Elegia Americana: una storia di redenzione

Emozionanti vicende famigliari del nuovo film di Ron Howard che ha diviso pubblico e critica

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Tratto dall’omonimo libro di memorie autobiografiche di J.D. Vance del 2016, Elegia Americana (Hillbilly Elegy in originale) è l’ultimo film del regista premio Oscar Ron Howard. La pellicola è sceneggiata da Vanessa Taylor (nominata agli Oscar nel 2018 per La forma dell’acqua) e prodotta da Brian Grazer (premio Oscar nel 2002 per A Beautiful Mind). La colonna sonora è poi firmata da Hans Zimmer (altro vincitore del famoso riconoscimento nel 1995 per Il Re Leone) e David Fleming. Il film vanta nel cast due celebri attrici come Glenn Close e Amy Adams, che invece hanno entrambe sempre solo sfiorato l’ambita statuetta. Distribuito globalmente su Netflix il 24 novembre 2020, il pubblico lo ha molto apprezzato fin da subito, ma non è stato lo stesso per la critica, che ha stroncato il film.

Una famiglia complessa

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La storia è quella di J.D. Vance (interpretato da Gabriel Basso), un ex marine e brillante studente di legge all’università statunitense di Yale. Il protagonista sembra avere una vita perfetta. Ha una relazione sentimentale con Usha (Freida Pinto) ed è sul punto di ottenere il lavoro dei suoi sogni, ma improvvisamente deve ritornare a casa, in Ohio. Il motivo è dato dalla madre Bev (Amy Adams), infermiera tossicodipendente che ha avuto una ricaduta: overdose di eroina. La donna però è sola e non ha l’assistenza sanitaria, quindi J.D. deve trovarle una sistemazione prima di ritornare al suo ambito colloquio di lavoro. Il rientro nei luoghi d’origine porta J.D. a ricordare la sua infanzia e la sua famiglia, che è originaria del Kentucky. Bev non ha mai veramente seguito a dovere J.D. e la sorella Lindsay (Haley Bennett): erano frequenti infatti le crisi depressive e gli attacchi d’ira. Nonostante questo J.D. ha sempre potuto contare sulla madre di Bev, Mamaw (Glenn Close). Quest’ultima è una nonna anticonvenzionale, che però si prende cura del nipote e lo incoraggia a dare sempre il meglio di sé. Donna sbrigativa e dai modi bruschi, Mamaw è l’unica a far capire al protagonista che può realizzare tutti i suoi sogni se veramente si impegna. Grazie a lei, il protagonista comincia a lavorare duramente: prende buoni voti a scuola e trova un impiego per mantenersi durante gli studi.

Il sogno americano

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Elegia Americana racconta dunque il sogno americano e il mito del “self-made man, ovvero quello dell’individuo che riesce a ottenere successo grazie al duro lavoro. Queste sono tematiche molto care alla società statunitense, derivanti dall’etica calvinista e dal darwinismo sociale di Herbert Spencer. J.D. infatti arriva a Yale ma, diversamente dai suoi colleghi, proviene da una realtà molto difficile: quella delle aree rurali americane, dove la classe operaia necessita di sussidi per via di povertà e disoccupazione. È la storia di tanti centri urbani nati intorno alle acciaierie, ma ormai in decadenza. La parola “hillbilly”, del titolo originale, in americano è un termine dispregiativo, che fa riferimento proprio alle persone che vivono nelle aree montuose degli USA, viste come arretrate e violente.

Fra critiche e apprezzamenti

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Ciò che non è piaciuto alla critica è proprio la rappresentazione nel film delle persone più povere, poiché è stata vista come stereotipata. Inoltre, il regista è stato accusato di aver mantenuto un tono paternalistico e di aver realizzato un film appositamente per vincere qualche premio Oscar (in inglese “Oscar-bait” che letteralmente significa “esca per Oscar“). Due candidature effettivamente il film se l’è aggiudicate: miglior trucco e acconciatura e miglior attrice non protagonista per la performance di Glenn Close, che ha raggiunto la sua ottava nomination, ma rimane ancora senza alcuna vittoria. Molto lodata è stata anche la performance dell’attrice Amy Adams. Nonostante tutto, la regia di Howard è efficace e riempie ogni scena di empatia. Dopo film come Apollo 13 (1995), Cinderella Man (2005) e Rush (2013), egli ritorna ancora una volta con questa pellicola a narrare una storia emozionante e realmente accaduta.

di Lorena Polizzotto

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