I mille volti di Alecsei Navalny, l’uomo che sfida Putin

Il ritratto del più accanito oppositore della presidenza Putin che ha condannato la sua vita in nome di quella battaglia

Dal profilo Instagram di Navalny

Il caso Navalny continua ad infiammare l’opinione pubblica di tutto il mondo. La stampa e la diplomazia internazionale manifestano solidarietà verso l’oppositore russo, figura di spicco del movimento di protesta anti Putin. Il 23 febbraio scorso, è stato annunciato che il Geneva Summit for Human Rights and Democracy gli conferirà il premio al coraggio morale 2021. Il giorno precedente, l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri UE, Borrell, ha fatto sapere che verranno adottate nuove sanzioni contro i responsabili dei procedimenti giudiziari inflitti a Navalny. Persino il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, ha espresso la sua contrarietà in merito al recente avvelenamento dell’attivista politico in una telefonata al presidente russo Vladimir Putin.

Eppure, c’è un netto scollamento tra l’incondizionato supporto dei media internazionali ed il sostegno di cui gode Navalny tra l’elettorato russo. Da un sondaggio pubblicato sul sito dell’istituto demoscopico indipendente Levada, condotto tra il 18  ed il  24 febbraio 2021 su un campione di 1601 russi maggiorenni, il livello di fiducia in Alecsei Navalny è pari al 5%, contro il 29% di Vladimir Putin.  Se si andasse alle elezioni domani, probabilmente, Navalny non riuscirebbe a imporsi come una valida alternativa. Come mai questo gap? In un paese come la Russia, in cui il Parlamento nel marzo 2019 ha approvato una serie di leggi che puniscono con una cospicua multa o con la reclusione coloro che criticano online il governo, siamo sicuri che i partecipanti al sondaggio abbiano potuto esprimere liberamente la propria opinione?  Ma procediamo per gradi e analizziamo il profilo dell’oppositore numero uno di Putin.

Chi è l’uomo che contesta il governo di Putin

La prima fase dell’attività politica di Navalny è gravata dal pesante spettro del nazionalismo, che stride con l’immagine di paladino dei diritti che tutti conosciamo. Il suo è un passato pieno di ombre che oggi vengono in parte nascoste con le sue nuove battaglie politiche.

Nato nel 1976 a Butyn, località rurale nel distretto di Mosca, cresce in una famiglia di militari e dopo la laurea in legge e la specializzazione in finanza, muove i primi passi in politica militando a partire dal 2000 nel partito liberale Yabloko, da cui verrà successivamente espulso nel 2007. Gli viene rivolta l’accusa di nazionalismo per aver preso parte alla Marcia Russa, manifestazione aperta a gruppi di estrema destra che professano ideali xenofobi. Nello stesso anno fonda Narod (Popolo), movimento di stampo nazional-democratico, aspramente criticato per le posizioni contrarie all’immigrazione.

Sono gli anni della seconda guerra cecena, in cui la Russia è impegnata nelle campagne militari in Caucaso settentrionale contro le brigate internazionali islamiche schieratesi al fianco dei separatisti ceceni. In un video caricato sul canale del movimento, Navalny paragona i fondamentalisti islamici del Caucaso a degli scarafaggi, incitando a usare le pistole per sterminarli. Nel 2008 allo scoppio della guerra in Ossezia del sud chiede l’espulsione dalla Russia di tutte le persone di etnia georgiana. In recenti interviste ha ammesso che oggi non ripeterebbe quelle parole, anche se non ha mai ritrattato le sue posizioni.

 L’attivismo politico di Navalny.com

Navalny deve gran parte della sua popolarità all’attività di blogger anti-corruzione. Nel 2008 acquista pacchetti azionari di grandi compagnie bancarie e petrolifere per poter ottenere prove di condotte illecite da pubblicare sul suo blog. Nel 2010 trascorre un anno presso la prestigiosa Università di Yale che lo seleziona per il programma Yale World Fellows dedicato ai leader mondiali in crescita.

Fonte: Università di Yale

Abbandonate le idee nazionaliste e abbracciati gli ideali delle democrazie occidentali, torna in Russia con un bersaglio numero uno da colpire: il governo corrotto di Vladimir Putin. Nel 2011 lancia il progetto RosPil, allo scopo di denunciare le frodi negli appalti statali, invitando chiunque sia a conoscenza di episodi di corruzione a farsi avanti. Nel settembre del 2013 Navalny prende parte alle elezioni comunali per la nomina di sindaco di Mosca ottenendo il 27 per cento dei voti e piazzandosi alle spalle dell’alleato di Putin, Sergei Sobyanin.

A partire dal 2013 una serie di condanne per appropriazione indebita, definite dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo “motivate politicamente”, contraddistinguono la sua attività politica, rendendolo “un prigioniero di coscienza” per Amnesty International. Le sentenze gli impediranno di fatto di candidarsi per le elezioni presidenziali del 2018. Navalny, per nulla intimorito, fonda Russia del futuro, partito democratico del progresso, di stampo liberale ed europeista in netto contrasto con le posizioni conservatrici del presidente Putin.

Il governo Putin sempre più vicino a un regime dittatoriale

In Russia nel luglio 2020, con il 77,9% dei voti favorevoli, è passato il referendum per l’abolizione del limite di due mandati consecutivi nell’esercizio della carica di Presidente. Navalny, definisce il risultato “una grossa bugia”, che in astratto consentirebbe a Putin di governare più a lungo di Stalin (36 anni vs 31), vedendo riconfermato il suo mandato presidenziale fino al 2037.

Il 20 agosto 2020 mentre è su un volo di ritorno a Mosca, Navalny ha un malore. L’aereo compie un atterraggio di emergenza e l’uomo viene ricoverato ad Omsk. La moglie Julija e i sostenitori, temendo ulteriori ripercussioni, chiedono e ottengono il trasferimento nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Charité di Berlino. Verrà reso noto che è stato avvelenato con l’agente chimico Novichok. La lunga inchiesta del sito investigativo Bellingcat  ha portato alla luce il coinvolgimento dei servizi russi nell’avvelenamento.

Dal profilo Instagram di Navalny

Non è la prima volta che si attenta alla vita di Navalny. Nel 2017 gli era stato versato sul volto il colorante chimico zelyonka, mentre nel 2019 mentre si trovava in carcere per aver organizzato una manifestazione non autorizzata, venne ricoverato per avvelenamento.

Tra condanne e avvelenamenti Navalny è il simbolo della libertà di pensiero

Il 17 gennaio 2021 Navalny ritorna coraggiosamente in Russia e poco dopo essere atterrato viene arrestato per aver violato i termini della condanna per appropriazione indebita del 2013(sospesa nel 2014).Nei mesi di convalescenza trascorsi in Germania non ha infatti ottemperato all’obbligo di presentarsi due volte al mese alla polizia penitenziaria. Il suo rientro è un grosso grattacapo per il Cremlino, che dopo il tentato avvelenamento si ritrova puntati addosso gli occhi di mezzo mondo.

Il suo team non perde tempo e immediatamente dopo il suo arresto rilascia un’inchiesta video su uno sfarzoso palazzo sul Mar Nero, che sembra sia stato fatto costruire da Putin utilizzando i fondi dello Stato. Oltre 100 milioni di Russi hanno guardato il video caricato su Youtube.

Ma le ingiustizie per l’oppositore non finiscono: il 2 febbraio, il giudice Natalja Repnikova condanna Navalny a tre anni e mezzo di carcere, poi ridotti a due anni e otto mesi, convertendo in detenzione effettiva una pena non solo sospesa, ma anche scaduta nel dicembre 2020.

A quel punto migliaia di russi scendono nelle piazze delle più importanti città del paese, nelle giornate del 23 gennaio e del 3 febbraio per protestare contro l’incarcerazione dell’attivista politico. Se per i media internazionali è l’uomo in grado di detronizzare Putin, per i suoi connazionali, consapevoli del suo trasformismo ideologico, più che un politico è un simbolo del cambiamento. Con le sue inchieste ha dimostrato a un popolo oppresso che è possibile opporsi e lottare per la libertà di pensiero.

“Spero che le persone non vedano questo processo come la prova che devono avere paura. Tutto ciò non è una dimostrazione di forza, ma uno spettacolo di debolezza. Non puoi mettere in carcere centinaia di migliaia di persone. Spero che la gente lo comprenda sempre di più. Arriverà il momento in cui tutta questa farsa cadrà a pezzi perché non puoi mettere in galera tutto il Paese” ha dichiarato Navalny durante l’udienza in tribunale.

 

di Silvia Curtale

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