di Suez, l’Oceano Indiano, tutte le isole della Polinesia. Un personaggio suggestivo. Ha scritto un libro sui porti del Mediterraneo che ha visitato, compresi quelli della Tunisia, Algeria e Libano. Mi ha dato tantissimi consigli”. Un’altra persona è Max, conosciuto anche lui a Las Palmas. Alla domanda “cos’è per te la lentezza?”, l’uomo ha risposto “lentezza è non guardare l’orologio”.

Tante sono le tappe che Nicolò Guarrera ha percorso, altrettante ne percorrerà. Esplorerà stili di vita e culture distanti, conoscerà altre persone che incroceranno la sua strada. Assaporerà cibi strani e particolari. Vivrà momenti di felicità contrapposti a momenti di frustrazione. Il viaggio è appena iniziato, l’avventura non mancherà.

Come diceva Papa Giovanni Paolo II, “la bellezza salverà il mondo”. Secondo Nicolò, la lentezza salverà la bellezza. E allora in bocca al lupo, scopri il più possibile, viaggia, insegui il tuo sogno, vivi la tua vita. Fallo con tutta la calma del mondo. Prenditi tutta la bellezza, rendila tua. E, se tutto andrà bene, forse il mondo sarà salvo.

Blog: www.pieroad.it / Instagram: @pieroad___

 

 

di Giorgia Cocci e Camilla Bosi

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