Sergio Mattarella, un presidente “social”

Sono passati sei anni dall'elezione di Sergio Mattarella: ripercorriamo insieme alcune tappe al Quirinale di un presidente pop

 

Era il 31 gennaio 2015, quando su iniziativa del presidente del consiglio Matteo Renzi, Sergio Mattarella veniva eletto presidente della Repubblica, con 665 voti. In questi cinque anni, l’inquilino del Quirinale è diventato un vero e proprio punto di riferimento per l’Italia, garante delle istituzioni e figura chiave nella gestione dei numerosi eventi e delle problematiche che si sono succedute: dalla formazione del governo M5s-Lega fino all’esecutivo ‘giallo-rosso’, passando per una pandemia mondiale fino ad arrivare al governo Draghi.

Il capo dello Stato si appresta adesso ad affrontare gli ultimi mesi di presidenza, ma per conoscere il suo successore dovremo almeno attendere agosto 2021, quando inizierà il “semestre bianco”, ovvero gli ultimi sei mesi di mandato del presidente della repubblica durante i quali Mattarella non può più sciogliere le Camere, in cui verosimilmente si comincerà a parlare in maniera più concreta di nomi.

Nato nel 1941 a Palermo, segue sin da giovane le orme del fratello maggiore Piersanti, uomo politico ed ex-Presidente della Regione Sicilia, assassinato dalla mafia nel 1980. Il percorso politico di Sergio Matterella ha origine all’interno del filone di impegno cattolico-sociale e riformatore. Eletto deputato per la Democrazia Cristiana nel 1983 nella circoscrizione della Sicilia occidentale, ha fatto parte della Camera dei Deputati sino al 2008. Ha fatto parte anche della Commissione Affari costituzionali, della Commissioni Affari esteri e del Comitato per la Legislazione, di cui è stato anche presidente.

Dal 1987 al 1989 è stato ministro dei rapporti con il Parlamento, essendo uno dei protagonisti della riforma sull’ordinamento della presidenza del Consiglio e sull’abolizione della ordinarietà del voto segreto in Parlamento. Ha poi riaperto anche la carica di ministro della Pubblica Istruzione, di vicepresidente del Consiglio dei Ministri e di ministro della Difesa (fino al 2001). In quegli anni presero forma la legge che ha abolito la leva militare obbligatoria e quella che ha reso l’Arma dei Carabinieri forza armata autonoma.

Oggi Mattarella è il primo Presidente della Repubblica proveniente dalla Corte costituzionale, essendone stato eletto giudice nel 2011. In aggiunta, è il primo siciliano a ricoprire tale carica.

Quando prese le redini della Repubblica, l’Itala attraversava una situazione politica abbastanza delicata. Mattarella si ritrovò ad accettare, nel giro di pochi mesi, le dimissioni di Matteo Renzi dopo il referendum costituzionale del 2016, conferendo poi l’incarico di presidente del Consiglio a Paolo Gentiloni, prima di sciogliere le camere alla scadenza naturale, nel dicembre 2017, in vista delle nuove elezioni del 4 marzo 2018.

Diritto, volto e Costituzione erano state le parole più ricorrenti nel suo discorso di insediamento. Concetti che sono poi diventati, di fatto, i cardini del suo operato. Inizialmente l’inquilino del Quirinale aveva adottato un basso profilo, poco mediatico e molto istituzionale, auto-definendosi un ‘arbitro’ con un profilo poco interventista. Si potrebbe quasi parlare a posteriori di una falsa partenza, rispetto appunto a quello che è successo dopo, dove sue decisioni hanno sbloccato nodi potenzialmente disastrosi per il Paese.

Dopo un lungo travaglio e una sua paziente regia, dove è stata richiamata la Costituzione e garantita una stabilità istituzionale, il 31 maggio 2018 ha incaricato Giuseppe Conte di guidare il governo sostenuto dal ‘contratto’ tra Lega e M5s. A distanza di oltre un anno, il 29 agosto 2019 aveva nominato nuovamente Conte premier, ma con una squadra diversa: M5s, Pd e Leu. Nel mentre, infatti, c’era stata la crisi estiva del governo gialloverde, scatenata dal leader della Lega Matteo Salvini che aveva portato alla rottura della precedente maggioranza.

Messe da parte le crisi politiche, affrontate anche ultimamente con la nascita del governo Draghi, la gestione Mattarella ha dovuto affrontare una problematica molto più difficile: il coronavirus. Durante l’emergenza sanitaria il Presidente ha lavorato per mantenere un’ Italia caratterizzata da spirito democratico, unità e coesione, ma non solo.

Mattarella si è rivelato un presidente a passo coi tempi, sorprendendo tutti dal punto di vista comunicativo. E’ stato il primo ad arrivare sul mondo dei social network, creando una relazione quasi diretta con i giovani follower che spesso, oltre a interagire con i suoi canali, lo hanno elevato a “salvatore della patria” attraverso pagine goliardiche come “le bimbe di Mattarella”.

Non saranno facilmente dimenticabili il siparietto fuorionda sui suoi capelli con il suo collaboratore, durante il periodo Covid o il breve scambio di battute con Geppi Cucciari in occasione di una cerimonia per la Giornata Mondiale del Volontariato. Piccoli sprazzi del lato umano del presidente capaci di regalare un sorriso in momenti difficili per gli italiani come quelli dello scorso anno.

Se l’attività prettamente divulgativa era già stata implementata dal predecessore Giorgio Napolitano, Mattarella ha fatto un passo in più, utilizzando i social non solo come mezzo di comunicazione politica, ma anche come opportunità per far conoscere le sue passioni, in ambito sportivo e artistico.

Europeista convinto e sostenitore della comunità nel significato di identità nazionale, ma anche di inclusione, di lotta agli estremismi, all’odio e al razzismo. Non a caso il presidente ha nominato Liliana Segre senatrice a vita, riportandone a cinque il numero. La scelta di una donna, scampata ai campi di concentramento nazisti, testimone e  attiva divulgatrice dell’orrore nazista, è un chiaro segnale di un uomo che crede nel valore della memoria.

Ci possiamo aspettare un Mattarella bis?

Con una dichiarazione che lascia poco all’immaginazione, “Tra otto mesi il mio mandato di presidente termina. Io sono vecchio tra qualche mese potrò riposarmi”,  Sergio Mattarella ha spento le possibilità di un bis al Quirinale. Quindi chi sarà il nuovo Presidente della Repubblica eletto dal Parlamento in seduta comune il prossimo febbraio? Potrebbe essere una delle personalità europee come il commissario per gli affari economici Paolo Gentiloni o il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli. Oppure personalità interne come il ministro Dario Franceschini, Walter Veltroni, Francesco Rutelli, o addirittura l’ex premier Giuseppe Conte.

Sempre presenti altri nomi, altisonanti, autorevoli anche se dai precedenti burrascosi nella corsa al Quirinale, come Romano Prodi, Giuliano Amato, e i giuristi Sabino Cassese e Gustavo Zagrebelsky. A uno schema con il centrodestra più il Pd lavora invece Italia Viva, partito affossato dai sondaggi, ma artefice della crisi che ha portato a Palazzo Chigi Mario Draghi. Il nome giusto potrebbe essere in quel caso quello di Pierferdinando Casini, ex presidente della Camera.

Potrebbe essere anche il momento buono per la prima donna Presidente della Repubblica. Un profilo che rappresenterebbe una sintesi efficace tra il Colle e il Parlamento potrebbe essere la ex presidente della Consulta e attuale ministra della Giustizia Marta Cartabia. Una pista calda che consentirebbe a Draghi di restare a Palazzo Chigi. Altre piste, più fredde, quelle che portano alle ex ministre Emma Bonino e Paola Severino.

Riuscirà però il successore a replicare e ampliare il successo mediato del Presidente della Repubblica uscente? Il  tempo ce lo dirà, ma resta innegabile che Sergio Mattarella è stato uno dei presidenti più “pop” degli ultimi anni, secondo solamente dall’indimenticabile Sandro Pertini.

 

di Matteo Guerra

 

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