Rose prêt-à-porter: la movida da un altro punto di vista

STORIE DI DIFFIDENZA

11006010_730182920430593_1940724553_nIn sella alle loro biciclette o costretti a lunghissime camminate,  vanno in giro con un mazzo di rose per cercare di convincere fidanzati ed amici a un gesto romantico nei confronti delle donne. Che tutte le maggiori città d’Italia ne siano invase non è una novità, e, frequentando un luogo pubblico dopo le 19 di sera, ci si imbatte  sempre in un simpatico, ed insistente, venditore di rose ambulante.

Tra coloro che cercano di vendere per strada i fiori dell’amore per eccellenza, troviamo prevalentemente bengalesi, pakistani e indiani. Avvicinarli è semplice, parlare con loro ‘di loro’, no. Singh, un ragazzo di 24 anni originario del Bangladesh che ha scelto la città di Parma, l’unica in cui ha lavorato fino ad ora, per la sua attività di venditore ambulante, racconta: ”Le persone mi rivolgono le stesse domande di continuo: da dove prendi le rose? Quanto guadagni? Ma quanto guadagno è una cosa segreta, anche se è difficile pagare tutto. Sono qui da sei anni, e anche se questo lavoro non mi va molto bene, riesco a mangiare e a pagare l’affitto”.

Come la maggior parte dei suoi colleghi, Singh è venuto in Italia da solo: “Tutta la mia famiglia è rimasta in India mentre io sono qui anche alla ricerca di altri lavori, visto che con questo lavoro solo la sera, fino all’una massimo, e durante il giorno rimango a casa”. Ma non è solo per arrotondare i guadagni che questo 24enne cerca un altro lavoro: “La gente a volte mi tratta male e quando succede io mi offendo, ma non ci posso fare niente. Delle volte rispondo, ma devo stare attento. Per me dovrebbero imparare vedendo che anche io sono gentile con loro.”

Un atteggiamento, quello dello ‘stare attento’ che lo accomuna ad un suo collega. Proviene dal Bangladesh, ha 27 anni ed è arrivato solo da quattro mesi; chiede di restare anonimo. Nonostante non parli bene l’italiano racconta quanto questo lavoro sia importante per mantenere la sua famiglia, molto povera, in India. E poi, gli piace: “Mi piace vendere fiori, è quello che voglio fare, anche se  i guadagni sono minimi, circa dieci euro a sera.”

L’ESPERIMENTO – Due studenti dell’Università di Milano, Alessandro ed Alessio, un anno fa hanno messo in piedi un esperimento sociale per testare le reazioni delle persone di fronte ad un maltrattamento nei confronti dei venditori ambulanti: ‘Fermeresti un’aggressione razzista?’ è il titolo del video in cui un loro complice si finge venditore di rose ambulante aggredito da un cliente.
Il filmato mostra che ad ogni violenza c‘è sempre qualcuno pronto a intervenire: uno o due, però, rispetto alle decine che assistono.

E i gestori dei locali della movida cosa ne pensano? “Sono persone affidabili e gentili, soprattutto molto onesti – afferma Marzio, proprietario di un locale di via D’Azeglio –La maggior parte dei clienti acquista sempre qualche fiore e, nonostante ci sia qualcuno infastidito, questi ragazzi si comportano sempre al meglio all’interno e fuori dai locali”.

di Paola Basanisi, Marco Rossi, Erica Salidu.

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