Basta con la teoria: gli studenti vogliono fare pratica

È una verità universalmente riconosciuta che nelle università italiane ci sia da sempre una grande discrepanza fra insegnamento teorico e pratico. Al contrario di molte università estere, infatti, l’istruzione italiana non ha mai puntato su un apprendimento basato sul fare, bensì su una didattica di tipo ben più teorico.

Insomma, il learning by doing non è proprio cosa nostra!

Ci siamo, quindi, chiesti: questa discrepanza di cui spesso si parla è anche frutto di un’insufficiente divulgazione delle informazioni sulle attività extrascolastiche che potrebbero integrare lo studio teorico?

Concentrando la nostra indagine sull’Università di Parma, abbiamo creato un questionario in merito all’argomento, chiedendo a studenti iscritti a corsi di laurea diversi di compilarlo.

Quello che subito emerge è che tutti sono d’accordo su una cosa: l’università offre una buona preparazione a livello teorico e una scarsa preparazione pratica, tanto per quanto riguarda le facoltà umanistiche, quanto per le facoltà scientifiche.

In particolare, una delle domande che abbiamo sottoposto agli studenti è: “Credi che la preparazione del tuo corso ti prepari materialmente al mondo del lavoro?” Il 77,2% degli 80 studenti che hanno partecipato al sondaggio ha risposto negativamente.

Non solo: nonostante in molti siano d’accordo nel ritenere che il proprio corso di studi offra una buona offerta di laboratori, il 93,8% degli intervistati preferirebbe comunque aumentare le ore destinate alla pratica.

La didattica a distanza aumenta il divario fra teoria e pratica

“Molti potenziali laboratori, con l’emergenza coronavirus, sono stati ridotti a lezioni frontali” afferma Camilla Ardissone, rappresentante al terzo anno del corso di laurea di comunicazione e media contemporanei per le industrie creative. 

L’emergenza Covid ha sicuramente amplificato la percezione di una discrepanza già evidente. 

“Noi siamo portati a pensare che il laboratorio sia qualcosa in più, ottica sbagliatissima perché il laboratorio, insieme alla lezione frontale, è ciò che costituisce il corso – continua Camilla – Apriamo tantissimi libri ma noi un giorno lavoreremo tantissimo con le mani”.

Senza una base teorica, c’è da dire, è infatti molto difficile approcciare al mondo pratico.

“Il nostro corso di studi, in particolare, è molto recente e vive nella contemporaneità, quindi ha bisogno di essere continuamente rinnovato e modificato”, riferendosi al corso di studi di comunicazione.

“I corsi pratici ci sono. A mio avviso andrebbero rivisitati e rivalutati, nel senso che ne andrebbe sottolineata di più l’importanza, soprattutto nei confronti dei docenti che hanno un corso con laboratorio, se sfugge l’importanza di quest’ultimo, infatti, non passa nemmeno a noi. Deve essere un lavoro ideale di valorizzazione e concreto di organizzazione” termina Camilla.

È giusto riportare le opinioni degli studenti, è giusto che questi pensieri vengano ascoltati ed è giusto far notare eventuali carenze da parte dell’istruzione, perché solo così si ha la possibilità di cambiare le cose.

Ancora tanti gli studenti che non conoscono le attività extracurricolari

D’altro canto, è anche giusto riportare una possibile mancanza di informazione tra studenti, ignari – vuoi per insufficiente divulgazione, vuoi per disinteresse – dell’esistenza di molti corsi extracurricolari che l’Università mette a disposizione. 

Laboratori di giornalismo, videomaking, fotografia, coro, teatro e altro. Attività che il 36,3% degli intervistati dice di non conoscere, ma che possono rivelarsi molto utili per una futura carriera lavorativa, anche in base al tipo di percorso che si vuole intraprendere.

Di seguito si riporta una tabella informativa sulle attività che l’università mette a disposizione GRATUITAMENTE per gli studenti:

CUS PARMA: https://cusparma.it

CAPAS: https://www.capas.unipr.it

FORUM SOLIDARIETÀ: https://www.csvemilia.it

Di Francesca Consuma

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