Che fine faremmo senza api?

La ricercatrice Laura Bortolotti ci ha aiutato a capire quali sarebbero le conseguenza se le api scomparissero dal nostro ecosistema

La popolazione delle api sta drasticamente diminuendo. Questo non porterebbe solo alla fine alla produzione di miele, ma a ben altro. La loro estinzione comporterebbe gravi rischi per tutte le piante che beneficiano dell’impollinazione entomofila, causando la scomparsa della maggior parte di loro e della biodiversità naturale.

Le api lavorano anche per noi, vediamo perché

Le api, sono insetti imenotteri della famiglia degli Apoidei, che comprende anche i calabroni. La specie più importante e conosciuta di api è l’Apis mellifera, un tipo di ape europea ritenuta ‘domestica’ e usata per la produzione di miele. Nell’apicultura – in Italia è presente un milione e mezzo di alveari – le arnie artificiali vengono poste vicino a campi e coltivazioni, favorendo in questo modo l’impollinazione delle piante: infatti la vera importanza di questi insetti non consiste esclusivamente nella produzione di miele, ma nel mantenimento della biodiversità e nella conservazione della natura.

Essendo insetti impollinatori – che  trasportano il polline da un fiore a un altro – le api permettono l’impollinazione e di conseguenza la formazione dei frutti. Attraverso tutto questo, garantiscono la presenza di specie vegetali diverse, elemento fondamentale per la salute della natura. È grazie alle api se disponiamo di gran parte della frutta e verdura che mangiamo.

Abbiamo intervistato Laura Bortolotti, ricercatrice di CREA, il più importante ente italiano di ricerca agroalimentare, per fare chiarezza sull’importanza bioregolatrice di questi insetti impollinatori. “Le api, con la loro quotidiana attività di raccolta di nettare e polline sui fiori, garantiscono l’impollinazione delle piante spontanee e coltivate, fornendo un servizio ecosistemico gratuito ed efficiente. L’impollinazione delle piante spontanee permette il mantenimento della biodiversità naturale, mentre l’impollinazione delle piante coltivate è indispensabile alla produzione dei frutti e dei semi e ha quindi un valore economico inestimabile”.

Tutti i tipi di api sono importanti per l’equilibrio dell’ecosistema. Grazie all’ impollinazione nei boschi e in altri habitat, permettono la formazione di frutti che serviranno da alimento per molti altri animali. Ci sono inoltre api notturne che si occupano dell’impollinazione di piante che fioriscono solo di notte.

Dove sono finite le api?

Le api non stanno scomparendo per un solo motivo, ma per un insieme di fattori. Il primo è la perdita dell’habitat, causato dal danneggiamento – o addirittura la distruzione – degli ecosistemi. Di conseguenza ci sarà la frammentazione dell’habitat, ossia la riduzione della loro superficie, che provoca l’isolamento genetico dei vari tipi di api. L’uso di pesticidi nell’agricoltura, molti dei quali sono stati infatti proibiti, ha inoltre provocato una drastica riduzione del numero di api esistenti al mondo. Anche il cambiamento climatico sta avendo un forte impatto negativo su questi insetti, così come lo ha su molte altre specie di animali e sulla vegetazione.

Tutti questi fattori si alimentano a vicenda e hanno in comune una sola cosa: la presenza dell’essere umano. “Se tutte le api scomparissero, con loro scomparirebbero la maggior parte delle piante, incluso l’80% delle specie coltivate, che sono alla base della nostra alimentazione e la maggior parte delle specie spontanee, che sono alla base delle catene trofiche che sostengono la biodiversità naturale” commenta la dottoressa Bortolotti.

A questo punto la domanda sorge spontanea: come fare per non farle estinguere? L’ONU ha indetto la Giornata Mondiale delle api il 20 maggio, celebrata in tutto il mondo per sottolineare l’importanza di questi insetti per il mantenimento della biodiversità e per sensibilizzare maggiormente le persone su questo argomento. Anche il film di animazione Bee Movie del 2007 ha cercato di avvicinare, specialmente i più piccoli, a questo delicato argomento.

Si può adottare un alveare

3Bee è un’altra delle idee sviluppate dopo la nascita del giorno delle api indetta dall’ONU, ossia da quando si è iniziato a prendere sul serio questo problema. Questa azienda produce e sviluppa sistemi per migliorare la salute delle api e la loro gestione, offrendo agli apicoltori tecnologie con le quali possono monitorare la salute, il peso e il loro lavoro anche dallo smartphone. Ma la vera innovazione è che permette di adottare un alveare dove verrà prodotto del miele, il quale verrà successivamente spedito all’acquirente.

“Per favorire la sopravvivenza delle api, è importante ristabilire la ricchezza e la varietà del territorio – continua Laura Bortolotti – ad esempio introducendo nei giardini elementi di ‘disordine’ per la nidificazione delle api, come pietre, legni, rametti e canne; oppure lasciando aree di terreno non lavorato, parzialmente inerbito per quelle che nidificano nel terreno. Poi è possibile piantare specie di piante che producono molto nettare e polline, come le piante officiali o anche alcune ornamentali”.

La salvaguardia delle api nasce innanzitutto dalla conoscenza. È importante che bambini e adulti imparino a conoscere e a riconoscere le api e a non averne paura: le api infatti, come ci ricorda Bortolotti, pungono solo quando vengono disturbate. Osservarle durante le loro visite ai fiori o anche nella costruzione dei loro nidi non è assolutamente pericoloso e può rappresentare una scoperta sorprendente.

 

di Lorenzo Barizza

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