Joe Goldberg is watching YOU

Penn Badgley e Vittoria Pedretti tornano su Netflix con la terza stagione di You: nuova vita e vecchie abitudini in California

Fotogramma della sigla

La terza stagione di You torna a inquietare Netflix: dal 15 ottobre sulla piattaforma i nuovi episodi della serie ideata da Greg Berlanti e Sera Gamble e basata sul romanzo You: A Novel di Caroline Kepnes. Prodotta negli Stati Uniti dal 2018, viene lanciata su Netflix a partire dalla seconda stagione – la prima era andata in onda sul canale americano Lifetime -, raggiungendo così il pubblico internazionale.

I protagonisti sono Joe Goldberg (Penn Badgley) e Love Quinn (Victoria Pedretti): due giovani innamorati dal passato difficile. Come accade anche nelle prime due stagioni, omicidi brutali e rivelazioni al limite del normale sono all’ordine del giorno, ma questa volta Joe deve fare i conti con una rivale agguerrita e preparata quanto lui (o quasi). Si tratta proprio della moglie Love, dalla quale ha avuto il figlio Henry che risveglierà in Joe sentimenti e pensieri che riteneva persi per sempre.

Questione di compromessi

© Netflix

La terza stagione si apre sullo scenario di Madre Linda, California: una ridente quanto falsa comunità, fatta di guru dello yoga ed esperte di fitness, che evitano i carboidrati come fossero ebola e amano raccontare le loro vite perfette sui social. I Goldberg appena arrivati nella nuova casa, cercano di instaurare rapporti con i vicini: risulta loro subito evidente la patina plastificata che ricopre quelle persone e le loro vite, ma vogliono mimetizzarsi il più possibile. In particolare Love cerca a tutti i costi di entrare nelle grazie di Sherry Conrad (Shalita Grant), l’ape regina di questo alveare che non lascia spazio a errori. Nel frattempo, il lupo Joe perde il pelo, ma non il vizio e adocchia l’affascinante e misteriosa vicina di casa Nathalie Engler (Michaela McManus).

Già da questo primo pseudo incontro tra Joe e Nathalie, si può intravedere uno dei temi che caratterizzano la terza stagione. Come i fan sanno, Joe tende a sviluppare un’ossessione nei confronti di giovani donne che, per qualche motivo, incrociano la sua strada e lo attraggono. Dopo la prima fase, generalmente caratterizzata dalla voce fuoricampo di Joe che sviscera complessi ragionamenti sulla sua preda, inizia quella del pedinamento e dell’osservazione a distanza: studia le abitudini, i luoghi frequentati, la quotidianità della giovane in questione e affianca alle ricerche sul campo indagini tramite social. Nella terza stagione, Joe non si sottrae a queste dinamiche ormai radicate nella sua personalità, ma si aggiunge il fattore della consapevolezza: sa benissimo a cosa può portare questo vizioso iter e, ora che ha una famiglia, si trova a dover affrontare le due dimensioni – quella di Joe Goldberg da una parte e quella di marito-padre dall’altra. La soluzione è palesemente sopprimere quella del predatore ma, in quanto tale, Joe non cerca una soluzione, bensì un compromesso.

© Netflix

Mentre egli è alle prese con questo difficile equilibrio, Love mostra l’altra faccia dell’ossessione, ovvero quella di coloro che non hanno ancora imparato a gestirla. Così, se Joe è un killer freddo e distaccato, quasi ascetico nel controllo delle sue azioni, Love è il perfetto contraltare: la furia omicida che lascia prendere il controllo all’istinto e compie azioni di cui si pente l’istante dopo. E questo per Joe è un grosso problema, poiché una personalità instabile, che deve occuparsi di una personalità fuori controllo, non può che dare come risultato un’unica mente malata.

Questo non significa che tra i personaggi non vi sia sincero affetto: sono commoventi i dialoghi in cui Joe e Love parlano l’una dell’altro. Essi vedono tutta la paura e lo sconforto che può provare una creatura costantemente ferita da un’esistenza troppo selvaggia, che l’ha trasformata in una belva e che finalmente, dopo anni, trova in qualcun altro uno specchio e non un muro di giudizi.

Le serie ai tempi del COVID-19

Un’altra tematica affrontata è quella del COVID-19: da un commento fatto da Love nel primo episodio, si capisce che i personaggi vivono in un momento post pandemico. Love fa riferimento al fatto che Sherry Conrad durante il lock-down ha dato un party con numerosi invitati – informazione che è diventata di dominio pubblico e che l’ha costretta a pubblicare sui social delle scuse per il suo comportamento. Niente che, fino a pochi mesi fa, non fosse all’ordine del giorno anche per noi.

Ancora più significativo è il modo in cui viene trattata la questione no-vax. Le circostanze vogliono che i protagonisti si trovino a discutere sulla vaccinazione: Love è sicura di essere stata vaccinata da bambina e la madre Dottie può confermare. Joe, invece, figlio di un passato difficile e oscuro trascorso in orfanotrofio, si trova in dubbio perché non possiede un attestato vaccinale. È molto toccante il fatto che Joe, tra flashback e presente, si aggrappi alla convinzione di essere stato vaccinato, perché è certo di avere avuto una brava madre che, a modo suo, si è presa cura di lui. La realtà però gli ricorda che è stato portato in un orfanotrofio e qui ha subito pesanti atti di bullismo. Se avesse davvero avuto una buona madre, non sarebbe mai finito in quel luogo e probabilmente ora avrebbe un attestato vaccinale, prova non solo della sua immunità alla malattia, ma anche del fatto che qualcuno nella sua infanzia si sia preso cura di lui.

© Netflix

A differenza di quanto i fatti vogliano farci credere fino all’ultimo, non è Joe il no-vax di turno: la serie vuole trasmettere un certo messaggio verso questa presa di posizione, e lo fa scatenando gli istinti omicidi dei Goldberg contro uno dei personaggi che si dichiara contro il vaccino.

 Quando Edipo prende il sopravvento

Come ormai è evidente, sia Joe che Love hanno entrambi una doppia personalità: da un lato genitori e coniugi, dall’altro assassini sempre pronti all’azione. I due vengono presentati come una squadra, in grado di cambiare pannolini e preparare il pranzo, così come di far sparire un cadavere. I personaggi stessi spesso si ripetono a vicenda di aver avuto molta fortuna a incontrarsi – poiché simili più di quanto lo siano a chiunque altro – e si capiscono come nessuno saprebbe fare. Incontro casuale? Può essere, ma si potrebbe anche intendere come una ricerca inconscia. 

Nel corso della serie, entrambi i personaggi sono portati a ragionare sul proprio passato, sui traumi che ha causato loro e che sono costretti a trascinarsi per tutta la vita. Entrambi hanno avuto un’infanzia difficile con genitori assenti, affetto non sano e modelli sbagliati.

Joe, come emerge chiaramente anche dalle stagioni precedenti, quando si ossessiona con una ragazza, la segue e la spia. Nella terza però capisce la radice alla base della dinamica che lo spinge a comportarsi così: Joe Goldberg è figlio di una relazione tossica con una madre che ha visto sottomessa e picchiata fin da quando era piccolo. Il padre di Joe appare nei flashback, come uomo violento e ubriaco, che si scaglia sulla moglie a anche sul figlio, il quale è costretto a guardare e a subire. Ecco allora che il piccolo Joe sviluppa verso la madre un sentimento di protezione molto forte, che lo porta a uccidere il padre e che proietta da adulto sulle donne di cui si innamora. Si tratta di uno schema ricorrente a cui si appella inconsciamente, ancora prima di conoscere la ragazza che lo attrae: il profilo è sempre quello di una sua coetanea, di bella presenza, indipendente e arguta, che si rivela poi sottomessa a qualche figura maschile che può essere il fidanzato, il padre o il marito. Questo diventa automaticamente l’antagonista di Joe e, in quanto tale, deve essere definitivamente eliminato dai giochi. Lo stesso accade anche con la sua preda: una volta catturata e attratta a sé, liberata da qualunque rivale, resta nelle mani di Joe, mai abituate a maneggiare cose belle, quindi la fa cadere e la rompe come una statuina di cristallo.

© Netflix

Love, che di amore ha solo il nome, ha a sua volta demoni contro cui lottare: appartenente a una famiglia ricca di Los Angeles, ha sempre potuto fare tutto, ma si trova senza l’unica cosa che un figlio vorrebbe, ovvero i suoi genitori. Troppo impegnati a farsi guerra legale, dimenticano completamente Love e il fratello Forty: lei riesce ad avviare un locale in città e a mantenere una vita all’apparenza stabile, lui si lascia andare a ogni inclinazione e capriccio e all’uso di sostanze stupefacenti. Love quindi è costretta a badare al fratello, assicurandosi che non metta in pericolo se stesso e chi gli sta intorno, ma spesso la loro relazione risulta essere più simile a quella di due amanti che di due fratelli. Quando alla fine della seconda stagione Love perde Forty, qualcosa si spezza in lei: la persona di cui si è presa cura per tutta la vita ora non c’è più e l’unica persona al mondo che può rispecchiarla è Joe, giovane problematico dall’infanzia traumatica. Ecco il nuovo Forty. D’altra parte, nella terza stagione Love stessa si racconta costantemente impaurita e in uno stato di difesa perpetuo, che la spinge al tutto per tutto per proteggere la sua famiglia, che ora è composta da Joe e Henry. E se il tutto per tutto per i Goldberg significa uccidere, è pronta anche a quello, perché ora sa di avere accanto qualcuno che agirebbe sempre come lei.

La serie si riconferma per la terza volta: occhi incollati allo schermo e orecchie ben tese per non perdersi neanche un dettaglio dei soliloqui con voce fuoricampo di Joe Goldberg. In questa stagione vediamo più che mai implicata la quotidianità: l’uso-abuso dei social, la falsità delle persone, la loro inaspettata bontà, l’incredibile complessità di persone come Joe e Love Goldberg, che con un sapiente lavoro a quattro mani hanno paradossalmente distrutto una famiglia e ricostruito una comunità.

di Camilla Ardissone

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