Il Servizio Civile “contro la paura del mondo”

50 MILA NUOVE PARTENZE FRA I GIOVANI PRONTI A "CAMBIARE LA PROPRIA VITA"

Cooperativa sociale FiorenteE’ stato davvero un anno che ti ha ‘cambiato la vita’?

“Io di solito non tendo a rispondere a queste ‘grandi domande’ perché sarebbe solo retorica: non è che prima avessi una vita e dopo un anno un’altra. Sicuramente sono cambiata ed è un anno in cui ti rendi conto di aver vissuto. Ho avuto così la possibilità di poter pensare ad un tipo di vita diversa da quella che mi prefiguravo prima, fatta di me, del mio studio e delle mie ambizioni. Questo è un aspetto che mette in crisi, perché ti fa rendere conto che fuori c’è il mondo”. Così Annalisa, 25 anni, descrive l’anno di servizio civile appena concluso nella cooperativa sociale di diversamente abili, la Bula. Lei, il suo servizio l’ha svolto all’interno di un gruppo appartamento gestito dall’associazione, dove abitano cinque donne con disabilità dal lieve al gravissimo. Annalisa si è ritrovata a fare servizio civile quasi ‘per caso’, incappando in annunci Facebook e incoraggiata dal passaparola di un amico, pur “non sapendo benissimo cosa fosse”. Trenta ore a settimana, cinque giorni su sette, per sei ore al giorno: è un lavoro. Lo stipendio: 433,80 euro al mese. E il tempo che si impiega non corrisponde al compenso: 14,62 euro al giorno. Chissà quanti effetivamente lo farebbero. “E’ un mondo sconosciuto, non mi sarei mai immaginata che esistessero anche queste realtà, questi stili di vita, così diversi dai nostri. E‘ un anno che forma, questa non è retorica“.

LE DIVERSE ANIME DEL SERVIZIO CIVILE – “Aiuta a non avere paura del mondo”. Francesca, un’altra volontaria, ricorda l’anno dedicato all’educazione e la promozione culturale e delle attività artistiche. Questo, come l’assistenza ai disabili, ai minori, alle donne con figli a carico, è solo uno dei tanti ambiti del servizio civile volontario. Ai giovani dai 18 ai 29 anni viene offerta un’esperienza “che cambia la vita”, come da slogan del servizio civile stesso, che dallo scenario internazionale e nazionale si traduce sul piano regionale e provinciale in attività accomunate dal filo rosso della passione disinteressata per gli altri. Angelarosa, che ha partecipato al progetto dell’associazione Centro Antiviolenza, racconta che “aiutare gli altri è l’unica cosa che ti fa sentire viva”.

Eleonora ha scelto il campo dell’educazione con i bambini nell’asilo Pink Panther all’interno della cooperativa Giromondo: “Ho instaurato con i bambini un rapporto di fiducia-autorità e mi ritengo pienamente soddisfatta del mio percorso”, percorso alla fine del quale “senti di avere acquisito un valore aggiunto e di aver regalato tanto”. Michele, trascorso un anno nel centro diurno socio-riabilitativo per persone disabili, il Porto di Coenzo, spiega: “Ho scelto la disabilità perché, avendo un carattere molto timido, mi sembrava l’utenza più adatta a me”. Lavorando a contatto con persone diversamente abili è “normale avere certe difficoltà”, commenta Michele, ma c’era un’equipe sempre pronta ad aiutarlo in certe situazioni e finire il servizio civile è stato ‘un trauma’. “E’ un’esperienza che rifarei mille volte”, conclude.

PORTE APERTE ANCHE AGLI ADOLESCENTI – Come Francesca, Angelarosa e Annalisa sono tantissimi i giovani che ogni anno presentano domanda per iscriversi al servizio civile. Per questo sul territorio nazionale 50 mila giovani partiranno quest’anno supportati da una certificazione formativa adeguata che testimoni le competenze ottenute durante questo percorso. Oltre ai destinatari tradizionali, la Regione Emilia-Romagna l’anno scorso ha aperto le porte anche agli adolescenti dai 15 ai 18 anni e ad adulti e anziani gratuitamente, che si possono dedicare alle attività di assistenza, prevenzione, cura, riabilitazione, reinserimento sociale, promozione e tutela dei diritti sociali e di cittadinanza; educazione e promozione culturale, educazione alla pratica sportiva; protezione civile; cooperazione allo sviluppo ed interventi di pacificazione fra i popoli; difesa ecologica e tutela ed incremento del patrimonio forestale; salvaguardia e fruizione del patrimonio artistico, monumentale ed ambientale. Responsabile dello svolgimento di queste attività nella provincia parmense è il Coordinamento Provinciale Enti di Servizio Civile di Parma, che permette anche ai cittadini stranieri di sfruttare questa occasione di “valorizzazione e d’integrazione, in primis, per le persone più fragili che vi partecipano e che ne diventano protagonisti”. Inoltre, dall’anno scorso, una maggiore flessibilità nella durata dei progetti e degli orari ha consentito al numero di candidati di moltiplicarsi. È possibile infatti estendere il proprio impegno dai 6 agli 11 mesi, prestandosi dalle 15 alle 20 o 25 ore settimanali.

“Trovo sia un’esperienza che debbano fare tutti i ragazzi spinti dall’interesse verso il sociale”, commenta Manuela, 28 anni, assistente sociale alla Casa di residenza per anziani ‘Cav. Marco Rossi Sidoli’. Lei, la sua esperienza l’ha fatta all’età di 22 anni, all’Agenzia per i Disabili del Comune di Parma, all’interno del progetto ‘La volontà di sostenere. Un progetto a sostegno di famiglie con figli disabili dagli 0 agli 8 anni’. “E’ stata un’esperienza che ancora oggi arricchisce il mio bagaglio professionale e personale. Per tale motivo continuo a consigliare l’esperienza di Servizio Civile a molti studenti a cui faccio da supervisione per i tirocini formativi organizzati dal Corso di Studi di Servizio Sociale”.

Paola Valinotti, responsabile del servizio civile di Parma e Annalisa, volontaria alla cooperativa sociale di diversamente abili La Bula LA RESPONSABILE DEL SERVIZIO CIVILE DI PARMA – Ma quali sono i numeri oggi di chi presenta domanda al servizio civile sul nostro territorio, e qual è, all’interno di questa cifra, la percentuale degli studenti? La responsabile per il parmense, Paola Valinotti, risponde che “tramite il bando che si è appena concluso, una settantina di ragazzi hanno presentato domanda per servizio civile su Parma e provincia. La percentuale degli studenti è la maggiore, ma il numero varia di anno in anno. Fare servizio civile non vuol dire fare solo quello: c’è chi studia, chi lavora…ci si organizza, insomma. Vi sono delle sedi che danno più disponibilità di altre, ad esempio servizio civile in una scuola dell’infanzia ha un orario preciso e fisso che segue il calendario scolastico, altre sedi invece sono più flessibili. Riscontriamo inoltre che sono più numerose le richieste da parte delle ragazze, e che la risposta maschile è più scarsa: solo ultimamente vi è una reazione maggiore da parte di questi ultimi con l’inserimento di servizio civile in garanzia giovani”.

Come funziona la formazione?

“La fase dell’orientamento è molto importante per noi e per loro: aiuta a capire di cosa si sta parlando, e con la storia individuale di ciascuno si trova una soluzione possibile, cercando di tenere in considerazione anche altri eventuali impegni. Da noi l’orientamento si svolge in un periodo molto lungo ed è indispensabile per conoscere non solo il giovane che si ha davanti – il suo percorso di università, di lavoro, il suo pensiero legato a questa scelta – ma anche la realtà delle cooperative sociali, cosa vuol dire lavorare su ‘progetti alla persona’. La scelta dev’essere quindi consapevole e mirata. La formazione tradizionale invece inizia nel momento in cui incominciano la loro esperienza: teniamo oltre dieci incontri di formazione generale che servono per conoscere le radici e la storia dell’obiezione di coscienza, la carta di impegno etico dei diversi enti, la logica del conflitto e del non conflitto, affrontando laboratori per gestire i conflitti, anche dentro di loro”.

C’è qualcuno che, durante o dopo la formazione, non si è dimostrato ‘idoneo’ a svolgere servizio civile?

“Noi abbiamo sempre pensato che non ci sia una ‘non idoneità’ a svolgere servizio civile. Poi però, nel corso del tempo, abbiamo capito che questo pensiero ci portava ad accogliere ragazzi che pensavamo avessero bisogno di altre risposte, come una borsa lavoro o un sostegno dai servizi sociali: solo in questi casi ci siamo spinti a non rendere idonei dei giovani, ma sempre indirizzandoli verso altri soggetti che li potessero aiutare. Detto questo, ogni giovane è idoneo a svolgere servizio civile. Nessun percorso di studio ci può dire se un individuo è migliore di un altro per quel dato progetto: ci sono stati giovani che sono arrivati con la laurea in mano e ci hanno lasciato dopo due giorni, altri che hanno capito il tipo di scelta e di responsabilità nei confronti degli enti che stavano loro proponendo un’opportunità”.

E’ possibile che servizio civile si trasformi in un’ eventuale possibilità di impiego futuro?

“Nelle cooperative sì, noi siamo imprese sociali e abbiamo possibilità di assumere. C’è una certa percentuale –  al di là della crisi che investe ovviamente anche questo settore – di assunti, proprio perché sono ragazzi che facciamo crescere, li conosciamo, apprezziamo le loro qualità, li scegliamo idonei alla nostra realtà. Se poi abbiamo, nell’ambito della cooperativa, dei progetti su cui investire queste energie che abbiamo accompagnato per un anno, sicuramente lo facciamo”.

 

di Francesca Gatti, AndreaFrancesca Franzini

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