Unipr On Air – Marino Golinelli: “L’uomo é creatore non di chiacchiere, ma di fatti”

Nella nona puntata di Unipr On Air, il docente dell'Università di Parma Paolo Calidoni ed il Cavaliere Marino Golinelli sui temi della sostenibilità hanno trattato il tema del "fare" e su come esso sia fondamentale per un futuro ed una ricerca sostenibile e concreta.

Ad oggi, i progressi che la ricerca e la tecnologia stanno compiendo in ambito industriale e infrastrutturale influenzano la vita di ognuno. Per questo, l’Agenda 2030 stilata dall’ONU ha inserito al nono posto l’obiettivo di uno sviluppo industriale inclusivo e sostenibile.

In questa puntata di Unipr OnAir si parla proprio del goal 9, che punta ad un miglioramento della vita delle persone, ad un aumento dei posti di lavoro specialmente per i più giovani, e ad un sostegno delle imprese più piccole e per i paesi in via di sviluppo anche grazie la creazione ed il miglioramento dell’infrastruttura di base. Inoltre, grazie alla ricerca scientifica e alla tecnologia, rinnovarsi e crescere in modo sostenibile è oggi una priorità.

Per discutere di questi temi, nella nona puntata di Unipr On Air il docente di Coordinamento di contesti educativi all’Università di Parma Paolo Calidoni ha intervistato Marino Golinelli, imprenditore e filantropo.

L’importanza della formazione concreta 

La vita del cavalier Golinelli si può riassumere in quattro date chiave: 1948, 1988, 2015 e 2065. 

La prima data segna l’apertura del suo primo laboratorio, dove, appena laureato, inizia una produzione indipendente di farmaci: la Biochimici AL.F.A. Come ci ricorda il professore Calidoni, la sua situazione in quel momento è una situazione che risente moralmente ed economicamente del dopo guerra – una che ricorda per molti il mondo post-pandemia. Infatti, ad oggi, spesso si paragona la pandemia ad una guerra e la sfida allo sviluppo sostenibile alla sfida della ripresa dopo la guerra. Per Golinelli è naturale, e sottolinea come queste situazioni sono entrambe “fenomeni di cambiamenti dei paradigmi, della società, delle previsioni nel tempo di studiosi ed esperti”.

Secondo Golinelli, ciò che che ha fatto, che continua a fare e che farà la differenza in momenti difficili come questi sono le idee, l’impegno, e soprattutto l’aiuto offerto dalla formazione. Proprio per questo, l’investimento nella formazione previsto dal cluster 2065 è un programma vicino, datato appunto nei prossimi decenni e non nel prossimo secolo, ed infatti già è notevole l’impegno preso da questo settore nei confronti sia dei giovani sia dei professori e degli insegnanti. A questo tema il cavaliere ci tiene in particolare modo, tanto da pregare di riportare le sue idee sul tema: egli ritiene che l’Italia sia un paese che ha molto da offrire, soprattutto in fatto di idee, ma quello che manca, il vero problema, è proporre idee concrete. Tutte le grandi istituzioni negli ultimi cinquant’anni non hanno mai capito il valore del creare promesse concrete per i giovani, per il loro futuro, e si concentrano invece sulle idee. “Io credo che l’uomo sia creatore, non di chiacchiere, ma di fatti”, sostiene, “vi prego di scrivere quello che la formazione oggi fa e che farà, perché queste iniziative devono avere delle concretezze”.

La Fondazione Golinelli e lo spirito del “fare”

Quest’impegno nel fare, nel evitare di concentrarsi sulle parole bensì sulle azioni, è condiviso non solo del Cavaliere stesso, dei suoi colleghi e dei suoi amici, ma anche dalla sua fondazione. La Fondazione Golinelli nasce nel 1988, la seconda grande data importante nella sua vita, e porta già nel nome lo spirito del suo fondatore. Infatti, la fondazione è nota anche come opificio, e lo stesso professore Calidoni fa notare come questo nome richiami proprio l’immagine della bottega rinascimentale, concentrata sull’azione. Gli incontri e programmi che questa fondazione rende possibile sono numerosi e di alto livello, in quanto essa nasce proprio per raccogliere iniziative economiche o culturali: tra queste il Cavaliere ricorda il progetto Utopia, il cui obiettivo è quello di favorire gli investimenti nei progetti di ricerca ad alto tasso di crescita in ambito medico-scientifico. Anche in questo caso, il nome è particolarmente significativo, in quanto va oltre la semplice visione. “Filosoficamente parlando si tratta di un oggetto lontano che però l’uomo sa che può raggiungere, e si mette quindi di fronte al problema per realizzarlo – l‘utopia è nel nostro spirito di uomini creatori,” afferma il dottore Golinelli, facendo presente come nel termine creatore sia presente sia il fare per sé, per la propria realtà, sia per gli altri. “Bisogna dare ai giovani il desiderio di avere un sogno”, sostiene, sottolineando come questo non si possa fare senza la creazione di fatti, senza l’assicurazione che le parole, le idee, si trasformino in qualcosa di più concreto.

Il futuro dell’apprendimento

Il professor Calidoni porta l’attenzione su quel pensiero secondo il quale nel futuro l’apprendimento non sarà più un patrimonio e una realtà esclusiva delle scuole delle università, piuttosto un sapere sempre più diffuso, che permetterà di poter imparare in tanti luoghi e grazie al contributo di tanti soggetti. Per arrivare a questo obiettivo è stato fondamentale l’aiuto di Internet, che ha facilitato la condivisione di idee e conoscenze, ma c’è bisogno di istituzioni più solide della rete che tutelino queste condivisioni: il ruolo di quelle tradizionali, come le università, e quelle più nuove, come la Fondazione Golinelli, e quindi anche quello di occuparsi della cultura dei giovani e di tutelarla in qualche modo. A questo proposito, il dottore interviene in maniera piuttosto decisa: nell’ottica del suo impegno verso il fare, egli ritiene prioritario creare centri di formazione e comunicazione che permettano di trovare un linguaggio universale per scambiarsi le notizie. Però, per fare ciò, bisogna assolutamente superare le sclerosi di certe modalità di lavoro e di studio, presenti al giorno d’oggi in diverse istituzioni, tra cui le università. Essa infatti, per storia e tradizione venivano considerate quasi estranee rispetto al mondo in cui si trovavano – basti pensare alle loro collocazioni, che nel Medioevo erano castelli o di isole. Per questo il dottore invita al cambiamento: “E’ necessario trasformarsi in modo profondo per reggere le sfide della contemporaneità e del futuro, non pensarsi un’isola od un castello, isolati”. 

Proprio con la sua fondazione, il dottore vuole fare una nuova scuola, diversa da quella di una volta, vuole proporre un nuovo modello, che badi di più al lato creatore dell’uomo e al futuro dei giovani. C’è bisogno di spirito di cambiamento, di incontro, di utopia come quel qualcosa che ci attrae e richiama i nostri sogni. I ragazzi oggi hanno questo spirito, ed è il dovere delle istituzioni mettere da parte le loro sclerosi ed aiutarli in maniera concreta. E se il Cavaliere può sembrare tragico a qualcuno, è voluto: è il suo modo di invitare a mettere da parte le parole. Come afferma, “c’è bisogno che le istituzioni abbiano il coraggio di agire”.

di Teresa Tonini

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