Opera: la mostra che porta in scena sé stessa per Parma 2020+21

Un viaggio nella storia dell'opera teatrale tra vestiti, manifesti, rituali e riflessioni. Un'arte che viene spesso trascurata ma che non muore mai e si rinnova continuamente

Tra le mura di Palazzo del Governatore, nel contesto di Parma Capitale Italiana della Cultura 2021, va in scena l’Opera stessa, attraverso l’omonima mostra intitolata Opera: il palcoscenico della società.

Prodotta dal Comune di Parma, realizzata dalla Casa della Musica in collaborazione con la Fondazione del Teatro Regio, Opera, inaugurata sabato 18 settembre 2021, invita i suoi spettatori ad addentrarsi nella propria storia attraverso l’esposizione di quadri, costumi, documenti d’archivio e materiali di testimonianza. Ad inaugurarla erano presenti – oltre ai curatori Gloria Bianchino, storica dell’arte e lo studioso verdiano Giuseppe Martini – il sindaco Federico Pizzarotti e l’assessore alla Cultura Michele Guerra. A nome di tutti, l’assessore Guerra si dice emozionato e felice di tornare a vedere così tante persone vicine ai progetti culturali dopo il difficile periodo pandemico, che ho tolo molte occasioni ma accresce la voglia di ripartire.

Come spiega l’assessore Guerra, “il progetto è stato pensato nel 2017, è uno dei grandi progetti di mostra del dossier di Parma Capitale Italiana della Cultura e arriva a destinazione non indebolito ma arricchito di idee, di pensieri, di tenacia e collegata ad un’idea interdisciplinare: il tema dell’opera della cultura italiana del XIX secolo è un problema che si può affrontare solo attraverso un percorso trasversale di conoscenze musicologiche, storico-artistiche, sociali, che studiano il cambiamento di un Paese testimoniato dall’opera stessa”.

Non a caso, infatti, è proprio questa trasformazione che mostra come il teatro unisca gli strati più elevati della popolazione a quelli più proletari, influenzando quindi la percezione dell’identità italiana anche nel corso del XX secolo. Per rispettare questo carattere, la mostra si apre sia a coloro che sono conoscitori esperti del mondo dell’opera e possono apprezzare l’esposizione da un punto di vista più tecnico e specifico, sia ad un pubblico generalista a cui viene offerto un percorso espositivo ricco di spunti interpretativi. L’assessore Guerra conclude l’introduzione con un ringraziamento non solo ai curatori ma anche a tutti coloro che hanno collaborato ad una realizzazione così complessa, venuta alla luce – come dice Guerra stesso – grazie al “genio parmigiano di persone della nostra città che lavorano in questi ambito e si sono messe a disposizione”. A tal proposito, la curatrice Gloria Bianchino si emoziona nel riportare al pubblico la generosità con cui gli 86 prestatori hanno appunto prestato i pezzi che costituiscono la mostra: “A loro va la nostra gratitudine perchè non è stato facile.”

Pubblico e convivialità

“Uno spettatore d’opera non è mai semplice, perchè egli, più che in qualsiasi altra forma di spettacolo, partecipa attivamente, non esiste solo il palcoscenico, c’è un altro mondo che interagisce con l’opera. I teatri sono fatti a ferro di cavallo proprio perchè permettevano alle persone di vedere e farsi vedere; è un grande salotto e i palchi sono i piccoli appartamenti da cui tutti si affacciano o in cui si possono nascondere. Questa mostra parla proprio di questo”. Così esordisce il curatore Giuseppe Martini, studioso della figura di Verdi.

Uno dei punti focali di Opera è proprio studiare il rapporto tra l’ambiente del teatro e il pubblico, e l’influenza che questo rapporto ha avuto sulla storia dell’opera. Proprio nelle prime sale si può infatti apprezzare un excursus cronologico dalle origini secentesche dell’opera approfondendo figure, metodi e mezzi che hanno caratterizzato la vita di quest’arte. Vengono presentati anche aspetti come gli effetti sensuali della vocalità e la nascita del divismo operistico.

L’esposizione prosegue con una riflessione sull’uso di vivere il teatro come luogo di socialità e convivialità, dove si può mangiare, chiacchierare e sì, talvolta anche prestare ascolto agli attori, con i quali si interagiva piuttosto attivamente.  “Il teatro è vedere e farsi vedere. All’interno della mostra si possono infatti osservare gli abiti alla moda che indossavano le signore della buona società per andare a vedere gli spettacoli”, approfondisce la Bianchino. Si possono poi ammirare, ovviamente, i vestiti indossati dalle grandi cantanti appartenenti alla linea Cavallieri.

E’ incredibile quindi constatare come questa sia stata l’origine di un ambiente che invece oggi viene vissuto quasi come luogo di culto, a cui si accede e si assiste in religioso silenzio. Da qui è immediato il collegamento al passaggio dall’opera a corte all’opera a teatro, dove non tutti, ma molti, possono permettersi di recarsi, fino all’arrivo dei primi politeama e teatri comunali, dove il teatro diventa davvero per tutti.

Il percorso espositivo riporta anche i rituali nelle osterie, raccontati attraverso una serie di video: “Cantare in osteria era un momento importante perchè è vero che l’opera nasce per i colti, ma il rapporto con il popolo è indiscutibilmente importante. Il popolo si è appropriato di una serie di elementi legati all’opera” continua la Bianchino.

L’opera oltre il palco

Se andare a teatro vuol dire socialità, ciò implica anche uno sguardo sul rapporto con la politica: ha infastidito il regime nazista ad esempio, che ha piegato la sua natura ad arma di propaganda e indottrinamento del popolo; lasciato invece più indifferenti altri, come il fascismo, più preoccupato di monopolizzare il settore cinema. Per non parlare della sua funzione ironica e diffamante nei confronti dell’attualità.

Anche l’aspetto della comunicazione occupa un posto di rilievo nella mostra, che espone manifesti di presentazione degli spettacoli. “Essi vanno da quelli iniziali legati alla grafica di Bodoni, fino alle opere di Boccasile raccontando non solo la pubblicità dell’opera, ma anche quello che era stato un momento importante per la società perchè cambia il modo di rappresentare” prosegue la Bianchino.

Tra i manifesti ritroviamo alcuni legati allo stile Liberty di inizio ‘900 che dialogano con la cultura del design introdotta invece dalla presenza delle prime radio che aprono sia ad una riflessione sull’evoluzione della tecnologia che del design stesso.

Dal punto di vista espositivo, Opera si sviluppa su due piani: al primo piano sono rappresentati nelle sale i temi della sua nascita e storia, poi del rapporto con la politica. Al secondo piano invece si colloca l’aspetto sociale, del costume e della comunicazione. I critici portano all’attenzione la disposizione della stanza che introduce a tutto il percorso espositivo. I vespri siciliani di Hayez, che instaurano un forte legame con l’opera verdiana, sono sovrastati da tre frasi significative scelte per raccontare tra aspetti dell’opera e del teatro: la prima è dello scrittore Stefano Arteaga, che cita nel 1785 l’immancabile presenza, quasi necessaria, di un teatro all’interno di un ambiente sociale; la seconda proviene da una discussione nella Camera dei Deputati a Firenze nel 1867 relativa alla problematica economica che affligge il Paese e sulle spese di mantenimento di teatri e spettacoli; infine, la terza citazione è di Giuseppe Verdi, che presenta il punto di vista di chi vive il teatro e vive per il teatro e accusa lo Stato di lasciar morire quest’arte.

Ed è proprio da queste tre citazioni che il pubblico di una mostra come Opera deve partire per affrontare l’esposizione: deve essere consapevole della presenza di quest’arte, che non muore mai. Viene conservata e si reinventa proprio perchè è una forma d’arte; che deve essere affrontata non solo dal punto di vista artistico, ma anche economico e politico facendo parte della società. Un’arte che deve essere tutelata perchè, come scrisse Verdi in una lettera a Giuseppe Piroli nel 1872, “abbandonare le Arti in Italia, è come oscurare il Sole!”.

La mostra sarà visitabile fino al 13 gennaio 2022. Orari: dal mercoledì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18; sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 19. Visite guidate su prenotazione per gruppi di massimo 20 persone.

Biglietti disponibili su https://www.ticketlandia.com/m/event/opera (intero 6 € – ridotto 4 € o 2 €). Biglietteria mostra: 0521.218035 (numero attivo dal 18 settembre 2021). Per info mostra e biglietti: opera@comune.parma.it – Casa della Musica 0521.031170

di Camilla Ardissone

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*