Verde, cultura, turismo e sostenibilità: dialoghi durante Italia smART Community a Parma

Il summit 2021 organizzato da Pentapolis ed Eco in Città porta esperti e professionisti del settore a confronto per un territorio più attrattivo e green

Si è parlato di verde e di cultura durante la terza edizione di Italia smART Community, tenutosi a Parma il 5 e il 6 luglio presso l’Auditorium Carlo Mattioli di Palazzo del Governatore e promosso da Pentapolis ed Eco in Città.

Nell’incontro della seconda mattinata, “Beni culturali tra innovazione, istruzione e turismo”, dopo i saluti istituzionali del presidente della Provincia di Parma Diego Rossi, ci si è focalizzati su come il turismo e l’innovazione dei servizi culturali per i cittadini contribuiscono a migliorare il vantaggio competitivo di una città.

“Ma le provincie ci sono ancora? A cosa servono?”. Il presidente Rossi descrive l’utilità di “un Governo intermedio a livello regionale di coordinamento per creare una casa di comuni, un ente a supporto della nostra provincia”.

Un dato importante è che il 50% della popolazione parmigiana vive Parma città. Rossi conclude che “bisogna irradiarsi al territorio, migliorare la mobilità e con l’evoluzione digitale il tema della connessione sarà un tema fisico, un focus che si occupa di urbanistica in maniera attiva con sussidiarietà del comune capoluogo”.

Il turismo parte dall’offerta culturale

Il Direttore ENIT Giovanni Bastianelli, illustra cosa spinge il turista non italiano a visitare il nostro Paese: “La motivazione del turista, anche quello non europeo, c’è perché sono diffusi i momenti culturali di promozione”. Bastianelli mostra però una criticità: “Il problema del trasporto aereo è tutt’ora evidente e ci vuole tempo perché si possa ritornare a livelli del 2019. Fino al 2024 non si tornerà ai flussi di alto raggio, e le prenotazioni aeree danno un calo rispetto all’anno scorso (l’unica eccezione è la Grecia, anche se i numeri sono piccoli)”.

“Il turismo può essere sostenibile? – si domanda Bastianelli – L’obiettivo è percorribile dai centri piccoli e dai centri grandi? A scegliere sono sempre i turisti, e il turismo è importante. Senza i flussi le città perdono dal punto di vista economico. Serve una gestione e una organizzazione del territorio. Se non ci tengono gli abitanti alla loro città, perché altri dovrebbero arrivare a visitare il loro territorio? Il turismo si gioca sulla sostenibilità e sui returners, ovvero chi ritorna in un posto”.

Vincenzo Santoro, direttore su Cultura e Turismo di ANCI, chiarisce tuttavia che il primo obiettivo dei Comuni deve essere quello di  “lavorare per una corretta fruizione dei beni e per la sostenibilità, ma prima per la sua comunità.” Santoro spiega che “i comuni hanno la responsabilità delle biblioteche, che durante la pandemia hanno lavorato per fare entrare nelle case la cultura. Devono coinvolgere il territorio in una logica di sinergia territoriale come chiavi per valorizzare correttamente la cultura”. Santoro trova infine una soluzione a questo problema dicendo che “bisogna aumentare l’associazionismo, fornire esperienze e partecipazione alla custodia e alla tutela. Il tema del mecenatismo per la cura e le attività dei musei e dei Comuni”.

Promozione tra pubblico e privato

Antonio Tarasco, della Direzione generale del Ministero della Cultura, racconta come Parma abbia “lavorato per il dossier con pubblico e privato. La gestione del patrimonio culturale è a traino della Pubblica Amministrazione e i privati invece sono considerati una mucca da mungere, non sono visti come portatori di idee, culture, valori; anche se tutto è nato, si è tramandato e si è formato grazie ai privati”.

Il meccanismo dei progetti culturali, che avvantaggia le amministrazioni comunali, va migliorato. Un esempio per Tarasco è che “i privati dovrebbero avere il piacere di donare attraverso un progetto comune, non di natura fiscale, ma di natura emozionale e coesa, con spirito di servizio”. Tarasco ricorda anche lo strumento del 4 comma e 5 comma dell’articolo 112 relativo ai beni culturali, descrivendo le fondazioni e i soggetti pubblici. “L’integrazione è fondamentale e il problema non si risolve con una norma giuridica in modo da comunicare ogni ente con l’altro per concentrare la propria offerta per il turista. Non si può offrire tre modalità differenti”.

L’integrazione tra il pubblico e il privato dei servizi culturali è importante per non creare gli stessi servizi. Tarasco, dopo aver sfatato il luogo comune attuale per cui il patrimonio comunale sembra sottoutilizzato perché sono poche le grandi città, mentre in realtà i problemi sono legati alla mancanza di comunicazione, di trasporto, di connessione attraverso percorsi nuovi, conclude con due domande – risposta: “Chiedere ai cittadini cosa vogliono fare dei beni culturali? “ e “Chissà se la pandemia non ci abbia aiutato ad amare il proprio paese e a sentirci molto più italiani?”.

Esempi di sostenibilità turistica

Massimo Scalia, nella presidenza della Commissione Nazionale UNESCO Italia, descrive il Duomo di Monreale come “esempio di sostenibilità, coesione sociale, a Palermo; in cui la gente si ferma e chiacchiera“, concludendo che “servono dei finanziamenti per un’esperienza sostenibile e inclusiva, che diano alla città spazi di cultura e di vita e che non richiedeno l’apporto pubblico e privato, ma che richiedano una partecipazione di tutti i cittadini”.

Scalia dà quindi una soluzione per provare a lavorare in rete e valorizzare la cultura: “Bisogna mettere insieme in modo integrato, e a prescindere dall’appartenenza, i beni privati e le istituzioni pubbliche: la strategia di valorizzazione obbliga a mettere insieme le filiere”. Per aumentare il coinvolgimento bisogna creare strategie diverse in relazione al territorio. Scalia fornisce un esempio: “Una card per visitare tutta la città aumenta e migliora la strategia”.

Verde e trasporti per una città più attrattiva

Durante la sessione pomeridiana, aperta dall’Assessora alla Sostenibilità Ambientale del Comune di Parma Tiziana Benassi, il verde è stato il tema principale.

La Benassi descrive Parma come “una città viva, vivace, creativa che fa sinergia”, spiegando che “ci è giunto un importante riconoscimentodall’assemblea di ANCI, si tratta del primo posto ‘urban an words’ per una città sostenibile. Come premio simbolico, 30 biciclette date a tutti gli stakeholder alla città”.

La Benassi continua spiegando che “è importante investire e ricevere finanziamenti per fare capire che il territorio è pronto: è importante fare capire che la differenza si fa quando c’è una sinergia, rete e una community che ha una visione del territorio. La crescita sostenibile trascina le attività commerciali, le associazioni, le scuole, il mondo aziendale, seguendo i principi dell’agenda 2030. Si parla della tecnologia e della sostenibilità: è infatti importante investire in ciclabilità e infrastrutture, utilizzare dei mezzi che incidono sul livello comportamentale delle persone e sui servizi”.

Un esempio sono gli incentivi per andare a lavorare in bicicletta che, come sostiene la Benassi, “devono essere servizi facili, comodi e veloci. Per questo a Parma abbiamo attivato un servizio preso attivo anche sulle altre linee autobus. Sulla linea 5 si può comprare il biglietto e validarlo direttamente sul bus con la carta di credito. Con questo meccanismo di pagamento, durante il post covid, è aumentata l’incidenza del 15%”.

Secondo l’assessora, con l’emergenza sanitaria “le persone hanno riscoperto gli elementi importanti da ricercare: presenza, fisicità, parchi, quartieri, negozi. In tutto bisogna trovare l’equilibrio. La tecnologia accelera e questo processo ha inciso in tutti i settori, anche quello culturale. Con la Parma card mobilità, turismo, cultura e food sono a prezzi più bassi e trascinano qui tutto il mondo”. La Benassi conclude dicendo che “l’agenda 2030 ci insegna che il mondo è trasversale” e che bisogna accelerare a creare nuovi percorsi, per valorizzare i beni culturali.

Il relatore Samir De Chadarevian mette all’interno del dialogo il verde e la sistematicità al centro. “Come il cubo di Rubik – dice De Chadarevian – la sistematicità si ottiene muovendo, nonostante ci siano fenomeni a sé stanti, necessità e vantaggi di una visione, comprensione e azione sistemica, biodiversa e dinamica. L’arte, la cultura e la creatività, bellezza italiana devono essere insieme all’unicità e alla biodiversità territoriali. Con i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 è possibile abbracciare la complessità in un percorso interdisciplinare, di ricomposizione di una specializzazione e frammentazione esasperata”. De Chadarevian spiega che “con l’evoluzione delle organizzazioni pubbliche e private, il percorso parte dai valori e dagli obiettivi per una visione sistemica”.

Secondo il relatore “senza riconoscere le biodiversità non si riesce a creare uno sviluppo sostenibile. Il nostro sviluppo industriale è basato sulla standardizzazione, sulla produzione di massa e l’iper- concentrazione che sono l’esatto opposto della biodiversità e dell’economia iper-circolare. L’arte è una componente fondamentale nello sviluppo dell’iper-circolarità e dell’innovazione”.

De Chadarevian descrive poi un esempio virtuoso sul terriotiro, si tratta di Appennino Hub, “un progetto importante in cui ci sono 120 piccole realtà in una rete a geometria e competenze variabili, in un percorso di sviluppo sostenibile”.

Infine, per migliorare è necessario “stimolare e attivare sviluppi sostenibili ed economie abitanti nelle aree interne, nei piccoli comuni e nei borghi” dice De Chadarevian, prima di passare la parola a due ospiti, che con le loro idee e i loro progetti, rappresentano l’innovazione green.

Sergio Malcevschi, Coordinatore C.A.T.A.P. (Coordinamento Associazioni tecnico-scientifiche dell’Ambiente e del Paesaggio), spiega come “con il verde si intenda il verde collettivo, normativo e amministrativo, che coincide con il verde pubblico, parchi urbani ed alberi. L’albero è il simbolo della ricostruzione.” Malcevschi illustra interessanti progetti a tema green: a Milano c’è il progetto “Forestami”, a Roma ci sono delle proposte per piantare circa diecimila alberi. “Se non si opera con sistemi ed ecosistemi di elementi anziché con singoli elementi, passa troppo tempo”.

Ludovico Pensato racconta poi l’esperienza di Ca’Inua, una ex azienda agricola vicino a Marzabotto, trasformata in un progetto in cui l’arte incontra il cittadino chiarendo che “non è possibile in natura prendere in considerazione un elemento al quale ruota tutto il resto. A volte non ci si rende conto di fare parte di un ecosistema. La visione artistica ci ha permesso di fare l’agricoltura rigenerativa che va oltre il biologico, verso la coltivazione del suolo in un sistema dinamico.” Pensato descrive Ca’Inua come un luogo silvoagropastorale, in cui le piante, gli animali, i funghi, i batteri, collaborano alla rigenerazione del suolo. Per Pensato significa osservare l’ecosistema nella vita quotidiana e capire come ragiona la natura: nella crescita sostenibile prevale l’armonia e l’equilibrio. La fattoria è la casa in una nuova struttura dove 24 ore su 24 vive la famiglia.

Pensato sostiene infine che “l’arte e la cultura coinvolgono la comunità in questa trasformazione. Con l’arte relazionale e la partecipazione si crea connessione con la terra e l’ambiente. Attraverso le attività di riconnessione – rurali, agricole e comunitarie – si è in ascolto con la natura e noi stessi. Ca’Inua è quindi una forma di arte aperta al dialogo”.

di Jacopo Agnesini 

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