Genova, uccisa dall’ex si era già pagata il funerale. C’è bisogno di giustizia, basta scuse

E' successo a Clara, ma anche a Fortuna e a più di 3mila donne in Italia nell'ultimo anno. Questi femminicidi sono fatti di tutti, apriamo gli occhi

 

Foto del gruppo Facebook “Potere al popolo”

Clara Ceccarelli aveva 69 anni quando è stata colpita con più di cento coltellate dall’ex compagno – Renato Scapusi di 59 anni – a Genova. La donna prima dell’accaduto, probabilmente conscia di quanto stesse per accadere, si era già pagata il funerale. Una storia tanto assurda da non sembrare vera, eppure è successo. L’omicida si è costituito alle autorità dopo l’accaduto.

La loro relazione era terminata la scorsa primavera e da allora l’uomo, se così si può definire, ha continuato a cercare di ricucire il rapporto. Frequenti telefonate e visite nel negozio in cui lei lavorava, il motivo della separazione si ipotizza siano stati i furti da parte dell’uomo nella casa e nel negozio dell’ex, ma del motivo della separazione o delle varie dinamiche a noi non importa. Ciò che importa è l’ennesima donna vittima di femminicidio!

Che colpe aveva la povera Clara, che motivi c’erano di arrivare a questo? Amore? Possessione? Rabbia? Squilibri mentali? Siamo stufi, non ci devono essere spiegazioni che tengano, capire ciò che spinge una mano a dare 115 coltellate, ripeto, 115, è importante al fine della ricostruzione dei fatti in giudizio, ma non si può più parlare di raptus, non esistono giustificazioni.

Foto del gruppo Facebook “Non una di meno-Genova”

Nel 2021 l’uomo può mandare un rover su Marte e non è in grado di tutelare il diritto alla vita delle persone, alquanto tragicomica come situazione. La donna non aveva sporto mai denuncia e nonostante ciò aveva già pagato il proprio funerale, come se non ci fosse la possibilità di scappare dal tragico destino? Non possiamo sapere se per paura o per sfiducia nel sistema ma al di fuori di ciò, è possibile che qualcuno muoia per una relazione amorosa? Che qualcuno muoia quasi come se la vita fosse un gioco, una banalità, come se i valori, il rispetto, quella linea che divide realtà da una malsana e irreale crudeltà non esista?

Sono 3.344 le donne uccise in Italia tra il 2000 e 31 ottobre 2020, pari al 30% degli 11.133 omicidi totali in Italia nel 2020, un omicidio su tre. Numeri raccapriccianti che ci portano a capire come ci sia qualcosa che proprio non va. Questa problematica è sempre più sotto gli occhi di tutti, personaggi dello spettacolo hanno denunciato casi di stalking e violenze, sono state create sempre più associazioni contro la violenza sulle donne, spot di sensibilizzazione in tv e campagne sui social. Eppure i casi di femminicidio ci sono ancora e sono molteplici.

Serve qualcosa che vada oltre, che cambi le basi sociali, un’educazione diversa, serve qualcosa che permetta a tutti già dall’età dell’infanzia di capire il rispetto per gli altri; che le persone sono libere; che non si può controllare nessuno; non possediamo nessuno e nessuno ci possiede, siamo PERSONE, non oggetti.

Una donna, – ma non parliamo di generi, basta con questa distinzione – una PERSONA, può pagarsi il funerale per paura di qualcuno che le prometteva amore mentre si stava trasformando in possessione, ossessività, in malattia ciò che provava per lei?

Ciò che mi colpisce ancora di più oltre al pagamento del funerale avvenuto precedentemente alla morte, scelta presa da Clara per far sì che la spesa non gravasse sul padre anziano e sul figlio disabile, sono le denunce non fatte da parte della donna, perchè non denunciare? Certe situazioni andrebbero sempre denunciate ma sappiamo che non è così facile per tutte.  Ma tralasciando ciò, può essere normale partire arresi di fronte a una morte quasi annunciata o c’è qualcosa che non funziona come dovrebbe nella tutela del diritto alla vita che porta quasi al non credere più nella possibilità di essere aiutati?

Oltre a dover almeno provare a cambiare una cultura in modo da rendere tutti più umani, in grado di rispettare le scelte altrui, di sapere che la vita è importante e che ci sono dei confini che non possono e non devono essere superati, sarebbe un bene per tutti continuare la battaglia contro al femminicidio. Dare sicurezze a chi è vittima di stalking. Saper riconoscere fin dagli albori gli atteggiamenti malsani. Il sistema deve proteggere, trasmettere fiducia, deve salvaguardare, salvare, aiutare concretamente chi ne ha bisogno, se no non si va da nessuna parte e ci troviamo a parlare sempre di atti su cui non si può passare una gomma per cancellare.

E come se la settimana non avesse già dato abbastanza alla cronaca nera, in questi giorni è stato rilasciato Vincenzo Lo Presto, colpevole dell’omicidio della moglie, avvenuto due anni fa: da omicidio volontario è stato derubricato a preterintenzionale, e lui oggi è attualmente ai domiciliari. Nel 2019 la uccise a colpi di gruccia ortopedica usata come se fosse una spranga. Solo due anni, avete letto bene, è possibile che un omicidio venga scontato in così poco tempo o c’è qualcosa che non va? Nonostante le leggi sulla tutela delle donne, il problema rimane e le condanne lasciano un senso di ingiustizia. E’ questo quello che vogliamo? Che un omicida sconti un paio di anni e poi torni a casa, anche se ai domiciliari?

Dopo tutte le lotte intraprese per arrivare al raggiungimento dei diritti essenziali per le donne, i grandi passi avanti che sono stati fatti, ci troviamo a parlare di femminicidi una volta ogni tre omicidi. Una triste realtà dietro alla quale non ci possiamo più nascondere. Le condanne ci sono ma per qualche strano motivo il sistema legislativo ha delle falle che talvolta risultano incomprensibili. Lottiamo ancora per la parità, per far sì che qualsiasi persona possa sentirsi libera di essere e di agire come crede, per cui una donna possa sentirsi libera da vincoli e paure e possa poter scegliere per sè. Siamo nel 2021 e la politica è chiamata urgentemente a salvaguardare quelli che sono i valori fondamentali su cui dovrebbe basarsi ogni società, il primo di tutti è la vita. Siamo arrivati ad un bivio, occorre iniziare ad agire, non basta più condannare i fatti e aspettare che il tempo provi a mettere le cose in ordine, siamo noi tutti – cittadini, Stato, politici – a dover iniziare ad agire. Iniziamo a condannare già nel nostro piccolo le disparità che vediamo quotidianamente. Le leggi non sono immutabili. Ciò che è successo a Clara potrebbe succedere a tutti, apriamo gli occhi.

 

di Gianmarco Borettini

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