Non c’è padre che tenga

Il video di Beppe Grillo è stato definito "lo sfogo di un padre", ma questo non basta a renderlo accettabile

 

Luglio 2019, Sardegna. Due ragazze in vacanza a Palau passano la serata al Billionaire, noto locale in Costa Smeralda. Qui incontrano Ciro, Francesco, Edoardo e Vittorio: quattro chiacchiere – ragazzi simpatici? – e qualche drink prima di trasferirsi tutti insieme a casa di Ciro, nel residence Piccolo Pevero vicino a Porto Cervo. La mattina dopo ognuno per la sua strada, compagni temporanei di una normale serata estiva. O quasi.

Il racconto della notte, infatti, non sarà uguale per tutti: una delle ragazze, S., una volta tornata a Milano confiderà alla madre di aver subito violenza in quella occasione. Racconterà ai carabinieri di essere stata costretta a bere molto alcool, ti essere stata tirata per i capelli e abusata ripetutamente da tutti i membri del gruppo – in bagno, soggiorno, camera da letto – rimanendo poi in stato di semincoscienza per parecchie ore. Le accuse agli atti sono di violenza di gruppo. I quattro, neanche a dirlo, giurano che fosse consenziente.

Una brutta storia, senza dubbio. Vera? Lo deciderà chi di dovere. La presunzione di non colpevolezza è un valore fondamentale del nostro ordinamento giuridico. Le questioni sono altre, la prima forse strettamente collegata alla seconda.

Innanzitutto la notizia non ha ricevuto particolari attenzioni. Molti probabilmente hanno conosciuto la vicenda solo nell’ultima settimana. Un episodio tra tanti, purtroppo, ogni tanto qualcosa sfugge: secondo una ricerca ISTAT del 2017 sono almeno 4000 gli stupri ogni anno in Italia. Non si può certo parlare di tutti. Nel momento in cui, però, uno dei quattro ragazzi accusati di violenza sessuale – Ciro – di cognome fa Grillo qualcosa potrebbe essere diversa. E invece apparentemente no: nessun titolone urlato, nessun eccessivo sciacallaggio. La notizia, così come viene riportata, viene presto dimenticata.

L’oblio della memoria, però, pare non piacere a tutti. E se nessuno ancora si era troppo accanito sulle sorti di quattro giovani ragazzi e della loro presunta vittima, ci ha pensato lui. Beppe Grillo. Il pater del M5S non ha sfruttato il favorevole silenzio dei giornali – fortuito o stimolato che sia – e ha scelto di presentarsi come altro pater: quello frustrato e furioso che difende l’innocenza del figlio e dei suoi amici. E qui si apre la questione vera.

Con la sua proverbiale pacatezza, Grillo Senior in un video da 1.39′ riesce a dire tutto ciò che avrebbe dovuto tacere. Inizia a scaldarsi e pretende di sapere come mai suo figlio non sia stato arrestato di già che è uno “stupratore seriale” (chi lo ha mai detto? Boh), dato che la legge dice così. Tralasciamo il fatto che no, la legge non dice proprio così visto che sono previsti tre gradi di giudizio e nessuno di questi è ancora stato affrontato, ma il fatto che qualcuno non sia agli arresti dimostra inequivocabilmente la sua innocenza? I latitanti saranno felicissimi.

Ce li avrebbe portati lui in galera, “a calci nel culo”. Che padre modello. E invece dopo due anni ancora sono in circolazione perché evidentemente la questione non convinceva: “Perché vi siete resi conto che non è vero niente che c’è stato lo stupro” sbraita Grillo.

Ma “voi” chi? Voi follower: è un’arringa? Voi giudici: è un’intimidazione? Chiunque si identifichi in quel “voi” deve saperlo che la ragazza ha mentito. Perché deve essere così, perché un padre non può accettare di aver cresciuto un violentatore, ma può serenamente credere che qualcun altro abbia cresciuto una bugiarda. Beppe Grillo però, contrariamente a come tanti hanno sostenuto, non si siede davanti alla telecamera come padre, ma come personaggio pubblico. Perché è il suo essere visibile che gli consente di trasmettere forte e chiaro il suo messaggio, è il suo avere un seguito – politico e non – a permettergli un’arroganza di questo tipo. Non so quanti altri padri abbiate visto in video del genere: eppure di stupratori ce ne sono parecchi in circolazione, sono tutti orfani?

“Perchè una persona che viene stuprata la mattina, il pomeriggio va in kitesurf e dopo otto giorni fa la denuncia vi è sembrato strano: bene, è strano”: proprio nei giorni in cui si è risollevato il dibattito che vorrebbe maggiore tempo concesso alle vittime di stupro per denunciare i propri aggressori, Beppone fa questo anacronistico (per non dire squallido) commento che dice tutto volendo – consapevolmente – pararsi le ciapet.

Perché attenzione: Grillo resta garante del Movimento – attualmente in maggioranza al fianco di Draghi – e non può permettersi di dichiarare apertamente che o si denuncia subito o scade il gettone giustizia. Certo che no. Tanto più se si pensa al proverbiale giustizialismo sempre messo in campo dai Pentastellati, da Di Battista alla Raggi, che a spada tratta erano pronti a cancellare qualunque macchia di reato – conclamato o presunto – dei propri iscritti eliminandoli direttamente dal Movimento.

Probabilmente essere l’ideatore del M5S ha i suoi vantaggi e Grillo abbandona momentaneamente la severità platealmente dimostrata in passato, in favore di suo figlio. Decide allora di lanciare il sasso – che poi è un macigno – e nascondere la mano con grande efficacia: insinua il dubbio, parla delle restanti vacanze della ragazza (quanta violenza puoi aver subito se hai fatto sport dai) e scredita l’allora diciannovenne che, invece che correre subito alla polizia, ha preferito confidarsi prima con la madre. Aaah queste giovani d’oggi.

L’arma segreta, però, il politicante comico la tiene alla fine: c’è un video, signore e signori della giuria. “Si vede che c’è la consensualità, si vede che c’è il gruppo che ride”. Quattro coglioni col pisello di fuori che saltellano, letteralmente. La ragazza dov’è in questo video scagionatore, signor Grillo? Non dice dove si trova mentre il gruppo imita danze tribali mutande in mano. Forse si focalizza solo sulla ‘parte di gruppo’ che più gli interessa: ancora una volta non si preoccupa di prestare attenzione a lei. Non è importante.

Sono bastati 1.39′ ad annichilire anni di campagne di sensibilizzazione alla denuncia delle violenze sessuali. Qui sta la vera responsabilità (in)civile di Beppe Grillo: nell’aver creato un precedente. Perché scegliere di sostenere pubblicamente che dopo 8 giorni uno stupro diventa poco credibile presuppone, che ce ne sia l’intenzionalità o meno, che ancora una volta quella che dovrebbe essere una vittima diventi responsabile delle sue disgrazie. Che la vicenda si concluda con condanne o proscioglimento poco importa perché ormai quelle parole hanno raggiunto 23.433 utenti, con ben 10.159 condivisioni.

Pensate un attimo: sostieni di essere stata violentata, denunci e vieni sputtanata pubblicamente sui social e poi, per forza di cose, su ogni programma televisivo, TG, talk. Perfino Matteo Salvini a Quarta Repubblica è rimasto scioccato dalle parole di Grillo, sentendosi finalmente come la maggior parte dei cittadini davanti ai comizi della Lega.

Quanto accaduto a Porto Cervo poteva capitare a chiunque, ciò che è venuto dopo no. E a chi, come Enrico Mentana ad esempio, ha solidarizzato con Grillo “come padre” ricordiamo che anche questa ragazza – sincera o ingannatrice che sia – ha un padre, ma nessuno gli è stato solidale. E visto che la paternità sembra essere un valore di grande coesione in questa vicenda, dovrebbe essere per tutti valido anche il principio del poteva essere vostra figlia. E proprio in quest’ottica è importante un dettaglio: Beppe Grillo sa perfettamente cosa voglia dire essere padre di una figlia femmina. E questo, alla luce delle sue parole, fa ancora più inorridire.

 

di Bianca Trombelli

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