La nostalgica originalità di “WandaVision”

I supereroi sono tornati, più forti e umani che mai, ma la vera guerra ora è tra le piattaforme streaming

© Marvel Studios

Dopo un’attesa lunga più di un anno e mezzo, l’universo Marvel colpisce nuovamente nel segno e sorprende i propri fans. Era luglio 2019, infatti, quando Spiderman: Far From Home uscì nelle sale. E sino ad oggi, è stato l’ultimo a farlo. Con lo scoppio della pandemia, vi sono stati vari ritardi e stravolgimenti. Quella che è nota come la Fase 4 dell’Universo Cinematografico Marvel, secondo i piani originali, avrebbe dovuto essere inaugurata da Black Widow, film dedicato al personaggio di Vedova Nera. Tuttavia, l’uscita del film è stata posticipata (per il momento, al prossimo 7 maggio). Ecco che allora la priorità è stata data alle serie televisive da lanciare sulla piattaforma Disney+, partendo da WandaVision: un bizzarro e originale prodotto, composto da nove episodi, rilasciati nell’arco di otto settimane (ogni venerdì, dal 15 gennaio al 5 marzo).

Nelle puntate precedenti: un tuffo nel passato 

Il titolo racchiude in sé i nomi (in lingua inglese) dei due protagonisti: Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen) e Visione (Paul Bettany). Lei, un’umana dotata di poteri magici; lui, un robot con un’intelligenza sovrannaturale. Già noti al grande pubblico per le loro apparizioni in pellicole precedenti (a partire da Avengers: Age of Ultron, 2015), il ritorno della coppia di supereroi è stata una grande sorpresa, soprattutto, dopo la morte di Visione in Avengers: Infinity War (2018). Proprio per questo motivo, in molti si sono chiesti in che modo e che tipo di storia sarebbe stata raccontata. Tuttavia, probabilmente nessuno si sarebbe aspettato di ritrovare i due personaggi catapultati in una sit-com anni ’50.

A tre settimane dagli eventi di Avengers: Endgame (2019), Wanda e Visione vivono a Westview, una tranquilla cittadina del New Jersey, in un mondo in bianco e nero e con tanto di costumi, luoghi comuni e fittizie interruzioni pubblicitarie tipiche dell’epoca. La curiosità è molta e non può che crescere quando, nel corso della seconda puntata, gli spettatori rivedono i due supereroi negli anni ’60, alle prese con piccole disavventure quotidiane,  proprie della serialità televisiva americana del periodo.

Dopo le prime due puntate – rilasciate insieme –, per le altre, il pubblico ha dovuto attendere, di settimana in settimana, un episodio per volta. Ciò ha scatenato la fantasia dei fans più sfegatati e ha fomentato ulteriormente il già grande hype (l’attesa dovuta a funzionali strategie di marketing). Dopo la terza puntata – in stile, neanche a dirlo, sit-com anni ’70 – , la quarta ci catapulta all’esterno della “trasmissione” e si hanno le prime importanti rivelazioni: Wanda, distrutta dal dolore, ha riportato in vita Visione e ha creato un campo di forza (chiamato Esa, in riferimento alla sua forma esagonale) attorno a Westview e ai suoi abitanti (finora visti come comparse nella sit-com), per separare la località dal mondo esterno. Si scopre così che lungo il perimetro vi è una base allestita dall’agenzia governativa S.W.O.R.D., dove alcuni scienziati stanno cercando di capire il funzionamento di questa “anomalia”. Ecco che allora, passato (fittizio) e presente iniziano a mescolarsi in un intricato puzzle che, tra colpi di scena, momenti divertenti e altri drammatici, porterà, passando anche attraverso gli anni ’80 e i primi decenni 2000, a un finale ricco d’azione, prerogativa dei film che l’hanno preceduto.

© Marvel Studios

L’incredibile modernità di un omaggio vintage

Al termine della visione si ha la consapevolezza di aver assistito all’ennesimo prodotto dell’Universo Marvel, di grande impatto, grazie anche all’imponente budget di 25 milioni di dollari a puntata, ma al contempo anche a qualcosa di totalmente originale e unico nel suo genere. L’espediente televisivo della sit-com (e della sua evoluzione nei decenni) non solo è una grande sorpresa, ma colpisce nel segno, sfruttando a pieno il linguaggio meta-televisivo a livello stilistico e soprattutto (come si scoprirà nel penultimo episodio) ai fini della trama stessa.

I richiami a grandi classici della tv americana sono molti, giusto per citarne alcuni: da Lucy ed Io al The Dick Van Dyke Show, passando per Vita da Strega e Genitori in blue jeans, fino ad arrivare alle più recenti Malcolm e Modern Family. Tutto questo è stato reso possibile grazie al comune amore dei creatori di WandaVision per questi prodotti televisivi e alla volontà non di farne una parodia, ma di realizzare un vero e proprio omaggio.

Oltre a questa scelta formale, alla grande qualità di scenografie, costumi ed effetti speciali e all’equilibrato alternarsi di momenti tragici, dolci e di gag comiche, un ulteriore punto a favore della serie è la bravura del cast: non solo il talento e la perfetta sintonia tra i due co-protagonisti (in particolare, magistrale l’interpretazione di Elizabeth Olsen), ma sono degni di nota anche alcuni comprimari.

Su tutti Kathryn Hahn (la vicina di casa Agnes), di cui si ha piacevole conferma della sua grande versatilità. Decisamente all’altezza anche tre interpreti che danno vita a personaggi utilizzati come collegamento con altri film (oltre che in previsione di progetti futuri): Teyonah Parris (nei panni di Monica Rambeau, figlia della migliore amica di Carol Danvers, alias Captain Marvel); Randall Park (in quelli dell’agente del FBI Jimmy Woo, visto in Ant-Man and the Wasp) e Kat Dennings (qui come Darcy Lewis, ora collaboratrice della S.W.O.R.D., ma già comparsa nei primi due film incentrati su Thor, in quanto assistente della scienziata Jane Foster).

Ciò che forse più colpisce è che tutto confluisca perfettamente nel rendere WandaVision un prodotto qualitativamente molto alto, degno delle migliori pellicole che lo hanno preceduto, e al contempo qualcosa di totalmente diverso: un racconto intimista e un doloroso scavo psicologico in un personaggio (anzi due, seppur in minor misura) che fino ad ora era stato solamente scalfito in superficie. Conosciamo meglio Visione e, soprattutto, Wanda: entriamo a stretto contatto con le sue fragilità e le sue difficoltà nell’affrontare un grave lutto.
Insomma, una grande prova di maestria da parte di creatori e interpreti, ma soprattutto un approccio totalmente nuovo a un genere in cui, solitamente, la maggior parte del tempo è dedicata all’azione e ai combattimenti. Qui essi non mancano, ma passano in secondo piano.

© Marvel Studios

Il risveglio del fandom e una sfida tra giganti 

Un’altra scelta indubbiamente curiosa è stata quella di rilasciare gli episodi nell’arco di quasi due mesi. Per la piattaforma Disney+, non si tratta del primo esperimento di questo tipo: un precedente caso, tra l’altro di grande successo, è stato The Mandalorian, prima serie dell’universo di Star Wars. Anche grazie all’esito positivo di questa trovata, si è deciso di ritentare allo stesso modo con WandaVision, andando così contro alla ‘politica’ di Netflix, che ha abituato il proprio pubblico al binge watching, ossia alle grandi ‘abbuffate’ di serie tv, spingendolo a consumare tanti episodi nel minor tempo possibile. Era dal ‘fenomeno Game of Thrones’ che non si vedevano serie a cadenza settimanale così attese dal pubblico: e, d’altronde, non è un caso che Disney+ abbia deciso di puntare su questi due prodotti (di previsto e quasi sicuro successo) per ‘giocare’ con il proprio pubblico e sperimentare un vero e proprio ritorno al piacere dell’attesa.

I fans, nonostante le difficoltà di approccio nei confronti dei primi episodi (considerati da molti ritmicamente lenti) non si sono lasciati particolarmente destabilizzare, anzi si sono catapultati con rinnovato entusiasmo nel proprio regno alternativo: il grande fandom Marvel. Questa volta, inoltre, hanno potuto farlo servendosi del maggiore minutaggio, tipico delle serie tv, e di più tempo a disposizione tra un episodio e un altro. Ciò ha comportato un enorme riversamento online di commenti, supposizioni, teorie, oltre che creazione di ingenti quantità di contenuti quali fanfiction, gif animate, meme e video. E per tutto questo, quali migliori ‘strumenti di diffusione’ dei social network? Indubbiamente interessante è il caso di TikTok, sul quale (come riportato da CNN Business) il solo hashtag “#WandaVision” ha generato più di 310.000 video e ben 2,4 miliardi di visualizzazioni sull’app dal debutto della serie nel mese di gennaio. Inoltre, l’analista di media e intrattenimento Brett Bumgarner sostiene che WandaVision dedichi una grande attenzione ai dettagli e agli easter eggs (letteralmente ‘uova di Pasqua’, ossia elementi curiosi o bizzarri posti appositamente per essere scovati) che gli spettatori, grazie alla settimana che intercorre tra due puntate, hanno modo di individuare, guardando e riguardando la serie. E questo è esattamente il coinvolgimento che vogliono i servizi di streaming. Disney+, grazie ai suoi ‘esperimenti’, è passato dagli 86 milioni di abbonati dichiarati a dicembre 2020, ad averne 95 nel mese di febbraio, fino all’attuale superamento dei 100 milioni. Netflix è tuttora leader del settore con più di 200 milioni di sottoscrizioni, ma Disney+ ha raggiunto incredibili risultati in soli 16 mesi dal suo lancio. Si può dunque sostenere che sia ufficialmente guerra aperta tra i due colossi.

Solo il tempo dirà come si evolverà la sfida tra le due piattaforme e soprattutto se e come cambierà (nuovamente) la concezione di serialità. Si può davvero parlare di grande ritorno a una visione sincronica, in cui tutti gli spettatori sono spinti a seguire dei tempi prestabiliti? Oppure la ‘fame da indigestione’, di avere tutto subito, avrà il sopravvento?
Per ora, una delle poche certezze è che venerdì 19 marzo avrà il via la nuova serie Marvel The Falcon and the Winter Soldier: sei puntate in poco più di un mese. Altro giro, altra corsa, ma di nuovo con calma.

di Federica Mastromonaco

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