Piazzolla – La rivoluzione del tango

Un documentario sul grande musicista e compositore argentino, proiettato in occasione del Festival del cinema spagnolo e latinoamericano.

Locandina ufficiale dell’evento

Il mondo spagnolo, con tutta la sua vivacità ed esuberanza, è sbarcato a Parma grazie alla 14° edizione del Festival del cinema spagnolo e latinoamericano, che si è tenuto al Cinema Astra dal 17 al 21 ottobre. Film e documentari si sono alternati in sala, dando la possibilità allo spettatore di potersi immergere nella realtà spagnola e latinoamericana, scoprendone ed assaporandone i colori, le storie, i drammi e soprattutto le musiche.

Ad aprire le danze del circuito di proiezioni è stato Piazzolla – La rivoluzione del tango, un documentario sulla figura di uno dei musicisti e compositori più importanti del XX secolo: Astor Piazzolla, colui che ha trasformato l’anima del tango.

Alla scoperta del creatore del nuevo tango

Astor Piazzolla, Wikipedia commons

Prima di parlare del documentario di Daniel Rosenfeld, è doveroso presentare la figura e la vita del suo talentuoso protagonista.

Astor Piazzolla nacque l’11 marzo 1921 nella città argentina di Mar del Plata, da genitori di origini italiane e, a soli otto anni, incontrò lo strumento che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita: il bandoneón. Iniziò a studiare questo particolare tipo di fisarmonica e a dedicarsi a essa da autodidatta, seguendo le istruzioni del padre, grande amante della musica. Trascorse la gioventù tra la sua città natale e New York e qui, negli anni ’30, conobbe Carlos Gardel, all’epoca famoso cantante e attore. Mentre all’inizio Astor era affascinato da tutta la musica, fu solo negli anni ’40 che si appassionò definitivamente al tango, pur non amandone la forma classica. Fin dal primo incontro con esso, infatti, si dedicò alla creazione di una versione propria, personale, pertanto rivoluzionaria, ma che allo stesso tempo rispecchiasse il carattere esuberante e vivace della realtà argentina e latinoamericana.

Tra gli anni ’40 e ’50 iniziò a farsi un nome, fondando un’orchestra (Orquestra Tipica de Astor Piazzolla) e dedicandosi alla musica alta (in particolare creando colonne sonore per film), di conseguenza, abbandonando il bandoneón. Nel 1953 vinse il premio Sevitzky, che gli permise di studiare per un anno a Parigi, dove ebbe modo di riallacciare i rapporti con il tango. Nel 1955 fondò a Buenos Aires il gruppo Octeto Buenos Aires, dedicandosi anima e corpo all’ideazione e produzione del cosiddetto nuevo tango, dal gusto rivoluzionario e più dinamico. Per questo nuovo modo di intendere e di comporre fu oggetto di accuse e, in particolare, quella di aver distrutto il genere del tango. Nonostante le malelingue, la sua musica riscosse grande successo, proprio grazie al suo ritmo incalzante e che coniugava anche elementi di jazz e di musica innovativa. Questo nuovo modo di concepire il tango gli comportò fama assoluta e gli permise di viaggiare in lungo e in largo in ogni angolo del pianeta, facendo innamorare il grande pubblico.

Morì il 4 luglio 1992, gravemente malato e a seguito di un ictus.

Tra squali e musica, un’appassionante storia vera al cinema

Poster ufficiale del film

Due sono gli elementi di fondamentale importanza per la narrazione e la conoscenza di questo grande autore e musicista: l’oceano, con le sue onde, la sua profondità e dolcezza si intreccia inesorabilmente alla potenza della musica, che scorre dentro le vene di Astor. Un mare di musica è quello che ha animato dall’inizio alla fine il genio rivoluzionario del musicista e compositore. La sua forza, così come la sua musica, sovrasta e domina incontrastata all’interno del film, restituendo un affresco intenso e bellissimo di ciò che Piazzolla ha rappresentato, non solo nella storia del tango, ma anche in quella del XX secolo; in questo modo anche lo spettatore ignaro riesce ad avvicinarsi a lui e a innamorarsi della sua musica, del suo ritmo e delle sue composizioni.

Il documentario colpisce per la profondità con cui tratta le difficoltà incontrate da Astor e la resilienza che lo caratterizza. Egli, infatti, nonostante le numerose critiche che dovette affrontare, non si fermò mai e il suo nuevo tango riuscì a imporsi a livello internazionale, creando una nuova tendenza e rivoluzionando, di conseguenza, il panorama musicale. E proprio la musica vive e risuona sullo schermo, riuscendo inoltre a bucare quest’ultimo e a  trascinare lo spettatore nelle sue trame, avvolgendolo col suo dolce e incalzante ritmo. È un documentario nuevo e travolgente, rivoluzionario come il suo protagonista, e al contempo intimo e familiare, grazie anche alle interviste al figlio Daniel. Insomma, è una pellicola da recuperare perché ammalia lo spettatore col suo ritmo argentino, avvicinandolo alla vivacità latinoamericana.

di Erika Lanthaler

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