Unipr OnAir – Mercalli sul cambiamento climatico: “Abbiamo già perso tempo, bisogna agire ora”

Il riscaldamento globale è il protagonista del terzo appuntamento di Unipr OnAir dedicato agli obiettivi di sostenibilità dell'Agenda 2030 dell'Onu

Clima e sostenibilità ambientale sono tra gli obiettivi dell’Agenda 2030, rappresentati dagli obiettivi 7 e 13.  L’ONU ritiene fondamentale raggiungere la neutralità climatica e la riduzione delle emissioni dei gas serra, attraverso una transizione energetica unita a cambiamenti nello stile di vita dei cittadini. L’obiettivo da raggiungere è quello di non superare i 2 gradi Celsius di aumento della temperatura terrestre, oltre i quali gli effetti sarebbero catastrofici. 

E’ riconosciuto, infatti, dal mondo della scienza che la principale causa del riscaldamento climatico è l’aumento costante di emissioni dei gas serra di natura antropogenica. Le principali emissioni riguardano due tipi di gas serra: l’anidride carbonica ed il metano

A parlare degli obiettivi 7 e 13 dell’Agenda 2030, nella terza puntata di Unipr OnAir, è stato uno dei più noti divulgatori scientifici italiani, il climatologo Luca Mercalli, intervistato da Alessio Malcevschi, docente di Food Sustainability all’Università di Parma, delegato dell’Ateneo nella Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile – RUS. Assoluto protagonista dell’intervista, invece, è stato il riscaldamento climatico.

Le emissioni di anidride carbonica derivano da varie attività, basta pensare che la COè il principale scarto della respirazione aerobica (respirazione effettuata dalla maggior parte degli animali). Ma l’aumento costante e preoccupante di CO2 e di gas effetto serra è causato dall’utilizzo di combustibili fossili, che negli ultimi 200 anni è aumentato sempre più, fino ad avere oggi 417 ppm (parti per milione) di CO2 in atmosfera: un aumento del 40% rispetto alle condizioni preindustriali. 

Anche le emissioni di metano hanno origini naturali ed artificiali, l’aumento di esse negli ultimi anni è dovuto principalmente ad una gestione non sostenibile dell’allevamento e dell’agricoltura. A preoccupare ulteriormente è  la liberazione del metano intrappolato nel permafrost, l’aumento delle temperature provoca lo scioglimento di esso con conseguente rilascio di metano in atmosfera.

Un’emergenza da trent’anni

Il problema del riscaldamento climatico però non è una novità. Come ci spiega il climatologo Luca Mercalli “il primo summit globale sul clima è stato tenuto a Rio de Janeiro nel 1992, purtroppo non ha portato all’attuazione di cambiamenti utili a rallentare il riscaldamento”.  Il problema è stato sottovalutato per tanti anni, ed ora ci ritroviamo ad affrontare una crisi climatica con tempi molto stretti. 

Abbiamo già perso tempo prezioso, dobbiamo agire ora – dichiara Mercalli –  La scoperta degli effetti climalteranti della combustione del carbone è di oltre un secolo fa, del 1896, grazie al premio Nobel svedese, Svante Arrhenius. Ma nessuno gli diede retta ai tempi. Sono invece 30 anni che il problema è noto in chiave politica. Non possiamo più nasconderci dicendo che sono cose da addetti ai lavori”.

Infatti uno dei principali problemi  legati al riscaldamento climatico è la velocità con cui sta avvenendo, il climatologo Mercalli spiega che “la temperatura sul pianeta negli ultimi cinquant’anni  è aumentata di circa 1.2 °C globalmente, nei prossimi anni se non si interviene continuerà ad aumentare con un ritmo sempre più veloce”.  

L’aumento della temperatura causa un cambiamento del clima, che si traduce in un aumento degli eventi estremi meteorologici, come trombe d’aria, alluvioni, ondate di calore, che causano forti danni economici e sociali. Un report di Legambiente, del 2020, mostra che il territorio italiano ha subito 946 fenomeni meteorologici estremi negli ultimi dieci anni,  dati che mostrano un trend in aumento. 

E a chi dice che i cambiamenti climatici nella storia della Terra ci sono sempre stati e che al massimo dovremo saperci adattare, Mercalli risponde: “E’ una posizione rischiosa, il classico alibi per non pensare ai problemi”. Inoltre la popolazione umana attuale, di 8 miliardi, è concentrata in maggioranza in strutture stabili, come le grandi città, avendo così perso lo stile di vita nomade e ‘adattabile’ ai mutamenti ambientali.

A farci suonare un forte campanello di allarme è poi l’aumento del livello del mare: “Cresce di 3,5 millimetri all’anno, a fine secolo se non facciamo nulla sarà 1,2 metri. Gli studenti di oggi quando saranno anziani vedranno un delta del Po e Venezia totalmente inabitabili. E’ difficile adattarsi, parliamo del tempo di sole due generazioni, quando i cambiamenti sono così drastici e rapidi. Ricordiamoci poi che si devono adattare anche tutti gli altri esseri viventi. La maggior parte delle piante non emigra per migliaia di chilometri in pochi anni, ci mette secoli”.

Negli ultimi si è riscontrato un aumento dell’interesse dell’opinione pubblica e dei cittadini rispetto ai problemi ambientali ma per Luca Mercalli una delle prime azioni da condurre sarebbe quella di spiegare chiaramente alla popolazione i rischi presenti e futuri legati al riscaldamento climatico. Manca infatti una comunicazione chiara ed efficace su questi temi, sempre lasciati in secondo piano rispetto a politiche come quelle del lavoro o della sanità. Ma è proprio la conservazione del nostro pianeta che ci permetterà nei prossimi decenni di avere ancora quel lavoro e quel sistema sanitario ancora in grado di soddisfare le richieste.

A questo proposito è di cruciale importanza l’intervento di Istituzioni come l‘Università, le quali hanno il compito di formare i futuri cittadini. Ciò può essere realizzato attraverso una formazione interdisciplinare, dove centrale deve essere il tema della sostenibilità.

di Antonio De Vivo 

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