SOS democrazia in pericolo: quando le multinazionali dettano legge

Quarto incontro del webinar “L’emergenza in Democrazia. La Democrazia in emergenza. Questioni e problematiche aperte del XXI secolo”, moderato dalla prof.ssa Veronica Valenti e dai dott.ri Massimiliano Baroni e Michele Tempesta.

Avete mai sentito parlare di James Edward Staley? Probabilmente no, eppure è tra i dieci banchieri più ricchi del mondo, nonché amministratore delegato di Barclays, banca multinazionale di investimenti e servizi finanziari inglese.

L’avvento della globalizzazione ha causato uno stravolgimento della struttura capitalistica mondiale e una progressiva redistribuzione del potere nelle mani di pochi attori economici, tra cui il sopraccitato Staley, interessati a tutelare i propri interessi a scapito della collettività. L’imperante strapotere delle multinazionali detta legge sulle logiche finanziarie, politiche e sociali di tutto il mondo.

Mario Caligiuri (professore ordinario di pedagogia della comunicazione e del primo corso universitario italiano di Intelligence, educazione e sicurezza presso l’Università della Calabria) si è soffermato proprio su queste tematiche nel quarto appuntamento del ciclo di webinar “L’emergenza in Democrazia. La Democrazia in emergenza. Questioni e problematiche aperte del XXI secolo, organizzato dalla cattedra di Diritto costituzionale dell’Università di Parma per discutere sulle trasformazioni delle democrazie contemporanee, attraverso la presentazione di libri di recente pubblicazione che trattano argomenti di stretta attualità costituzionale.

L’ingranaggio della democrazia è inceppato

Nel corso dell’incontro il professor Caligiuri, ha presentato i volumi “Il potere che sta conquistando il mondo. Le multinazionali dei paesi senza democrazia” e “Come si comanda il mondo. Teorie, volti, intrecci“, scritti a due mani con il compianto professor Giorgio Galli, incentrati sull’analisi del recente sviluppo delle multinazionali nei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e nel resto del mondo. La crisi della democrazia e l’avvento di nuovi agenti finanziari sulla scena globale sono stati gli argomenti principali dell’incontro.

“Oggi con la pandemia stiamo assistendo alla crisi della rappresentanza e ad una dilagante disinformazione. Abbiamo bisogno di giustizia sociale e per raggiungerla dobbiamo rafforzare la democrazia. Siamo di fronte a una metamorfosi che potrebbe portare alla formazione di due distinte razze umane: da una parte la ristretta minoranza che gestisce l’intelligenza artificiale, dall’altra la moltitudine di persone che saranno guidati da essa. Se non esisterà un sistema democratico in grado di tutelare la collettività, non avremo altri strumenti per difenderci. La globalizzazione ha creato potentissime asimmetrie tra ciò che è Stato e ciò che non lo è”, ha spiegato il professore in merito al crescente potere che esercitano le grandi corporation, che al contrario dei singoli Stati operano su scala molto più vasta e non rischiano di affondare nel debito pubblico.

L’oligarchia delle multinazionali

Il professor Caligiuri ha proseguito il suo intervento esponendo alcune analisi presenti in “Come si comanda il mondo. Teorie, volti, intrecci”. In particolar modo ha posto l’accento sul fatto che secondo la ricerca “The Network of global corporate control” dell’Università di Zurigo, a dirigere le sorti del capitalismo mondiale non siano i politici, bensì una classe dirigente di natura finanziaria costituita da 65 amministratori delegati sconosciuti ai più, tra i quali il già menzionato Staley, a capo di altrettante multinazionali dagli introiti esorbitanti.

Ulrich Beck, sociologo tedesco, nel 1986 aveva brillantemente anticipato quanto poi si sarebbe realizzato in futuro scrivendo quanto segue nel saggio “La società del rischio. Verso una seconda modernità”:

La politica non è più l’unico luogo e nemmeno quello centrale in cui si decide il futuro della società. Le istituzioni politiche diventano amministratrici di uno sviluppo che non hanno pianificato, né sono in grado di strutturare, ma che nondimeno devono in qualche modo giustificare”.

Le nuove sfide della democrazia

La globalizzazione richiede decisioni rapide che le democrazie non riescono ad assicurare. Secondo il professor Caligiuri, le democrazie del XXI secolo dovranno essere consapevoli della crescente competizione tra Stati e multinazionali. In futuro gli organi di Stato non dovranno guardarsi le spalle solamente dalle corporation, ma anche dai cittadini non più disposti a piegarsi ad una cieca obbedienza. “Il patto sociale si fonda su una distinzione di ruoli: il singolo cittadino rinuncia a farsi giustizia da sè e accetta il potere dello Stato, affinchè possa ricevere in cambio sicurezza e servizi, ma se questi non vengono garantiti il rischio è che nessuno voglia più obbedire”, afferma Caligiuri.

La sopravvivenza del sistema democratico dipenderà quindi dall’efficienza dei governi, che saranno costretti ad affrontare una realtà che non si potrà più eludere con la disinformazione e la propaganda, facilitate dalla scarsa capacità di comprensione della realtà dei cittadini dei sistemi democratici. In particolar modo, secondo uno studio dell’Istituto di ricerca Ipsos analizzato da Nando Pagnoncelli nel libro “Dare i numeri. Le percezioni sbagliate sulla realtà sociale”, tra 13 paesi dell’OCSE l’Italia è prima per distanza tra percezione e realtà. Ovviare a questa carenza di comprensione della realtà è fondamentale ed il primo passo per farlo, secondo il professor Caligiuri, consiste nell’ investire nell’apparato scolastico.

Il predominio della tecnologia

Solo con un’educazione mirata alla ricostruzione della realtà, sarà possibile formare una nuova classe di cittadini pensanti capaci di progredire alla stessa velocità della tecnologia. Le Istituzioni scolastiche ed in particolare le Università dovranno cambiare i propri piani di studio se vorranno competere con le nuove forme di istruzione, tra le quali spicca il Google Career Certificates, un percorso di studi universitari che in soli sei mesi e al costo di 300 euro promette di formare i futuri specialisti del settore tecnologico.

In conclusione, non è più tempo per farsi fuorviare dalla cattiva informazione dei media e nemmeno per disinteressarsi alle sfide che il futuro ci riserverà e che in buona parte sono già in atto. “Viviamo nell’epoca degli algoritmi che dettano la propria visione del mondo. In molte città americane i tribunali e la polizia si avvalgono di software basati sugli algoritmi per assicurare alla giustizia i criminali, peccato che questi programmi commettano innumerevoli errori sulla base di pregiudizi razziali e a farne le spese siano i cittadini dalla pelle nera.”

La tecnologia è infatti uno strumento da maneggiare con cautela e da indirizzare per il miglioramento delle condizioni sociali, non per inasprire la disuguaglianza, tema di cui si dibatterà nel prossimo webinar (20 aprile) a partire dalla presentazione del libro “Il diritto al viaggio. Abbecedario delle migrazioni”, scritto da Luca Barbari e Francesco de Vanna.

di Silvia Curtale

 

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