Bianca Pitzorno, felice eccezione dell’editoria italiana

In occasione dell'uscita del suo ultimo libro, "Sortilegi", si torna a parlare di Bianca Pitzorno che incanta adulti e ragazzi dagli anni '70

Autrice tanto per ragazzi che per adulti, Bianca Pitzorno si afferma come interessante eccezione dell’editoria italiana. Nel 2021 è tornata in libreria con un nuovo libro intitolato Sortilegi, che racchiude tre racconti diversi accomunati appunto dal tema del sortilegio e dell’irrazionalità umana. Bianca Pitzorno vanta in primis una consistente letteratura per ragazzi, che inizia nel 1973 con Sette Robinson su un’isola matta e prosegue con altri libri tra cui Clorofilla dal cielo blu (1974) da cui viene realizzato l’omonimo cartone animato, fino ai più recenti tra cui Una scuola per Lavinia e Magie di Lavinia & C. (2005). Questi sono solo alcuni dei titoli che caratterizzano il percorso editoriale dell’autrice: cerchiamo di analizzarlo più a fondo con l’intervento del professor Alberto Conforti, docente di Storia del libro, della Stampa e delle Professioni editoriali.

Dagli studi al primo lavoro

Di origine sarda, la scrittrice si laurea in Lettere classiche con una tesi di Archeologia Preistorica all’Università di Cagliari. “È rimasta ragazza. Meglio: è rimasta una ragazza del liceo. La ‘licealità’ non è semplicemente la tappa di un percorso scolastico: è una scelta culturale e, oso dire, morale. Bianca Pitzorno è rimasta una liceale perfetta: allegra fino a essere talvolta ridanciana, curiosa fino al sano e virtuoso pettegolezzo, affamata di conoscenze ed esperienze.” Così la descrive Luigi Manconi, ex allievo del Liceo Classico Domenico Alberto Azuni di Sassari, che insieme a Saragat, Togliatti e Gavino Ledda ricorda anche lei tra i banchi di scuola.

La Pitzorno inizia ad interessarsi al cinema e alla televisione, quindi si sposta a Milano nel 1968 dove si iscrive alla Scuola Superiore di Comunicazioni Sociali. Scrive il suo primo libro per ragazzi due anni dopo, intitolato Il grande raduno dei cowboys e inizia a lavorare per la RAI come autrice di programmi per i più giovani.  Nel 1977 si dimette, ma mantiene viva la collaborazione come free lance, sia alla RAI che alla TSI, realizzando noti programmi come Il DirodorlandoL’Albero AzzurroSapereTuttolibri.

In più occasioni la fantasia dell’autrice prende forma grazie alle sue parole unitamente a illustrazioni eseguite da artisti. Un esempio è L’incredibile storia di Lavinia, avventura di una bambina che trasforma le cose in cacca grazie a un anello magico, pubblicato dalla E. Elle e successivamente da Einaudi Ragazzi, accompagnato dalle illustrazioni di Emanuela Bussolati. Sulla stessa linea si colloca Ritratto di una strega (1991), testo che viene accompagnato da una serie di immagini di Piero Ventura e appare in un grande libro illustrato per adulti edito da Mondadori: il racconto parla di una giovane contadina toscana additata come strega e quindi perseguitata.

L’ambientazione è quella del Seicento colpito dalla peste, infatti la giovane protagonista perde tutta la sua famiglia a causa dell’epidemia e resta a vivere sola nel casolare di campagna. L’autrice qui propone un linguaggio che unisce italiano contemporaneo e secentesco e, di comune accordo con Ventura, decidono di chiamare la protagonista Caterina, un nome diffuso tra le contadine dell’epoca.

Un caso particolare per l’editoria italiana

Bianca Pitzorno è infatti un’importante autrice per Mondadori e proprio in questo contesto il professor Alberto Conforti la conosce personalmente. “Bianca Pitzorno è un caso molto interessante per il contesto italiano. L’editoria italiana tende ad essere piuttosto schematica, cioè a fossilizzare un autore dentro ad un genere. La Pitzorno ha iniziato a scrivere e pubblicare libri per ragazzi e, successivamente, anche a pubblicare libri per adulti. È un passaggio raro questo in Italia: di solito un autore che viene considerato per ragazzi resta in questa categoria. Può capitare in parte che accada il contrario, cioè che autori di libri per adulti scrivano un libro per bambini/ragazzi. Io credo che in questo ci sia un tratto che ho sempre trovato nella Pitzorno: ha una forte identità da scrittrice in merito ai generi, per cui come è una scrittura forte, etica, che scolpisce forti personaggi, allo stesso modo lo fa nei libri per adulti.”

L’autrice si distingue per un altro tratto di rilievo: la caratterizzazione dei personaggi. I protagonisti delle sue storie, che spesso sono giovani donne, sono personaggi forti e indipendenti, che portano alla luce tematiche come disparità di genere, ma anche sociale e di ceto. A tal proposito il professor Conforti spiega: “Anche nei libri per adulti c’è quella componente di diritti negati delle donne e di riscatto. Storie di riscatti che non sono astratti o ideali sono proprio la posizione femminile messa sul campo, con questi diritti calpestati dal pregiudizio e dal dominio di genere maschile. È un tema molto forte per l’autrice anche perché credo che lei abbia idee politiche abbastanza orientate. I suoi personaggi femminili sono sempre desiderosi di avere una chance nella vita.”

In questo senso vediamo che in romanzi come Il sogno della macchina da cucire (2018) lo strumento concreto diventa mezzo con cui il personaggio aspira al riscatto sociale. “Quello che è davvero interessante – sottolinea il professor Conforti – è che ci sono autori molto ideologici, che attraverso i loro libri vogliono dare dei messaggi. Il problema è che questi libri spesso poi risultano modesti, prevale questo aspetto di manifesto dichiaratorio. Invece il caso della Pitzorno è un caso di straordinaria fusione di questi aspetti: una grande scrittrice che scrive grandi libri che hanno un substrato etico molto forte.”

Sortilegi: punto di arrivo di una carriera poliedrica

Proprio dal nucleo di fatti narrati in Ritratto di una strega e dagli studi sulla Santa Inquisizione, l’autrice dà vita al primo racconto – intitolato La strega – del suo ultimo libro. Narra appunto le vicende di Caterina partendo dallo stesso background di Ritratto di una strega, ma integra una riflessione più approfondita sul tema del “ragazzo selvaggio”: Caterina resta orfana quando è ancora molto piccola e deve quindi sopravvivere ai bisogni fisiologici e psicologici in modo completamente autonomo. In questo caso l’autrice dà alla ragazza una voce più contemporanea, a cui fa da contraltare maschile la voce tipicamente secentesca di Lorenzo, personaggio che rappresenta l’archetipo del ragazzo abbandonato dalla famiglia a causa delle difficili condizioni economiche dettate dal tempo.

La Pitzorno pone l’accento sull’importanza che ha avuto per lei la lettura delle lettere che Galileo Galilei scambiava con la figlia Virginia, riportate alla luce e pubblicate per l’editore La Rosa da Giuliana Morandini nel 1983. Isolata in un convento di clausura per mancanza di dote e privata dei beni materiai, suor Maria Celeste non si perde mai d’animo, e conserva quella curiosità, passione e ironia che hanno contraddistinto anche il padre, condannato dalla Chiesa ma pronto a morire per mantenere fede ai suoi veri ideali. 

Dagli scritti dell’autrice emerge la sua solida formazione: le ambientazioni nelle epoche passate sono rese credibili da una strutturazione del substrato storico-sociale solida, nulla viene lasciato al caso, indice di studi approfonditi. “In Sortilegi, che è ambientato nel 600, c’è sempre la capacità di entrare nei contesti in modo molto naturale, che non è quella artificiosa della cornice storica o del messaggio ideologico. Il grande scrittore poi è questo: tutti questi elementi sono fusi in un modo molto naturale […] Ha la capacità di dare una realtà durissima, molto brutale, ma che comunque è la realtà della storia. La realtà della persecuzione delle donne.” 

In una breve intervista a RAI cultura, la stessa autrice spiega come le tre vicende prendano vita ognuna da oggetti estremamente concreti e reali: “Il primo racconto nasce da una serie di ritratti fatti negli anni ’80 del secolo scorso da Piero Ventura, raffiguranti una giovane contadina toscana di metà Seicento sopravvissuta alla peste. Il secondo racconto nasce da un oggetto concretissimo, una tovaglietta di lino ricamata, esposta nel padiglione etnografico del museo Sanna di Sassari. Il terzo racconto è ispirato a un particolare tipo di biscotti che hanno scatenato una faida tra due famiglie del paese perchè ciascuna ritiene i propri più buoni.”

L’autrice, quindi, si destreggia tra realtà storica e finzione, riportando fatti reali in chiave narrativa con un grande punto a suo favore, come ci fa notare il professor Conforti: “È una scrittrice che sta dimostrando una maturità straordinaria fuori dagli schemi perché la letteratura di genere, come quella per ragazzi e bambini, ha delle regole, come tutti i generi. Lo scrittore a tutto tondo è capace di scrivere al di fuori di queste regole di genere.”

di Camilla Ardissone

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