2020/2021: cos’è cambiato per la Croce Rossa di Parma

Il numero in aumento dei contagi a Parma spinge la Croce Rossa ad intervenire nuovamente con nuove misure. Ma cosa è cambiato dalla zona rossa rossa di un anno fa a quella di oggi?

A causa dell’aumento del numero dei contagi, Parma è stata dichiarata zona rossa il 15 marzo. Si tratta di una situazione che la città emiliana, come il resto della regione, vive ormai da un anno, durante il quale si sono succeduti continui alti e bassi nel numero delle persone affette dal coronavirus. Ma negli ultimi giorni di febbraio la situazione è nuovamente tornata in acque agitate fino a metà aprile, e la Croce Rossa ha lanciato un appello per chiedere forze necessarie e volontari in grado di moltiplicare i loro sforzi nelle attività di soccorso, specialmente nelle ore mattutine.

foto cri parma

2020-2021: BILANCIO E ORGANIZZAZIONE DELL’OPERATO

Il 2020 è stato un periodo estremamente pesante, anche se in modo diverso dalla prima fase. Dopo la prima ondata di contagi la Croce Rossa ha dovuto far fronte ad una situazione imprevista ed inimmaginabile, rispondendo al gran numero di servizi di emergenza e di trasporto, impiegando tantissimi mezzi e volontari giorno e notte. Dopo un periodo estivo di ‘relativa tranquillità’ a livello di emergenza la situazione è peggiorata nuovamente, in particolare negli ultimi giorni di febbraio. Come ha dichiarato Giuseppe Zammarchi, Presidente CRI Parma: “Le misure restrittive messe in atto a livello nazionale, unitamente alla gestione dei malati attuata dal Sistema Sanitario di Parma e Provincia, ci hanno permesso di affrontare questa nuova ondata di contagi in modo più efficace rispetto all’anno scorso, senza che il sistema di emergenza ne risenta in modo eccessivo. Sono stati aumentati molto i cosiddetti trasporti ordinari, ovvero i trasferimenti dei pazienti tra poli sanitari differenti, oltre alle dimissioni ed agli altri servizi di trasporto correlati. Questa gestione attuata da AUSL e AOU ha permesso all’Ospedale Maggiore di reggere l’aumento continuo di pazienti covid-19, va però notato che i dati e le proiezioni danno purtroppo un ulteriore aumento, lento ma costante, dei contagi con nuovi ricoveri sia in degenza sia in terapia intensiva”.

Se il servizio di emergenza ha avuto periodi più tranquilli, c’è tutta una serie di servizi sociali correlati che non si sono mai fermati. Nati ad inizio pandemia, per sopperire alle richieste di aiuto delle persone sottoposte a regime di quarantena o appartenenti a fasce vulnerabili, servizi come la consegna a domicilio dei farmaci e della spesa, l’assistenza telefonica per persone più anziane che si sentivamo isolate, rappresentano un aiuto concreto fondamentale nella gestione di questa emergenza. Dopo un parziale calo durante il periodo estivo, questi servizi assistenziali hanno subito una nuova impennata, ma grazie all’impegno dei volontari la Croce Rossa è riuscita a gestire tutte le richieste senza difficoltà. Tutto ciò è stato possibile grazie anche alla collaborazione con i servizi assistenziali  organizzati dal Comune e da Parma Welfare, e con ‘Il Tempo della Gentilezza’, una campagna nazionale CRI basata sui servizi di supporto indispensabili in questi momenti di difficoltà.

“Da inizio emergenza ad oggi – continua il Presidente Zammarchi – la nostra area sociale ha gestito circa 1.300 servizi, fornendo supporto di vario tipo come la consegna di farmaci, di pacchi alimentari, servizi di accompagnamento e trasporti ad oltre 640 famiglie. Tutto ciò si va ad aggiungere alla distribuzione di vestiario a famiglie in difficoltà, che ha coinvolto circa 80 nuclei familiari al mese sui circa 110 assistiti dal nostro Comitato, oltre alla distribuzione di generi alimentari di prima necessità, con 1.536 pacchi consegnati. Questi numeri, dedicati specificatamente all’area sociale, vanno a sommarsi alle assistenze di emergenza urgenza, oltre 11.500 solo l’anno scorso, ai servizi ordinari, alle attività svolte dal nostro gruppo di Protezione Civile, oltre 50 diversi interventi nel 2020″.

foto cri parma 2

COSA E’ CAMBIATO RISPETTO ALL’ANNO SCORSO?

L’arrivo della pandemia ha indubbiamente portato una piccola/grande rivoluzione anche all’interno della Croce Rossa. La necessità di ridurre al minimo le possibilità di contagio ha portato all’interruzione di tutte le attività a contatto diretto: dalla presenza nelle scuole per parlare di temi quali bullismo e primo soccorso, a quella nelle case delle persone anziane per portare loro affetto e spensieratezza. Dispiacere che il Presidente Zammarchi esprime con queste parole: “Questo tipo di interventi sono state ovviamente interrotte e siamo coscienti che, specialmente in alcuni ambienti, la mancanza dei nostri volontari si è fatta sentire. Perché per molte delle persone con cui abbiamo giornalmente un contatto personale, i militi CRI sono diventati prima di tutto una parte della loro famiglia, e la mancanza di contatto è una sofferenza per loro e per noi. Ma abbiamo dovuto tutelare la sicurezza di tutti, e mettere in campo qualsiasi iniziativa atta alla protezione individuale di ognuno”.

A causa della pandemia la Croce Rossa ha dovuto prendere misure di sicurezza anche nella propria sede, infatti l’accesso ora è garantito solo a persone autorizzate, mentre i volontari e i dipendenti hanno ancora l’autorizzazione ad accedere alla sede CRI Parma, ma solo per ragioni servizio. Nonostante tutto, come ha dichiarato lo stesso Presidente, la passione e la determinazione sono state le chiavi che hanno permesso di affrontare la pandemia al massimo delle loro forze: “Seppur nessuno fosse realmente pronto ad affrontare una situazione simile, la nostra formazione è stata ed è tuttora fondamentale. Croce Rossa nasce per portare il suo aiuto in situazioni di emergenza ovunque ve ne sia bisogno, questo vuol dire avere una capacità di adattamento e di risposta alle difficoltà che ci è stata di grande aiuto fin dai primi momenti del lockdown. I nostri principi, la forza del gruppo, l’affetto che ci lega hanno fatto il resto”.

La preoccupazione per questa nuova fase dell’epidemia c’è stata, soprattutto per l’andamento dei ricoveri e delle terapie intensive, che rappresenta un indice importante di come il virus stia colpendo duramente. C’è stata preoccupazione, come anche stanchezza, ma per il Presidente questa era l’unica via per evitare che i numeri crescano, e bisogna considerare anche che negli ospedali non ci sono solo i pazienti Covid-19. Il Servizio Sanitario, infatti, deve poter continuare a curare tutti quanti, e se si arrivasse ad esaurire i posti letto nei vari padiglioni, o quelli di terapia intensiva, la situazione diventerebbe molto più critica, se non irrecuperabile: “Se è pur vero che, a livello statistico, la percentuale di persone affette da covid-19 ricoverate in ospedale è un numero relativamente basso ed ancor minore è la percentuale di coloro che necessitano delle cure di terapia intensiva, è anche vero che più crescono i contagi, più crescono le persone che necessitano di cure ospedaliere, più aumentano i ricoveri in terapia intensiva”.

foto cri parma 3

L’IMPORTANZA DEL VOLONTARIATO E I SUOI RISCHI

Sono circa 3.000 le persone che, in provincia di Parma, svolgono volontariato nelle 14 sedi CRI distribuite sul territorio. Croce Rossa Parma conta quasi 1.100 volontari, di cui circa 770 nella sede di Parma. Parte del Comitato di Parma sono anche le sedi distaccate di Berceto e Monchio delle Corti, due distaccamenti importantissimi perché servono un’ampia parte del nostro territorio montano, assieme agli altri Comitati CRI dell’appennino.

“Assieme ai volontari del nostro Comitato – come ha dichiarato A.M., volontario da 17 anni e autista-soccorritore sulle ambulanze – ve ne sono alcuni che seppur risultino iscritti in altre sedi, prestano servizio anche a Parma. Questo perché Croce Rossa è unica su tutto il territorio nazionale, ed i suoi volontari possono richiedere la cosiddetta ‘estensione’: un’abilitazione che permette di svolgere servizio presso un’altra sede a quei volontari che sono altrove per studio o lavoro. In tutto questo, contiamo anche circa una dozzina di dipendenti del Comitato. Di questo folto gruppo fanno parte circa 80 nuovi volontari, entrati verso la fine dell’anno scorso e che attualmente stanno completando il loro tirocinio formativo”.

Il complicarsi della situazione richiede sempre bisogno di volontari, perché impone ritmi di lavoro piuttosto serrati. Dopo un periodo di relativa tranquillità nel corso dell’estate 2020, in questi mesi i servizi sono notevolmente aumentati, non tanto per quanto riguarda l’emergenza/urgenza, ma piuttosto per tutta una serie di servizi collegati che richiedono un gran numero di persone tutti i giorni. Proprio per questo, come ha spiegato A.M., il 15 aprile è partito un nuovo corso base per aspiranti volontari CRI. Uno degli aspetti più belli del mondo di Croce Rossa, inoltre, è che chiunque può prenderne parte, indifferentemente dall’età. Come spiega infatti A.M: “L’età unisce tante generazioni, perché se è vero che la maggioranza dei volontari hanno tra i 20 ed i 26 anni, guardando l’elenco vediamo che nel nostro Comitato abbiamo volontari che vanno dai 15 anni fino aI 95! Ed è qualcosa di straordinario perché tutte le generazioni possono così imparare gli uni dagli altri”.

Ma come ogni attività, anche il volontariato ha i propri pericoli, soprattutto davanti a questa pandemia dove ogni minimo intervento deve essere svolto con la massima attenzione, perché il contagio non guarda in faccia nessuno. Lo sa bene F.B., volontario CRI da 22 anni, appartenente al gruppo SeP CRI Parma (Servizio Psicosociale) e specializzato anche in soccorso in ambulanza ed automedica: “Tra i principali a cui si è esposti c’è quello relativo alle dinamiche psicologiche che si generano durante un qualunque intervento, in particolare quello di ‘portarsi a casa il servizio’. Con questa frase si intende il rischio di subire le conseguenze dell’esposizione all’emotività della situazione, che inevitabilmente si accompagna ad un servizio”. Ma il grosso del volontariato non consiste tanto di situazioni complesse (gravi traumi o pazienti da rianimare) quanto di servizi di urgenza lieve o ordinari, oltre che dei tanti servizi di supporto sociale (dimissioni, accompagnamenti a visite, servizi per dializzati, consegna farmaci, ecc..), in cui si ha tutto il tempo di interagire con i pazienti e le loro storie di vita. Come spiega F.B: “In questi frangenti il rischio di ‘identificarsi’ con i pazienti, o i congiunti di questi, è reale. Ciò può portare a trovarsi a fare nuovamente i conti con esperienze personali passate che possono non avere esaurito il loro effetto traumatizzante”.

di Mattia Celio

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*