Perchè leggere ancora “Il giovane Holden” ?

Il grande capolavoro di J.D. Salinger può ancora raccontare molto alle nuove generazioni. Ecco come

 

Chiudete gli occhi. Immaginate di avere di nuovo 16 anni. Avete tutta la vita davanti.  È l’età dell’oro, ma voi non lo sapete; e anche se lo sapeste, probabilmente non ve ne fregherebbe nulla. Vedete le cose, scoprite e assaporate il mondo come se fosse la prima volta. E spesso è proprio così. Ragionate come se ci fosse solo l’oggi.

Ribellione, amicizia, rapporti familiari, perdita dell’innocenza, morte, sesso, sbronze, amore, senso di appartenenza entrano nella vostra vita sotto varie forme. Si intrecciano e voi non sapete neanche più distinguerle. Agite spesso d’istinto, vi sentite grandi. Il magone alla bocca dello stomaco che spesso tornerà a farvi visita comincia a essere un vostro fedele compagno di viaggio, metaforico o fisico che sia.

Il giovane Holden Caulfield, intorno al 1950, ha 16 anni ed è l’alter ego letterario di Jerome David Salinger che, al momento dell’uscita del libro (‘51 in forma di romanzo), ha più del triplo dei suoi anni. La mimesi con un adolescente della ricca borghesia newyorkese è impeccabile, ma ancor di più è da rimarcare il ruolo dei personaggi che gravitano attorno al protagonista, sia che Holden li ami, ne sia attratto, li odi o li ricordi con nostalgia.

The Catcher in the Rye – il titolo originale – è pressoché intraducibile in un italiano accettabile e deriva peraltro da un errore di Holden stesso nel ricordare una frase di una poesia del 1796 dello scozzese Robert Burns sentita da un bimbo per strada a New York. In un dialogo serrato con la sorella Phoebe, decenne ma dotata di una maturità e un acume spaventosi, questi dice al fratello che stavolta il padre lo ‘ammazzerà’: Holden è stato infatti per l’ennesima volta espulso da scuola per scarso impegno e voti ancora peggiori.

Il legame che c’è tra i due era già emerso nelle pagine precedenti, e si riproporrà ancora: nella fattispecie Holden, in preda alla disperazione più totale, si è introdotto furtivamente nella sua stessa casa per  avere conforto dall’incontro con Phoebe, ma non deve essere visto dai genitori, che lo credono ancora alla sua scuola e lo attendono a casa, un paio di giorni dopo, per le vacanze di Natale. La sorella lo incalza e gli chiede cosa voglia fare della sua vita. Non lo molla un attimo. Holden stesso è in crisi, prova a replicare ma Phoebe vuole andare in fondo alla questione (d’altronde il protagonista stesso ricorda più volte come nonostante fosse una bambina, capisse sempre di cosa si parlasse). Da questo emerge il legame indissolubile che lega i due, che hanno perso un altro fratello di leucemia pochi anni prima.

Fermatevi però a pensare: se vi avessero chiesto cosa sarebbe stato della vostra vita a 16 anni, avreste saputo rispondere?

Nel monologo finale di The Big Kahuna, Danny De Vito afferma: “Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno”. L’illuminazione per Holden si materializza sottoforma della canzone sentita al mattino, cantata da un bimbo (che precedeva di qualche passo i genitori, intenti a litigare) il quale, chissà perché, camminava in strada e non sul marciapiede. Caulfield allora dice alla sorella che l’unica cosa che gli piacerebbe essere è il ‘prenditore nella segale’, immaginando di  badare, da una cima, a migliaia di bambini che giocano in un campo di segale, salvando quelli che rischiano di cadere da un dirupo.

La sera prima dell’incontro con Phoebe, Holden, che alla depressione ha saggiamente addizionato alcol in quantità, rientrato a fatica in hotel si sente chiedere dall’addetto all’ascensore se per caso avesse voluto compagnia. Dopo alcune titubanze, acconsente, accordandosi anche sul prezzo della prestazione con la prostituta. Una volta in camera, si prepara per l’incontro, ma dentro di sé forse sa già che non riuscirà ad arrivare fino in fondo, come successo anche in passato (è vergine).

Questa sensazione è confermata in toto quando la ragazza si presenta in camera: a Holden sembra sua coetanea e lo squallore generale della situazione non aiuta. Parlando con la prostituta, se possibile l’imbarazzo cresce, fino al momento del pagamento per il tempo trascorso, in cui però la cifra richiesta è più alta di quella pattuita. Caulfield non si piega alle richieste della ragazza, ma dovrà farlo quando si ripresenta Maurice, l’uomo dell’ascensore, che minacciandolo e picchiandolo si serve da solo dal suo portafogli.

La verità è che nei pensieri di Holden c’è, che lui lo voglia o no, Jane, una ragazza conosciuta qualche estate prima con cui era solito giocare a scacchi. In quella che sarà la sua ultima sera nella scuola, Stradlater, suo compagno di stanza, ha un appuntamento con Jane. Holden è impaziente di sapere cosa sia successo tra i due e al ritorno del ragazzo scoppia un alterco in cui il protagonista ha chiaramente la peggio. Sa di avere le ore contate in quella scuola e decide di andarsene la sera stessa. Tra le ragazze che incontrerà sul suo cammino, nessuna avrà su di lui la presa di Jane, la quale sistematicamente viene ricordata da Holden anche quando esce con altre sue conoscenze newyorkesi (è il caso di Sally Hayes, che invita a trascorrere un pomeriggio fuori, ma che poi si rivela, per quanto attraente, superficiale e vuota).

Una volta uscito di soppiatto da casa sua, dopo l’incontro con Phoebe, Holden trascorre parte della serata e della notte a casa di uno dei pochi adulti di cui nutre rispetto: il professor Antolini, suo insegnante di inglese in una scuola precedentemente frequentata e nel frattempo divenuto amico di famiglia. Credendo di poter stare tranquillo almeno lì, il giovane non si sottrae a un lungo soliloquio del professore e, anzi,  resiste allo sbadigliargli in faccia più di una volta.

Antolini si scola una ragguardevole serie di bicchieri di whisky, ma questo non viene riportato in ottica negativa da Holden, il quale nonostante la giovane età si definisce un forte bevitore. Peccato solo che durante la notte venga svegliato dal professore che gli accarezza la testa. Sconvolto, Holden lascia la casa e si dilegua, mentre albeggia.

La sequenza successiva vede il protagonista discutere con Phoebe, la quale vuole unirsi a lui nella sua fuga verso l’Ovest degli USA, dove nessuno lo conosce. Alla fine desisterà.L’ultima immagine è Holden che compra biglietti per la giostra alla sorellina, che per un attimo, dopo avergli tenuto il broncio, torna bambina e gioca tranquilla, nonostante la sua maturità.

E se Holden ci dicesse che quella giostra è la vita? Sai quando sali, ma sai quando e dove si fermerà?

 

di Luca Bellelli

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